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Sussidiarietà fiscale, un punto di non ritorno

In anteprima l'editoriale del numero in edicola a commento del 5 per mille per il volontariato e la ricerca. Dalla +DAI-Versi al 5 per mille, la rivoluzione fiscale per il non profit

di Riccardo Bonacina

Dunque, il 5 per mille non era uno scherzo né una mossa propagandistica. Si farà, e prestissimo, con una platea di beneficiari ampia e con un meccanismo (quello del codice fiscale dell?ente beneficiario da indicare nella dichiarazione dei redditi) trasparente e fors?anche efficace. Bisogna dar atto al ministro Giulio Tremonti di essere stato di parola e di aver recepito, in queste settimane di lavoro intorno al decreto attuativo, le tante osservazioni e suggerimenti arrivati da esperti e realtà del non profit. Se la +Dai – Versi, diventata legge nel marzo scorso, ha introdotto finalmente in Italia la deducibilità fiscale per le erogazioni liberali, riconoscendo che (almeno sino al 10% del reddito e sino a un tetto di 70mila euro) su ciò che un cittadino dona non si fa prelievo fiscale, il 5 per mille permette al cittadino di indirizzare una quota dell?imposta dovuta allo Stato. Da questo punto di vista la +Dai -Versi e il 5 per mille rispondono a una stessa volontà: quella di trasferire quote di potere e di responsabilità dallo Stato alla società, anzi, ai cittadini stessi e alle loro organizzazioni. La deducibilità per le donazioni agisce nella determinazione dell?imposta, cioè agisce ex ante, sai quanto dai e quanto risparmi. Il 5 per mille agisce a valle, cioè sull?imposizione dovuta, contribuendo a indirizzare una piccola parte dell?imposta versata verso una destinazione decisa dal cittadino. Quando, un anno fa, Tremonti lanciò la proposta proprio da queste colonne, motivò così quello che allora era un disegno di legge: «I grandi numeri non sono né di destra né di sinistra e chiunque governi non si può accontentare di inventare e proporre risposte illusorie. Non si può pensare di entrare nel futuro con i vecchi meccanismi. Il ?primo settore? (il privato) finanzia il ?secondo settore? (lo Stato), quasi con la metà del suo prodotto attraverso il prelievo fiscale. Il ?secondo settore? (lo Stato) trasferisce invece al ?terzo settore? solo le briciole di quanto riceve. Dare così poco, viste le enormi potenzialità del terzo settore, è insieme un?occasione sprecata e un errore. Valorizzare il terzo settore, come chiedete, non sarebbe un costo, ma un investimento. Non una spesa, ma all?opposto un risparmio». In questo numero il responsabile economico della Margherita, Enrico Letta, si impegna dicendoci che se il centrosinistra vincerà le prossime elezioni e verrà chiamato a governare il paese, la misura del 5 per mille (per ora prevista sperimentalmente solo per un anno) verrà certamente confermata. Una buona notizia che ci conferma in una considerazione che da tempo andiamo facendo. Che cioè la scelta vera non è, spesso, tra destra e sinistra, ma tra nuovo e vecchio, tra chi vuole un?innovazione sostenibile per questo paese e tra chi vuole continuare a vivere sulle sue posizioni di rendita consumando le possibilità di futuro per il nostro Paese. Del resto chiunque oggi sia dotato di buon senso dovrà pur riconoscere che oggi la leva fiscale più che finanziare il welfare si accanisce sui ceti medio-bassi restituendo pochissimo, e male. La globalizzazione ha da tempo determinato il paradosso per cui il welfare state, che era nato per aiutare i poveri, diventa la causa del problema che doveva risolvere negando diritti sociali riconosciuti ormai solo sulla carta. Perciò norme come la +Dai -Versi e il 5 per mille ci paiono davvero punti di non ritorno per chi voglia un welfare finanziato dai cittadini ma non più solo in termini di pressione fiscale, che tra l?altro colpisce i soliti noti.

Centinaia di migliaia di euro destinati direttamente dai cittadini ad associazioni o enti di loro fiducia. Una piccola rivoluzione all’insegna della sussidiarietà

  • Per mille anzi di più, di Benedetta Verrini
  • Stavolta il fisco accorcia la strada, di Mario Miscali
  • E c’è già chi ha messo al lavoro i pubblicitari, di Benedetta Verrini
  • Ora la trasparenza è l’arma vincente, di Francesco Maggio
  • E se vinciamo, lo riproporremo, di Ettore Colombo
  • Napoli, quel reddito agli sgoccioli di Antonietta Nembri
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