Politica

Tagli alla cooperazione: le reazioni politiche

Dopo la lettera di protesta delle ong sono arrivate tre proposte di emendamento. L'intervento di Savino Pezzotta.

di Redazione

Dopo la lettera dell’Associazione ong italiane (Aoi) recapitata nei giorni scorsi ai parlamentari di tutti gli schieramenti in relazione ai tagli previsti nella manovra economica alla voce cooperazione internazionale, entrambi gli schieramenti politici hanno avanzato tre proposte di emendamenti. A renderlo noto in un comunicato è la stessa Aoi.

Secondo le previsioni, infatti, nella legge finanziaria del 2009 si paventa una diminuzione dei finanziamenti alla Direzione generale della cooperazione pari al 60% rispetto al 2007 e al 40% rispetto al 2008. Così, se nel 2007 c’è stata una disponibilità di fondi per 1.330 milioni di euro, nella Finanziaria del 2009 si prevede che possano essercene solo 500 milioni.

Un commento nell’ambito del dibattito sui tagli alla cooperazione, oggi è venuto da Savino Pezzotta (Udc) il quale ha dichiarato: «La proposta ventilata la settimana scorsa dal Governo di procedere, con la legge finanziaria a un taglio degli stanziamenti per la cooperazione allo sviluppo e agli aiuti ai paesi poveri, non e’ accettabile e porterebbe la percentuale del Pil destinata alla lotta alla povertà al livello dello 0,1% in contrasto con tutti gli impegni assunti dall’Italia a livello internazionale per stanziare entro il 2010 lo 0,5%, quale tappa intermedia per raggiungere lo 0,7% previsto per il 2015».

«Comprendiamo le difficoltà economiche del nostro Paese» aggiunto Pezzotta «ma è intollerabile, come già avvenuto con la manovra d’estate, che si voglia risparmiare sulla pelle dei poveri, già messi a dura prova dalla crisi alimentare. Sarebbe pertanto cosa saggia che interventi di questo genere non venissero assunti. Il nostro Paese per la sua cultura, per il suo prestigio, per ragioni di umanità non può essere agli ultimi posti nella lotta alla povertà nel mondo. Invito pertanto il Governo e il ministro dell’Economia a non procedere in questa direzione».

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