Non profit

Suore libere, che forza d’animo!

I giornali raccontano le prime dichiarazioni dopo il lungo rapimento

di Franco Bomprezzi

La rassegna stampa di oggi si occupa anche di:

La vicenda delle due suore italiane rapite e finalmente liberate trova tiepida attenzione nei quotidiani di oggi, e proprio perciò vi proponiamo questo tema, che ci è stato a cuore in questi mesi, come copertina della nostra rassegna stampa.

“Finalmente libere” è il titolo di apertura di AVVENIRE che alla liberazione delle due missionarie dedica pag. 4 e 5. «Ciò che abbiamo vissuto», racconta suor Caterina Giraudo, «è stata una battaglia di resistenza, guidata dalla speranza e dalla sicurezza che da tanta sofferenza sarebbe nato qualcosa di buono. Ci ha donato un’attenzione ai più poveri e una maggiore sensibilità al dolore degli altri». Dal 9 novembre, quando sono state rapite in Kenya, le due suore non hanno mai avuto parole di odio verso i rapitori. «Anche se punta il dito contro chi “li manovra”». Suor Gianna, della comunità Foucauld a Nairobi, nella baraccopoli di Mathare, ricorda il sostegno affettivo ricevuto da poveri musulmani e dalla diffusa rete di preghiera. Il ministro degli esteri ha ricordato la discrezione della Farnesina nel condurre l’operazione, per la quale non è stato pagato alcun riscatto né sono state previste azioni militari: solo trattative e mediazione diplomatica. Fa eco la soddisfazione del Premier e di Giorgio Napolitano  che «ha ringraziato le autorità che hanno reso possibile la positiva conclusione della vicenda».

Alla liberazione delle due suore rapite il CORRIERE DELLA SERA dedica la fotonotizia di prima pagina. La corrispondenza a pag 17 è firmata da Massimo Alberizzi. Nel servizio non compaiono commenti. Scrive Alberizzi. «Suor Rinuccia Giraudo 67 anni e suor Maria Teresa Olivero, 61, missionarie dell’ordine contemplativo di padre Charles Foucauld, erano state catturate il 10 novembre scorso aEl Wak, città keniota al confine con la Somalia». Al momento della liberazione «allegre e sorridenti non sembravano fisicamente segnate dalla terribile esperienza, durata oltre tre mesi. Sul pagamento di un riscatto – che pure è stato chiesto – c’è il più stretto riserbo». Racconta suor Rinuccia: «Il viaggio verso Mogadiscio comincia subito (dopo il rapimento, ndr.) anche se lentamente. I nostri custodi sono preoccupati di non farsi intercettare. Per attraversare il fiume Giuba non utilizziamo i ponti, ma traghettiamo su chiatte». Le suore vengono nascoste a Mogadiscio in uno dei quartieri controllati dagli islamici. «Abbiamo capito che erano shebab (i miliziani fondamentalisti) . Con loro abbiamo parlato di tutto, ma non di religione. Non ci hanno torto un capello e non ci hanno accusato di essere infedeli». Conclude Alberizzi: «Nessuno dirà mai quanto e cosa sia stato pagato».

È a pagina 18 che LA REPUBBLICA titola “Liberate le suore rapite in Kenya «Dopo tre mesi siamo resuscitate»”. Riferisce Alberto Mattone: Caterina Giraudo (61 anni) e Maria Teresa Olivero (67) sono libere dopo 102 giorni di prigionia. Le missionarie del movimento contemplativo di Charles de Foucauld hanno dovuto affrontare una lunga marcia prima di essere consegnate a emissari del nostro paese all’aeroporto di Mogadiscio. «Ci ha sostenuto la nostra fede abbiamo continuato  a pregare, anche quando minacciavano di ucciderci… Ci hanno trattato bene, anche procurato delle medicine. Credo volessero solo dei soldi», racconta suor Caterina. Soldi che non sono arrivati: dice il ministro Frattini che non è stato pagato alcun riscatto. In appoggio i festeggiamenti a San Rocco Castagnetta (Cuneo), per la liberazione delle due suore. Qui ha sede la comunità cui appartengono. Don Fredo Olivero, fratello di suor Maria, dice «mercoledì sera il funzionario della Farnesina mi aveva anticipato che c’erano degli ottimi motivi per essere ottimisti».

“«Siamo resuscitate» libere le suore italiane sequestrate in Kenya” è il titolo della pagina esteri de IL GIORNALE che mette sulla notizia un richiamo in prima pagina. La cronaca e la ricostruzione della vicenda a firma di Fausto Biloslavo che riporta brani dell’intervista che suor Maria Teresa Olivero ha rilasciato ieri a Radio Vaticana. «Abbiamo vissuto in grande angoscia questi 102 giorni di prigionia. Le persone che ci hanno recluse dicevano che volevano soldi, solo quello». A proposito del riscatto Biloslavo scrive «Secondo il ministro Frattini non c’è stato nessun blitz e non è stato pagato nessun riscatto» e Berlusconi ha commentato «abbiamo lavorato nella massima riservatezza. è stata una cosa difficile e lunga per la situazione della Somalia».

