Mondo
Tajani, poche risposte sulle adozioni in Cina e Bielorussia
«Non desisteremo nel farci portatori delle attese delle famiglie italiane»: così il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha risposto oggi ad un’interrogazione sullo stato delle adozioni internazionali in Cina e in Bielorussia, due paesi che stanno attraversando una particolare criticità
«Non desisteremo nel farci portatori delle attese delle famiglie italiane»: così il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha risposto oggi durante il Question Time ad un’interrogazione sullo stato delle adozioni internazionali in Cina e in Bielorussia, due paesi in cui le adozioni stanno attraversando una particolare criticità.
Sulla Cina, in cui le adozioni sono di fatto irrealizzabili dallo scoppio della pandemia, il ministro Tajani ha ribadito che «fin dal primo momento, insieme al Ministero per la Famiglia e alla Commissione per le adozioni internazionali, abbiamo lavorato incessantemente con il centro cinese per il benessere e le adozioni dei bambini, in un primo momento per richiedere il rilascio dei visti speciali in favore delle famiglie già abbinate, quando il rilascio dei visti turistici era sospeso. Dopo l'apertura alla mobilità internazionale da parte della Cina, abbiamo chiesto con più forza la definizione delle procedure adottive e non ancora concluse, a partire da quelle in fase più avanzata. Ho sollevato la questione, come ricordava l'onorevole interrogante, con Wang Yi, il numero 2 della Repubblica popolare cinese. Anche i nostri diplomatici hanno lavorato in questo senso nelle numerose interlocuzioni a livello tecnico con le controparti cinesi, una richiesta portata avanti insieme ai principali Paesi europei. Non desisteremo nel farci portatori delle attese delle famiglie italiane». Sono 30 le coppie italiane con in mano la "pergamena verde” inviata da Pechino, cioè l’abbinamento con un bambino. Il Covid però ha bloccato tutto e dopo tre anni, a inizio gennaio, quelle famiglie erano scese in pizza (qui la storia di Monia e Daniele in attesa della piccola Qing Yue).
Un secondo Paese critico è la Bielorussa. «Le adozioni internazionali con Minsk sono regolate da un protocollo bilaterale del 2017. Da tre anni la Bielorussia rifiuta di esaminare la lista di minori abbinati alle nostre famiglie italiane, inviata dalla commissione adozioni italiana, perché accompagnata dalla lettera di garanzia del Ministro per la Famiglia e non del Presidente del Consiglio, come vorrebbe la controparte», ha ricordato Tajani. «Il protocollo prescrive che la lista debba essere inviata con una lettera – cito testualmente – indirizzata al Presidente della Repubblica di Bielorussia, firmata dai vertici della Repubblica italiana. Rispetto a quando è stato concluso l'accordo, occorre inoltre considerare che il Ministro per la Famiglia è oggi presidente della Commissione per le adozioni internazionali e, quindi, massima autorità in tema di adozioni internazionali, delegata dal Presidente del Consiglio. Nonostante questi chiarimenti, la controparte bielorussa mantiene una posizione di ferma contrarietà a procedere. Stiamo, quindi, lavorando per rivedere il protocollo bilaterale sulle adozioni, in modo da prevedere esplicitamente che la lettera di garanzia possa essere indirizzata anche a una persona diversa dal Presidente della Repubblica di Bielorussia».
L’interrogazione era stata presentata dagli onorevoli Lupi, Bicchielli, Brambilla, Cavo, Cesa, Alessandro Colucci, Pisano, Romano, Semenzato e Tirelli.
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