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SUORE RAPITE. Ancora nessun contatto con i squestratori

Gli ultimi aggiornamenti dell'agenzia dei missionari:«manca ancora la rivendicazione»

di Martino Pillitteri

Nonostante le molte voci in circolazione, è ancora impossibile risalire a chi abbia rapito le due suore  missionarie Caterina Giraudo e suor Maria Teresa Oliviero. Le uniche certezze riguardano il luogo e la dinamica del rapimento, avvenuto nella località di Elwak a ridosso del confine tra Kenya e Somalia al termine di un attacco condotto da oltre una ventina di banditi pesantemente armati che hanno attaccato anche alcuni edifici governativi in città. Gli assalitori avrebbero sequestrato altra gente, dei keniani, e rubato almeno tre o quattro macchine e furgoncini di organizzazioni umanitarie locali. Dopo di che,  “Nessuno si è fatto avanti, ha telefonato o rivendicato il sequestro. E non sapendo chi le ha prese diventa difficile dire il perché”, lo ha detto alla MISNA una consorella delle due suore italiane del Movimento Contemplativo Missionario Padre de Foucauld di Cuneo. “Purtroppo” riporta  l’ultima agenzia del Misna,  “nonostante siano stati attivati canali di contatto attraverso gli anziani delle comunità locali, non abbiamo ancora ricevuto notizie, l’unica cosa che sappiamo con certezza è che sarebbero state portate nel sud della Somalia”.
Sempre secondo l’aggiornamento fornito dal MISNA, le fonti religiose e quelle ufficiali,
ripongono grande fiducia nella mediazione intrapresa dagli anziani delle comunità locali, gli unici in grado di svolgere un reale lavoro utile in un’area remota come quella di Elwak, piccolo e isolato villaggio del distretto settentrionale di Mandera a soli cinque chilometri dalla frontiera con la Somalia e negli anni divenuto uno dei punti di approdo per le migliaia di profughi fuggiti dal caos in cui l’ex-colonia italiana del Corno d’Africa è stata lasciata sprofondare. Proprio ad assistere questi civili disperati si sono dedicate per decenni le due suore rapite, presenti in quell’area del Kenya dalla metà degli Anni ’70. E proprio per questo oggi è stata la comunità di profughi somala la prima ad attivarsi per proteggere la casa delle missionarie ad Elwak e avviare i primi contatti per arrivare ai responsabili del sequestro. “Man mano che passano le ore, l’ansia per la sorte delle nostre consorelle cresce ma ci stupisce la sensibilità con la quale la gente di qui ci sta dimostrando la sua stima e il suo affetto. Fin da questa mattina è in corso una processione di tutte le persone che vengono a dimostrarci il loro affetto e la loro vicinanza in questo momento difficile” concludono le consorelle di madre Giraudo e madre Oliviero contattate a Mandera e Nairobi.

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