Il SOLE42ORE dedica alla notizia della liberazione delle la didascalia di una foto (d’archivio…) di loro due sorridenti. Quindi niente, in sostanza…

IL MANIFESTO dedica solo una breve alle suore liberate.

Non è il titolo di apertura neppure per LA STAMPA, ma un semplice richiamo in alto con foto. Nelle due pagine interne però il giornale si ricorda che le due suore sono piemontesi e cerca di recuperare. C’è un colloquio telefonico con le due suore liberate. «Non capivamo, non potevamo immaginare che cosa stesse succedendo. Non parlavamo e non sapevamo nulla delle loro intenzioni, soltanto che ci portavano via e cominciava un viaggio senza uno sbocco intuibile». «Avevamo bisogno di medicine, le hanno portate ce le hanno procurate. Non ci hanno trattate male. A modo loro sentivano un sentimento di rispetto». Preghiera e lettura della Bibbia sono stati i segreti per resistere. LA STAMPA dedica un piccolo pezzo anche alla comunità di Cuneo di cui le due suore fanno parte. Una Città dei ragazzi in cui lavora la suora di suor Maria Teresa, anche lei suora. Mentre un terzo fratello è prete ed è responsabile dell’ufficio Migranti del Piemonte.

 

E inoltre sui giornali di oggi:

ANNA POLITKOVSKAJA

IL MANIFESTO – Alla chiusura del processo per l’omicidio della giornalista, dedica l’editoriale in prima pagina. Scrive Astrit Dakli: «Questa non è una sentenza scandalosa pilotata dai vertici del potere russo, ma è al contrario una buona sentenza, giuridicamente sana. (…) La giuria non ha fatto che il suo dovere, esprimendosi liberamente sulla validità di un debolissimo teorema d’accusa, costruito dalla Procura solo per arrivare comunque a mettere in carcere qualcuno e far dimenticare ai russi e al mondo questo scabroso caso».  Il servizio a pagina 11, sempre di Dakli rileva la delusione di parenti e amici della giornalista, ma non perché volessero a ogni costo una condanna, ma perché dei veri colpevoli e mandanti non si è mai saputo nulla: «Il figlio di Anna, Ilya, ha aggiunto di esser convinto che in qualche modo i quattro assolti ieri abbiano a che fare con l’omicidio della madre, ma che oggettivamente le prove portate in aula non erano granché. (…) Ancora più rabbia suscita la disastrosa prestazione della Procura generale, in quanto il processo avrebbe potuto servire ad avvicinarsi alla verità: invece non c’è stato nessuno tentativo di individuare una matrice politica, una linea ispiratrice del delitto, dando per scontato che il gruppo degli assassini avrebbe agito in pratica senza movente, o per qualche strano risentimento personale. In realtà esistevano forti ragioni per andare un po’ più a fondo sulla pista cecena, visto che Politkovskaja fu uccisa alla vigilia della sua prevista testimonianza in un processo per omicidio che avrebbe visto sul banco degli accusati anche il presidente ceceno Ramzan Kadyrov – processo che poi non si è più svolto. Kadyrov ha sempre negato qualsiasi connessione con il delitto e gli inquirenti si sono ben guardati dall’indagare in merito o anche solo dall’ascoltarlo come testimone».

LA STAMPA – Efficace il titolo sull’assoluzione dei presunti killer della giornalista russa: “nessuno ha ucciso Anna”. Un articolo di Giulietto Chiesa: «La democrazia russa ancora geme sotto le ceneri dell’Unione Sovietica… Noi ci troviamo con un pungo di mosche in mano, come i colleghi della Novaja Gazeta che hanno seppellito un’altra giovane giornalista uccisa in pieno giorno per le vie centrali di Mosca».

CORRIERE DELLA SERA – “Tutti assolti. «Processo farsa»” titolo il quotidiano milanese. Liberi i presunti killer della giornalista anti-Putin. Nessun riferimento ai mandanti. Gli accusati erano due fratelli, un ex agente e un colonnello dei servizi. Un terzo fratello, presunto esecutore materiale, è latitante. Commenta lo scrittore Arkadi Vaksberg: «Ancora una volta il potere non ha saputo fare altro che applicare alla lettera il motto di Stalin: la morte risolve tutti i problemi: niente uomini niente problemi». Lo scrittore però ritiene anche che ci sia un lato positivo nell’assoluzione dei quattro imputati: «Questa sentenza di fatto riapre i giochi, riafferma la possibilità di condurre una seria indagine sul ruolo svolto dai servizi di sicurezza federali eredi del Kgb e dal ministero degli interni nell’omicidio Politkovskaya. Ho ancora fiducia che prima o poi saranno trovati i veri responsabili».

