Agenda 2030

Sviluppo sostenibile, la meta si allontana

Il rapporto Asvis 2024 chiede di “coltivare ora il nostro futuro”. Dei 37 obiettivi legati a impegni europei e nazionali solo 8 potranno infatti essere raggiunti entro fine decennio come da tabella di marcia. Grandi progressi invece sull’economia circolare. Migliorano (anche se non si direbbe) salute, educazione, uguaglianza di genere, acqua e innovazione

di Nicola Varcasia

Se fosse una partita di rugby, finirebbe 29 a 8 per gli altri. E forse il terzo tempo non sarebbe tra i più allegri. Il match di cui parliamo, però, non è di natura sportiva e se la competizione (tra interessi in gioco) è alta: quello dello sviluppo sostenibile in Italia, misurato in base al raggiungimento degli obiettivi dell’agenda Onu. È l’Asvis – Alleanza per lo sviluppo sostenibile a occuparsene, nella nona edizione del rapporto annuale che ha lo scopo di valutare la situazione. Tornando ai numeri, dei 37 goal legati a impegni europei e nazionali, solo otto sono raggiungibili entro la scadenza del 2030, 22 non lo sono e per altri sette il risultato è incerto. In totale, siamo 29 a 8, appunto. Questo significa che, nonostante gli impegni presi a livello internazionale, ad esempio con la firma del recente Patto sul futuro, le scelte del Paese risultano insufficienti per raggiungere i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030, di cui i 37 goal della “partita” fanno parte.

Azione trasformativa

Il messaggio lanciato da Asvis è molto chiaro e arriva dalle parole del direttore scientifico e già ministro, Enrico Giovannini: «La costruzione dello sviluppo sostenibile richiede una visione sistemica e la consapevolezza che ogni ritardo aumenta la portata delle crisi e i costi della transizione. Il titolo del Rapporto di quest’anno, Coltivare ora il nostro futuro, esprime l’urgenza di operare adesso, nonostante le difficoltà, per prenderci cura gli uni degli altri e del pianeta di cui facciamo parte. Urgono attraverso azioni concrete e trasformative, pubbliche e private, orientate ad uno sviluppo pienamente sostenibile. Dobbiamo prendere sul serio gli impegni che sottoscriviamo a livello internazionale ed europeo, gli avvertimenti della scienza, i principi della Costituzione, le aspirazioni delle persone e agire di conseguenza».

Non va tutto male

Venendo ai numeri, tra il 2010 e il 2023, il Paese ha registrato peggioramenti per cinque goal: povertà, disuguaglianze, qualità degli ecosistemi terrestri, governance e partnership. Limitati miglioramenti si rilevano per sei goal: cibo, energia pulita, lavoro e crescita economica, città sostenibili, lotta al cambiamento climatico e qualità degli ecosistemi marini. Miglioramenti più consistenti riguardano cinque goal: salute, educazione, uguaglianza di genere, acqua e igiene, innovazione. Unico miglioramento molto consistente interessa l’economia circolare.

Le regole del gioco

Secondo l’Asvis le scelte dell’Italia sono segnate da quattro possibili “game changerche potrebbero influenzare profondamente il futuro del Paese. Il primo è legato alla Legge sull’autonomia differenziata che rischia di aggravare le disuguaglianze tra territori, compromettendo la sostenibilità dei conti pubblici e il coordinamento delle politiche necessarie per raggiungere gli Sdgs. Per questo è essenziale limitare le sovrapposizioni tra Stato e Regioni, assegnando al primo la gestione esclusiva di settori strategici come infrastrutture ed energia.

Direttive e Costituzione

Il secondo dipende dalle Direttive europee sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese: una svolta per il sistema produttivo, chiamato a garantire maggiore trasparenza e ad assumere nuove responsabilità in ambito sociale e ambientale. Il terzo deriva dal nuovo Regolamento europeo sul ripristino della natura, che vincola gli Stati membri a ripristinare gli ecosistemi 3 degradati, innescando non solo miglioramenti ambientali ma anche generando nuova e qualificata occupazione, specialmente nelle aree urbane, dove si impone tra l’altro lo stop al consumo di suolo. Il quarto scaturisce dalla riforma della Costituzione, che introduce tra i principi costituzionali quello di tutelare l’ambiente, gli ecosistemi e la biodiversità anche nell’interesse delle future generazioni, e stabilisce che l’attività economica non può svolgersi a danno della salute e dell’ambiente. Per questo, Asvis propone che la futura legislazione sia sottoposta a una valutazione d’impatto generazionale.

Nel mondo

A sei anni dalla fine del 2030, solo il 17% dei target globali monitorati sembra destinato a essere raggiunto, mentre per almeno un terzo dei target si registra un arresto o un peggioramento. Motivo per cui, le Nazioni unite, attraverso il Patto sul futuro firmato il 22 settembre, hanno individuato 56 azioni su cui i leader mondiali di sono impegnati, riguardanti cinque aree prioritarie. Parliamo di sviluppo sostenibile, finanza, pace e sicurezza, cooperazione tecnologica e rafforzamento della governance globale. Molte delle azioni sono finalizzate a migliorare la governance mondiale, riformando l’Onu, compreso il Consiglio di sicurezza, l’Organizzazione mondiale del commercio e le grandi istituzioni internazionali, e riconoscendo il diritto dei Paesi in via di sviluppo ad assumere ruoli maggiori in esse.

Foto di apertura di Philippa Rose Tite da Unsplash

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