Non profit

Sveglia, new global. E fate informazione

Libri. Parla Alessandro Dalai. L’editore più anticonformista si confessa con Vita su “movimento”, Ddl Gasparri e monopolio dell’informazione. E lancia una sfida.

di Paolo Manzo

Al secondo piano di via del Crocefisso, a Milano, fa caldo. E non solo per il clima. Seduto di fronte a me, infatti, c?è uno degli editori più vicini al ?movimento no global?, il vulcanico Alessandro Dalai. Uno senza peli sulla lingua nello spiegare perché, nonostante lui non sia di Seattle, nel ?movimento? ci crede ancora. E tanto. Al punto che, oltre ai vari No global, New global, No Logo, eccetera – tutti libri pubblicati dalla casa editrice che dirige, la Baldini Castoldi Dalai – ora s?è messo in testa di far partire una Tv. Per fare informazione alternativa perché, nell?Italia A. D. 2003, «l?informazione è uno scandalo». Vita: È così difficile fare l?editore in Italia? Alessandro Dalai: Molto. Quando si parla di conflitto d?interesse non si capisce cosa sia. Vuole che le spieghi che vuol dire? Vita: Si accomodi? Dalai: Vuol dire che Mondadori e Rizzoli detengono un oligopolio di mercato e a tanti nostri autori offrono di fare il libro per Mondadori, il film con Medusa, la collaborazione a Panorama, magari una sceneggiatura per Reteitalia… Ecco, è questo il conflitto d?interessi più forte, e per questo è molto difficile lavorare. Vita: E gli autori che lanciate se ne vanno, allettati da altre offerte. Penso alla Tamaro, a Gino & Michele, a Brizzi? Siete un po? come l?Atalanta? Dalai: Sì, dobbiamo scovare nuovi talenti. Vita: Ha dimenticato Feltrinelli? Dalai: Che con le sue librerie ha una posizione di vantaggio nella grande distribuzione. Un altro problema in Italia. Vita: E poi anche a L?Unità è stato silurato per un conflitto d?interesse? Dalai: Già, sono stato il promotore del rilancio de L?Unità ma, non appena è stata messa a posto, i signori d?Alema e Fassino hanno pensato che il giornale era meglio se stava nella loro area, piuttosto che avere un editore laico che faceva un giornale per la sinistra. Ci sono vari tipi di conflitti ma, questo è sicuro, non ci sono regole. E senza le regole è difficilissimo operare. Vita: Il Ddl Gasparri apre agli editori? Dalai: Ma no! Apre a Berlusconi, complice anche un governo di sinistra che in 5 anni non ha voluto sanare quest?anomalia. Vita: Non ha voluto? Dalai: Sì, perché i Ds hanno sempre considerato che loro una Tv già l?avevano: la Rai. Questa è l?interpretazione benevola. Vita: E quella malevola? Dalai: Qualche scambio. Vita: E quindi? Dalai: Adesso ci troviamo a pagare quello che vuol fare questa maggioranza, messa lì per fare queste cose con un leader, Berlusconi, che è il più grande editore italiano. Ma io non mi stupisco di questa maggioranza, che vuol far approvare un Ddl vergognoso. Mi stupisco di più dei 5 anni in cui siamo stati al governo e ci siamo dimenticati questo problema. Vita: Per ora il Ddl Gasparri non è legge… Dalai: Guardi, non sono tra quelli che sperano che Ciampi non firmi la legge, perché confido che questa non arrivi al Quirinale. Anche la destra ha un minimo di rigore, e spero si guardi allo specchio e dica che queste cose non sono possibili. Vita: Lei ha pubblicato molti libri new global. Non nota un calo d?entusiasmo rispetto a qualche mese fa? Cosa manca? Dalai: Non credo che i movimenti si siano esauriti ma sarò brutale. Il movimento è fatto di persone. Le persone hanno ideali, che hanno dimostrato nelle piazze, per un certo tipo di leadership e di sviluppo. Purtroppo nei movimenti da tempo c?