Mondo

Tagli alla cooperazione: le reazioni delle ONG

La manovra correttiva toglie altri 100 milioni. L'approfondimento sul numero di Vita da domani in edicola. Interviste esclusive a Sergio Marelli e Guido Barbera.

di Paolo Manzo

Dopo la pubblicazione di un documento riservato proveniente dalla Farnesina, in cui i diplomatici italiani esprimevano tutta la loro delusione sui tagli apportati dalla Finanziaria alla cooperazione internazionale (il testo è consultabile qui), Vita ha scoperto un’altra misura che rischia di ridurre ulteriormente l’Aiuto pubblico allo sviluppo. Oltre al taglio fatto con la Finanziaria sul fondo a dono, cioè sulle vere risorse disponibili per la cooperazione, che passano dai 552 milioni del 2005 ai 400 del 2006, con la manovra di aggiustamento il ministero dell’Economia ha infatti decurtato la cooperazione internazionale di altri 100 milioni di euro. Inoltre, di questi 100 milioni aggiuntivi di tagli, 22 milioni riguardano direttamente le ong, e rappresentano tutto il residuo non ancora erogato nel 2005. Il risultato? I prossimi fondi della cooperazione arriveranno alle organizzazioni non governative non prima dell’inizio di marzo 2006, magari pure dopo, visti i chiari di luna. Di questo si parla nel dettaglio sul numero di Vita da domani in edicola. Per il nostro sito, invece, abbiamo raccolto le reazioni di Sergio Marelli, presidente dell’Associazione ONG italiane e di Guido Barbera, delegato a Bruxelles delle ONG Italiane. Intervista a Sergio Marelli Vita: Che considerazioni e che azioni possiamo fare, a parte sensibilizzare i parlamentari affinché apportino delle modifiche prima dell’approvazione della Finanziaria? Sergio Marelli: In primo luogo si può dire che il vizio è sempre lo stesso, cioè considerare la cooperazione come attività residuale e marginale dalla quale poter attingere quando c’è bisogno di fare cassa. Senza capire che avere una politica efficace di cooperazione significa assicurare sicurezza e sostenibilità al futuro dell’Italia. Vita: Come mai non si comprende che la cooperazione è parte integrante della politica estera ed è strategica per il nostro Paese? Marelli: Noi tentiamo di farlo capire, anche perché è ridicolo il divario tra quanto l’Italia oggi chiede a livello internazionale (per esempio in ambito Consiglio di sicurezza) e le scarse garanzie di credibilità e affidabilità che offre sul fronte della cooperazione. Vita: Il 27 ottobre iniziano le Giornate per la cooperazione. Non sarebbe il caso che in quell’occasione si sensibilizzasse l’opinione pubblica sui tagli? Marelli: Vedremo se le Giornate saranno davvero occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sui fatti reali, per rendere pubblica la realtà dell’incoerenza di questo Governo, o se saranno un’operazione propagandistica. Vita: Crede che da parte del centrosinistra ci sarebbe un trattamento migliore per la cooperazione internazionale? Marelli: Guarda, le nostre richieste non cambiano in base al colore della maggioranza di Governo. In ogni caso chiediamo rispetto degli impegni internazionali e responsabilità nei confronti della comunità internazionale. Inoltre va compreso che la politica di cooperazione internazionale ha sempre più importanza per il destino dell’Italia. Prodi ha reiterato la volontà di mantenere gli impegni internazionali, in primo luogo raggiungere la soglia dello 0,7% del PIL entro la fine della legislatura. Vedremo, di certo non basterà un’inversione di tendenza ma ci vorranno segnali veramente significativi. Intervista a Guido Barbera Vita: Cosa pensa della riduzione dei fondi per la cooperazione allo sviluppo? Guido Barbera: Il trend per i prossimi anni è questo, anche se sulle cifre c’è ancora grande confusione. La cooperazione deve diventare strumento per risolvere i problemi delle persone, far rispettare i diritti, per poi innescare lo sviluppo e la crescita della società. Non può essere mera realizzazione di un progetto. Cooperazione oggi vuol dire impostare una politica internazionale rispettosa delle relazioni tra Paesi e dei diritti delle persone. Vita: Lei è presidente del Cipsi e rappresentante delle ONG italiane alla Commissione europea. A Bruxelles cosa si dice del sempre maggior disimpegno italiano? Barbera: Non solo in Europa nessuno fa peggio di noi, ma per di più l’Italia promette e poi non mantiene nulla a nessun livello. Vita: E questo pesa anche sul vostro lavoro? Barbera: Sicuramente, perché non solo non manteniamo gli impegni economici, ma siamo anche assenti politicamente. Nessuno segue i tavoli di lavoro e le discussioni politiche, e il funzionario che è a Bruxelles non può partecipare a tutte le riunioni?Per l’Italia la cooperazione non esiste. Vita: Una strategia difensiva del Governo è sostenere che le ONG non sono propositive. Invece, quali sono le proposte delle ONG italiane? Barbera: Vista la situazione economica non chiediamo da subito lo 0,7% del PIL, ma almeno un’inversione del trend negativo e la definizione di un limite di tempo entro il quale l’Italia raggiungerà l’obiettivo. A Barcellona si era sottoscritto di raggiungere almeno lo 0,36% nel 2006, ma ora rischiamo addirittura di scendere sotto lo 0,10% dallo 0,19 cui eravamo arrivati? Vita: In sede europea l’anno scorso si era stabilito il limite per il 2010, che era intorno allo 0,51% Barbera: Sì, in più la maggioranza dei Paesi europei hanno predisposto una tabella di marcia per arrivare allo 0,7% entro il 2015, deadline dei Milennium Development Goals. L’Italia non si è ancora pronunciata su questo. Il ministro Frattini e lo stesso Fini hanno affermato che non siamo in grado di mantenere gli impegni. Io ho chiesto chiaramente a Fini che venga chiarita, prima ancora della posizione italiana, la posizione della Commissione europea sulle ONG. Questa Commissione sembra fortemente contraria alle ONG, lo stesso Louis Michel ha affermato ?meglio aiutare gli Stati che le ONG, che una volta finiti i soldi se ne vanno?. Ma le vere ONG non se ne vanno, sono realtà che ha una relazione con il territorio e la popolazione.


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