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Sussidarietà: Bruxelles non è un pompiere

Parla l'ex commissario Ue Mario Monti: ci vuole una maggior assunzione di responsabilità da parte della società civile europea

di Carlotta Jesi

«Non potete chiedere la sussidiarietà e poi pretendere che l?Unione europea intervenga come un pompiere dove c?è bisogno». Striglia la società civile, Mario Monti. Di fronte ai delegati di 400 enti non profit riuniti dalla Commissione a Bergamo per un forum di consultazione sulla creazione di uno spazio pubblico europeo, l?ex commissario, oggi presidente dell?università Bocconi e presidente dell?associazione Ecas – European Citizen Action Service, ripete «che è di moda lamentarsi per il deficit democratico delle istituzioni di Bruxelles, ma è un errore. Attraverso il peso crescente del Parlamento europeo, l?Ue ha meno deficit democratico di molti Paesi membri. Sfido chiunque a trovare un ministro dei governi nazionali che prima di assumere il suo incarico debba passare attraverso il processo di scrutinio totale che è toccato a me per diventare commissario». Del Mercato interno e dei Servizi finanziari dal 1995 al 1999 e della Concorrenza dal 1999 al 2004. In totale, fanno quasi dieci anni di Commissione, in cui Monti ha capito che per facilitare la creazione di uno spazio pubblico europeo Bruxelles deve fare tre cose: «Spiegare in maniera più chiara le sue attività, incoraggiare la crescita della società civile e combattere l?inquinamento da parte dei governi dei Paesi membri».

Vita: Di che genere di inquinamento parla?
Mario Monti: Del cinico gioco fatto dai politici di molti governi: biasimare l?Unione europea per decisioni impopolari che loro stessi hanno sollecitato.

Vita: Può fare qualche esempio?
Monti: Da commissario ho ricevuto ministri delle Finanze che ufficialmente venivano a Bruxelles per chiedere l?autorizzazione a un acquisto straniero e ufficiosamente mi chiedevano di impedirlo specificando che per questo mi avrebbero attaccato pubblicamente. Ma penso soprattutto alla difficoltà di spiegare l?Europa – a cominciare dall?euro che abbiamo cercato di presentare non solo come una moneta ma anche come una costruzione che rappresentava il nostro senso di responsabilità verso le nuove generazioni – e al modo facilone e cinico con cui questo sforzo viene accolto nei Paesi membri da parte di politici che si divertono a imbrattare l?identità europea spesso per sfuggire alle responsabilità.

Vita: Inquina anche il nostro governo?
Monti: In questo momento l?Italia ha un esecutivo europeista, ma l?inquinamento che nasce dai Paesi membri e sale verso le istituzioni è un fenomeno che abbiamo visto all?opera in molti Paesi e in molte fasi.

Vita: Passiamo al ruolo della società civile nella creazione di uno spazio pubblico europeo: pensa che la devolution di servizi pubblici al non profit possa facilitare questo processo?
Monti: Sì. È un?altra dimensione importante della sussidiarietà su cui l?Europa è costruita e viene continuamente adattata e rivisita. La sussidiarietà spesso definita orizzontale tra il settore pubblico e quello non pubblico che non si fonda sul profitto, ha già dimostrato di saper svolgere in modo efficace delicati compiti sociali. Oltre che ai governi degli Stati membri, chiedo alla loro società civile una maggiore assunzione di responsabilità. Per esempio alle università che devono dimostrare un reale interesse per l?Europa.

Vita: In tema di formazione, la società civile europea ha avanzato due proposte: rendere obbligatorio il programma Erasmus sulla mobilitazione degli studenti tra diversi atenei e integrare il servizio civile nazionale al programma di volontariato europeo. È d?accordo?
Monti: Certamente sì. Il programma Erasmus, che ha avuto un grande successo, è uno strumento da potenziare.

Vita: In passato è capitato il contrario: programmi come questo sono stati ridimensionati per esigenze del bilancio comunitario.
Monti: L?Unione dedica fondi ancora molto ingenti alla politica agricola comune e alle sue esigenze quando invece dovrebbe investire sul capitale umano e sulla formazione di studenti, ricercatori e docenti.

Vita: Oggi molti giovani si dicono contrari alla creazione di una Costituzione europea, non la giudicano necessaria. Non lo vede come un indicatore dello scollamento tra cittadini e istituzioni?
Monti: Lo scollamento esiste, prima di tutto, tra i cittadini e i loro governi nazionali. Quanto all?ingresso in Europa, non credo che dovrebbe essere inteso come una strada a senso unico. Dovrebbe esserci una ?exit strategy? che consente a chi è scontento di uscire, magari tramite un referendum che chieda ai cittadini di ragionare non solo sulla Costituzione o sull?adozione della moneta unica. Proviamo, per esempio, a porre questo quesito agli inglesi: volete rimanere dentro l?Unione europea o no?

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