è una discussione in atto tra frazioni, fazioni e piccoli gruppi di potere. Invece il movimento esprime da solo i suoi leader. È assai più pulito uno come Moretti, piuttosto che i politici professionali e professionisti, che iniziano il giorno dopo il successo di una manifestazione a tentare di valutare qual è il loro peso. Che cominciano a tirare per la giacca Cofferati, Moretti, questo e quell?altro. Credo che i leaderucci dei movimenti abbiano fatto molto per far sì che lo scontro salisse di livello, per capire chi aveva la rappresentatività di questi milioni di persone in ?movimento?. Cosa che non frega a nessuno. Perché i movimenti portano avanti istanze concrete, non leaderucci: lotta agli ogm, un certo tipo di produttività e produzione, un certo tipo d?intendere la società?Bisogna preservare lo spirito fondante del movimento, che è quello di gran propulsione ai partiti. E anche di disgregazione nei confronti dei partiti, se necessario. Vita: Da una parte c?è un problema di medagliette, che sarebbe bene non mettere ma, dall?altra, che problema c?è? Dalai: Quello della frammentazione: contemporaneamente ci sono manifestazioni a Ravenna, a Sassari e a Cagliari. Una di qui e l?altra di là? è il peggio del peggio. Vita: A Cancun si parla di brevetti sulla proprietà intellettuale. Il suo giudizio? Dalai: L?appropriazione del lavoro intellettuale, come del cibo, attraverso i brevetti è una delle cose peggiori. Ma, siccome il brevetto permette di difendere l?opera, noi abbiamo una serie d?intellettuali che – ovviamente – sono per i brevetti. Perché permettono di guadagnare, che non è una cosa illegittima sia chiaro, ma così il tema generale non s?affronta mai sul serio: perché devo concedere 70 anni di diritti sulle opere intellettuali? Sarebbero sufficienti 10. Vita: E il copyleft? Dalai: È l?altro estremo, perché il copyleft può andar bene per la circolazione di documenti, per gli interventi di taglio politico, ma la proprietà intellettuale deve essere tutelata in qualche modo. Vita: Che novità vorrebbe per il 2004? Dalai: Riuscire a portare più libri nelle mani dei ragazzi, riducendo un po? il peso della Tv, che non può essere il Grande Fratello di Orwell, che ti controlla e ti dà il verbo? Dobbiamo ritrovare spazi di libera circolazione delle idee, che oggi sono sovrastati. Partendo da zero sono stato il promotore del rilancio de L?Unità, so che si può fare. Insomma: mi piacerebbe che la forte richiesta d?informazione che c?è, fosse soddisfatta dagli editori, con giornali e Tv. In modo libero e democratico. Info: La sfida NoWarTv «L?idea è fare una tv satellitare in chiaro che partirà entro fine ottobre. Abbiamo già un accordo con una quindicina di Tv locali che coprono il 50% del territorio italiano e a cui cederemo i nostri servizi. Da subito, quindi, il nostro bacino d?utenza potenziale sarà di 4-5 milioni di persone». Idee chiare e battagliero più che mai il Giulietto Chiesa che, assieme ad Alessandro Dalai, Luciana Castellina e tanti altri (inclusa Banca Etica) ha costituito la cooperativa sociale NoWarTv, di cui tutti possono diventare azionisti. Obiettivo? Una nuova Tv per «mobilitare l?intelligenza degli italiani». L?idea nasce dalla congiuntura monopolistica che si vive oggi in Italia, da quello che il futuro direttore Giulietto Chiesa definisce «un grande disgusto verso la Tv di una parte rilevante del pubblico. Il nostro target sarà composto da chi chiede un?altra televisione. E sono certo del nostro successo: ci presenteremo con quel po? di decenza intellettuale che agli altri manca». Come saranno gli inizi di NoWarTv? «Con un?ora di trasmissione serale dimostreremo come e dove gli altri sette Tg hanno mentito. Sono certo che dopo 10 giorni avremo tre milioni di spettatori a sera e, dal satellite, li metteremo alla berlina su scala europea». Info: NoWarTv


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