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Tagli a Erasmus, di chi è la colpa?

Fondi a rischio per il programma di scambi tra universitari europei. Per una volta però la responsabilità non è di Bruxelles, ma dei singoli Stati che hanno tagliato i versamenti al fondo sociale europeo. Ecco l'elenco dei "cattivi"

di Gabriella Meroni

Ha avuto grande risonanza nei giorni scorsi la notizia secondo la quale il programma Erasmus, che da ventincinque anni permette agli studenti universitari europei di studiare per molti mesi in università straniere, rischia di chiudere per mancanza di fondi. Una notizia sicuramente vera – purtroppo – che ha offerto a tanti il pretesto per colpire ancora una volta l'Europa, rea di sperperare soldi per la conservazione di insetti sconosciuti e di tagliare poi iniziative meritevoli come l'Erasmus.

In realtà in questo caso, come hanno ben spiegato i giornali stranieri (sorpattutto francesi) che hanno seguito da vicino la questione, la mancanza di fondi è dovuta a decisioni di singoli Stati alle prese con la crisi economica, e quindi costretti a tagliare anche gli stanziamenti per il fondo sociale europeo, da cui Erasmus dipende.

Il deputato francese Alain Lamassoure, presidente della Commissione Bilancio della Ue, aveva lanciato l'allarme corretto: "Gli Stati rifiutano di rimpinguare il budget 2012 del fondo", aveva detto. "Siamo arrivati a 129 miliardi di euro, che non bastano per far fronte a tutti i pagamenti di quest'anno, secondo le previsioni di spesa della Commissione e del Parlamento". E per il 2013 la situazione è peggiore: la richiesta della Commissione per far fronte a tutte le spese ammonta infatti a 138 miliardi di euro.

La soluzione (e la speranza) sta ora in una manovra correttiva che sarà presentata il prossimo 23 ottobre, e che punta ad aggiungere 10 miliardi al budget dell'anno, pena i tagli a Erasmus e ad altri programmi di cultura e ricerca.

Ma a farne le spese saranno anche i singoli Stati. Senza i finanziamenti del fondo sociale, sottolinea ancora Lamassoure, molti paesi non riceveranno gli stessi fondi europei incamerati in passato: alla Francia, per esempio, mancheranno 400 milioni di euro; alla Grecia 600; alla Spagna 900 e alla Gran Bretagna tra i 150 e i 200. Il paradosso è che alcuni di questi paesi, che saranno toccati direttamente dal taglio ai finanziamenti, sono proprio quelli che si rifiutano di adeguare i loro contributi alle mutate esigenze di budget dell'Europa. "E' una situazione assurda", ha ammesso lo stesso Lamassoure.

Ma ecco quali paesi hanno detto "no" alla richiesta di maggiori contributi per finanziare il fondo sociale nel 2013: Gran Bretagna, Francia, Germania, Finlandia, Svezia, Olanda e Austria. Se Erasmus davvero chiuderà, sarà soprattutto colpa loro.

Nella foto: il premier britannico David Cameron. Londra è tra i più strenui oppositori all'aumento del budget sociale europeo


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