Mi spiace davvero non aver incontrato più negli ultimi tempi la signora Agnelli. Ogni volta, infatti, negli appuntamenti di Telethon, erano scambi energetici di simpatia e di stima, poche e sincere parole per verificare quante cose condividevamo di questa eccezionale esperienza.
Francamente credo che Susanna Agnelli abbia magistralmente utilizzato nome, prestigio e carisma al servizio di una causa difficile anche se gusta. Senza il suo impegno, senza la sua possibilità di pesare positivamente sulla Rai, lo staff organizzativo e scientifico di Telethon non avrebbe raggiunto i risultati record che ne fanno la prima e più rilevante forma di finanziamento volontario alla ricerca scientifica sulle malattie genetiche.
Tutto era iniziato con l’intuizione entusiasta delle famiglie dei ragazzi distrofici della Uildm. Portare Telethon in Italia significava cambiare radicalmente le cose. Ma è proprio in quella fase che la presenza e l’impegno di Susanna Agnelli sono risultati decisivi. Ma anche in seguito nelle scelte dello staff giovane, competente e motivato, la sua impronta è stata decisiva.
Senza contare come l’elevatissimo livello di trasparenza nella rendicontazione sia stato un approccio naturale, e in questo la sua palese e totale indipendenza dal denaro ha giocato un ruolo positivo, di grandissima credibilità personale e della fondazione. E poi non ha mai mollato, presente con discrezione nei momenti decisivi.
Tocca a Luca Cordero di Montezemelo raccogliere questa eredità. Telethon è la Ferrari del fundraising italiano, ma a differenza della Ferrari che in questo momento sta vivendo una inaspettata crisi, la Fondazione Telethon ha vinto sempre, anno dopo anno. Che ci metta il cuore, oltre al prestigio del grande manager. Si faccia raccontare bene come faceva Susanna.
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