Non profit

Sussidiarietà, addio

La legge di stabilità stanzia solo 100 milioni (al posto dei 400 previsti)

di Maurizio Regosa

Ci risiamo. Per l’ennesima volta il documento di programmazione economica, la legge di stabilità, non solo non stabilizza il 5 per mille, ma lo riduce ai minimi termini, stanziando solo 100 milioni (al posto dei 400 previsti). Un duro colpo al non profit, una scelta chissà quanto responsabile.

Le reazioni del volontariato
Con buona pace di un un esponente del governo che qualche giorno fa ha mandato a dire ai tecnici dell’Economia, «voi i soldi non dovete tagliarli, dovete trovarli», la missione di Giulio Tremonti continua a essere quella di centellinare le risorse, tenendo a bada i conti pubblici e facendo sì che la spesa non esploda. Una missione che gli riesce e per realizzare la quale non guarda in faccia a nessuno. Nemmeno al sé stesso di ieri, a quel Giulio che alcuni anni fa inventò appunto quel 5 per mille che oggi sta quasi per essere cancellato. La legge di stabilità infatti stanzia solamente 100 milioni (erano, nelle previsioni 400). Immancabili le reazioni. A cominciare da quelle dei diretti interessati.

«Al volontariato vanno solo le briciole» è il titolo non paludato di un comunicato del CsvNet, il coordinamento dei Csv. «Ancora una volta il governo, dopo averlo dimenticato nella proposta di Finanziaria, decide di inserire la misura del 5 per mille nel Maxiemendamento, dimezzando i fondi a disposizione». Nella nota, il presidente di CsvNet, Marco Granelli, esprime «grande sconcerto» e aggiunge: «è scandaloso, afferma Marco Granelli, proporre all’ultimo momento il 5 per mille in Finanziaria riducendolo oltretutto a un quarto delle risorse elargite nel 2008. Il tempo passa e le risorse diminuiscono proprio quando c’è più bisogno». Altro che parlare di Big society, insomma. Occorre piuttosto metterla in pratica. «Giocare al ribasso», conclude Granelli, «significa prendersi gioco dei principi.Serve una soluzione politica a questa questione: per questo chiediamo ancora una volta una normativa che stabilizzi una volta per tutte il 5 per mille».

Addio sussidiarietà fiscale?
Anche i politici più accorti prendono però le distanze dalla decisione di Tremonti e parlano di duro colpo al non profit, di scelta irresponsabile. Così non usa mezzi termini Luigi Bobba, deputato del Pd e vicepresidente della Commissione Lavoro che in un comunicato annuncia: «dopo aver ridotto i fondi statali per le politiche di carattere sociale, da 1.472 milioni di euro del 2010 a 349 per il 2011, pari a – 76 % , la scure arriva anche sul 5 per mille. L’ affondo al principale strumento di sussidiarietà fiscale è storico come il crollo della Schola Armatorum di Pompei: degli 800 milioni, previsti nel maxi-emendamento al ddl stabilità, solo 100 sono destinati a finanziare il cinque per mille, anziché i 400 previsti».

Le conseguenze di tale riduzione (-75%) sono chiare: «intacca in modo pesante la possibilità di destinare effettivamente la quota prevista dalla legge per sostenere il non profit e gli enti di ricerca scientifica, universitaria e sanitaria. È un duro colpo per le tantissime associazioni». «Si vuole eliminare» – conclude Bobba – «la più importante forma di sussidiarietà fiscale, ovvero la possibilità concreta del cittadino di destinare una quota delle tasse per finalità di interesse sociale».

Una posizione condivisa da Gian Luca Galletti (vicepresidente Udc della Camera) che parla esplicitamente di «ridicola previsione» e di «scelta irresponsabile», cui si aggiunge «la beffa per i contribuenti che, pensando di destinare i fondi all’associazione da loro prescelta, finiranno invece, a causa di una capienza così insufficiente, per finanziare lo Stato. L’esecutivo riveda subito questa scelta inaccettabile». E proprio per spingere il governo a tornare sui suoi passi, Bobba presenterà un emendamento in aula: «cercheremo tutte le possibili convergenze, anche con Futuro e libertà, ma è un’impresa difficile».

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