Mondo

Tagliare i costi o tutta l’adozione?

Gli enti autorizzati criticano la proposta di una riduzione lanciata dalla Commissione centrale

di Benedetta Verrini

La proposta di riduzione dei costi delle adozioni internazionali elaborata dalla Commissione adozioni ha già sollevato una profonda preoccupazione tra gli enti autorizzati, chiamati, entro il 19 settembre, a presentare le loro osservazioni. Dall?AiBi al Ciai, fino alla Fondazione Nidoli, le associazioni rilevano che la proposta impone un drastico taglio nelle spese generali (i costi di gestione e organizzativi, ma anche le spese per il percorso formativo e il sostegno post adottivo), a fronte di una maggiore ?elasticità? per i costi all?estero. «Il principio di un controllo sui costi è sacrosanto, ma ci sembra che si sarebbe dovuto operare il taglio maggiore sui costi all?estero, e non su quelli italiani» dice Valeria Rossi Dragone, presidente del Ciai. La preoccupazione degli enti autorizzati riguarda la capacità di continuare a garantire una qualità nel percorso formativo delle coppie: «Sembra che la Commissione si sia limitata a fare una media matematica tra i vari costi degli enti. In questo modo, si finirà per atrofizzare la qualità dei servizi di accompagnamento alle coppie, riducendo gli enti a semplici passacarte». Dello stesso avviso il responsabile del Cifa, Gianfranco Arnoletti, che di fronte a questa prospettiva non esclude la possibilità di chiudere: «Da un lato, la legge ci impone una struttura operativa, dei dipendenti, il pagamento dell?Irap come se fossimo produttori di reddito, la qualità del servizio; dall?altro, ci chiedono di tagliare queste voci di spesa. Posto che una moralizzazione ci deve essere, non potremo fornire servizi sottocosto». Però, si potrebbe obiettare, la Commissione richiama a una maggiore collaborazione con i servizi del territorio per la fase di preparazione delle coppie. «Con i servizi c?è ancora una situazione molto differente da zona a zona» precisa la Rossi Dragone. «Inoltre, non si può sinceramente pensare che gli operatori dei servizi locali abbiano il polso aggiornato della situazione dell?infanzia nei vari Paesi del mondo: per quello ci siamo noi». Infine, l?aspetto che meno è piaciuto a tutti i responsabili degli enti riguarda la tesi, sostenuta dalla presidente Cavallo, secondo cui la maggior parte delle coppie non adotta per i costi eccessivi (nel 2001 su 7.041 dichiarate idonee, solo 1.472 hanno adottato). «Non è un problema economico, ma educativo» sottolinea Veronica Bonfadini, della Fondazione Nidoli. «Molte coppie, ottenuta un?idoneità per un bambino da 0 a 3 anni, ritengono di avere un diritto a ottenerlo e non vogliono bambini più grandi, che statisticamente sono la stragrande maggioranza». «è un brutto messaggio, che suona un po? come: ?Perché non glieli trovate??» rincara la dose Arnoletti. «Noi non dobbiamo soddisfare le coppie italiane, dobbiamo aiutare bambini in difficoltà. Non era questo lo spirito dell?adozione?».


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