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SuperMario, osservato speciale

di Franco Bomprezzi

Caro Balotelli, SuperMario, diciottenne catapultato al vertice del calcio italiano, accanto a un campione come Ibrahimovic: ti scrivo da qui, dalla rubrica di un magazine letto da tanti giovani che non hanno avuto sicuramente la tua fortuna (meritata, nel calcio, ovviamente). In molti ti osservano, ti vorrebbero imitare, pensano che tu sia un modello importante. Sei nato in Italia, parli con una cadenza bresciana piuttosto evidente, che contrasta simpaticamente con il colore della pelle.
Non siamo ancora abituati a ritenere normale un italiano di colore. Non abbiamo duecento e passa anni di presenza nera nel Paese, come negli Stati Uniti, dove pure ci sono voluti due secoli e più per vedere un presidente afroamericano. Qui probabilmente ci metteremo un po’ di meno, almeno spero, a uscire dai luoghi comuni a sfondo razzista. Ma sinceramente non vorrei che i cori razzisti per te adesso fossero un alibi, una buona scusa per comportanti come un rapper perennemente incavolato. Le linguacce, gli atteggiamenti da sbruffone, la fatica ad accettare i consigli di compagni saggi come Zanetti, e la guida paterna di Mourinho, che con te si sta comportando benissimo, non ti fanno onore, non sono il meglio di te.
Capisco che la cosa ti può innervosire, o divertire, ma di fatto tu sei un osservato speciale, un simbolo, un esempio. Il tuo talento è fuori discussione, ma il calcio, nella sua parte migliore, è anche scuola di vita e di umanità. In questo momento tu stai riuscendo in un’impresa pessima: stai risvegliando i peggiori istinti delle tifoserie di mezza Italia, da Firenze, a Roma, a Genova. Ti urlano cose immonde, e per di più dicono che non è razzismo.
Stupiscili con un sorriso. Ignorali. Fai la cosa giusta: gioca bene, e vai in gol. Sarai il nostro eroe. In fondo, sei solo un giovane campione di calcio.


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