Non profit

Sveglia ragazze: chi vi spoglia vi vuol fregare

Parla Lorella Zanardo, autrice del video «Il corpo delle donne», che spopola in rete

di Natascia Gargano

«Basta con la finta emancipazione delle veline, maschilismo introiettato dalle stesse donne. La tv proponga modelli alternativi» Giovani donne appese come prosciutti, soubrette dall’eclatante stoltezza, quote rosa ridotte a un indegno rosa shocking. È il catalogo degli orrori che ogni giorno entra nelle case degli italiani, raccontato nel Corpo delle donne, il saggio visivo di Lorella Zanardo e Marco Chindemi, montaggio di Cesare Cantù. Se n’è fatto un gran parlare nei giorni dell’uscita di Videocracy, di cui pare un amaro prologo, ma con oltre 250mila visioni online sta scuotendo il popolo della rete.
«Meglio il porno», esordisce con una provocazione Lorella Zanardo. «Questa “pornografizzazione” della tv è subdola perché si insinua nelle famiglie sotto mentite spoglie. Altro che moralismo, la libertà sessuale sta da un’altra parte». Tette e culi, insomma, quel «neorealismo odierno» di cui parla Cesare Lanza. Zanardo, consulente con una formazione oltre confine, da anni si occupa di femminile, cui dedica uno sguardo realistico. «Qualche velina non ha mai fatto male a nessuno», il problema piuttosto, spiega, «è il modello unico di femminile proposto. Che libertà c’è di fronte a un’unica proposta?». Una libertà che ha trasformato le donne in «mostri senza volti», in corpi che hanno perso «ogni segno di singolarità e di vulnerabilità». «Lasciamele tutte, ci ho messo una vita a farle», diceva Anna Magnani alla truccatrice che voleva coprirle le rughe. Ma erano altri tempi.
Una mascherata tutta italiana, perché in questo, «dispiace ammetterlo, siamo soli in Europa». Il rapporto del World Economic Forum piazza il Belpaese 67esimo in quanto a pari opportunità. Già. Ma un’alternativa a Noemi e Patrizia deve pur esserci. Se il silenzio di una parte d’Italia ammorba l’aria, dall’altra c’è un esercito, «uomini e donne di buona volontà», che sta reagendo. Ebbene sì, anche gli uomini, perch «i diritti delle donne non sono una questione femminile». Non ha dubbi Zanardo: «Finché delle donne si occuperanno solo le donne, ci sarà qualcosa che non funziona. Il dibattito, piuttosto, si deve spostare sul terzo articolo della Costituzione». Pari dignità e promozione del pieno sviluppo della persona umana, semplice.
Lungi dall’intellettualismo snobista che non guarda la televisione e che si è reso «complice della consegna del Paese nelle braccia di una tv senza ritegno», è essenziale insistere sul mezzo, per trasmettere «altri modelli di femminilità». Lorella Zanardo, che nel mondo aziendale è cresciuta, conosce bene l’importanza dei modelli. Questa «rincorsa a una finta emancipazione che scimmiotta il maschile, è semplice maschilismo introiettato dalle stesse donne. Non esistendo modelli di leadership al femminile, se ne usa uno che c’è già. È tempo di creare nuovi modelli al femminile, perché no, anche attraverso la tv».
Ma c’è dell’altro, di cui poco si parla. Le donne italiane lavorano in media due ore in più al giorno rispetto alle omologhe europee. «L’impedirci di avere tempo per prendere coscienza», conclude Zanardo, «è la più grande forma di razzismo». Occuparsi dei propri diritti nel Belpaese è troppo spesso un lusso per poche.


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