RONDE SOFT

LA STAMPA – Interessante valutazione riguardo le ronde che, se prima venivano criticate da più parti e considerate una barbara giustizia fai da te di stampo leghista, ora sono di gran moda tra tutti i partiti di maggioranza e opposizione. Molto esplicito il titolo «E i partiti si contendono i volontari», infatti pare che in tutta Italia da nord a sud ci sia gran fermento per l’organizzazione di queste guardie cittadine.

SOLE24ORE – Pezzo molto chiaro ed esauriente sulla questione ronde e decreto antistupri, che il SOLE anticipa rispetto al Consiglio di ministri di oggi. Tanti gli articoli in meno, e in sostanza i punti sono questi: sì alle ronde, non armate, iscritte in appositi registri, autorizzate dal prefetto e non più solo dal sindaco; obbligo di carcere per gli stupratori e gratuito patrocinio per le vittime; prolungamento della permanenza nei CIE (6 mesi al posto dei 2 di oggi); 100 milioni di euro per assumere tra i 2000 e i 3000 poliziotti.

 

LAMPEDUSA

CORRIERE DELLA SERA – Felice Cavallaro firma il reportage dal “Cpt della rivolta”. Gli alberghi occupati da 500 militari si sono trasformati in caserme. «Nessuna prenotazione per Pasqua, i negozi non riaprono». E i medici spiegano: «decidiamo fra mille dubbi se un ragazzo ha meno o più di 18 anni, se deve restare in Italia o no controllando su una radiografia lo sviluppo del radio».

 

ROM

LA REPUBBLICA – Il focus di R2 è dedicato a “Le voci dei Rom”, reportage di Gabriele Romagnoli. «Viaggio al Casilino 900, ghetto a cielo aperto per 600 rom», il più grande campo nomadi d’Europa. Alcuni sono ex jugoslavi, arrivati qui al tempo della guerra e che qui hanno avuto figli. Una situazione  insostenibile. Molte promesse non mantenute, controlli molto severi, modi autoritari. Insomma, come afferma il generale Mario Mori, dirigente dell’Ufficio sicurezza del comune, «un simbolo del degrado conosciuto in tutto il mondo». Sarà chiuso entro l’estate.

 

STUPRO

IL GIORNALE – Apre con la foto dello stupratore di san Valentino con il titolo e occhiello “Ma si può liberare un criminale così?”. “Fermato tre volte in 14 giorni: rapina, furto, lesioni. Ecco le carte del Prefetto che chiedevano l’espulsione”. IL GIORNALE da la notizia secondo cui il “giudice scrisse nell’ordinanza che Loyos non era una minaccia” . Filippo Facci interviene nella polemica innescata da Sergio Romano e Gad Lerner sulla identità etnica degli stupratori. Romano sul Corriere delle sera ricorda che in America l’etnia degli imputati viene taciuta, Lerner su Vanity dice che non si deve rivelare l’etnia degli imputati per non scatenare la furia collettiva. Facci interviene e scrive: «un romeno che stupra un’italiana sono due notizie: il racconto di una violenza ordinaria e la conferma di un trend straordinario. Se il violentatore è pure clandestino ecco che le notizie diventano tre perchè ad essere confermato è il dato che vede nei clandestini il 62% degli stupratori stranieri». Infine conclude: «Nascondere che la maggior parte dei violentatori è straniera, e che la maggior parte è romena ha soltanto alimentato pregiudizi che nel tempo hanno trovato la peggiore delle risposte: una conferma».

 

AMBIENTE

LA REPUBBLICA – “Da Londra a una discarica in Africa il viaggio illegale del televisore rotto”. Greenpeace ha tracciato una tv mediante un sistema satellitare Gps. Scoprendo così che l’apparecchio (che per legge non poteva uscire dalla Ue) è finito in Africa, dopo un viaggio di 4500 miglia. L’inchiesta è durata tre anni. Il trucco è non considerare la tv rifiuto (che sarebbe considerato “pericoloso” e quindi non potrebbe uscire dalla Ue) ma di rivenderlo a un’altra compagnia come oggetto di seconda mano. Così finisce nell’export. Scrive Marco Grasso: «Una Gomorra in versione anglosassone, un meccanismo che ha una dimensione quasi inimmaginabile se si considera l’impatto dei paesi sviluppati». I rifiuti elettrici ed elettronici sono il 5% di tutti i rifiuti solidi urbani generati nel mondo (dai 20 ai 50 milioni di tonnellate, con un tasso di crescita dal 3 al 5%). L’Italia produce 800mila tonnellate di questi rifiuti.

ITALIA OGGI – Nel 2008 sono state 15 le sentenze di condanna per violazioni di obblighi comunitari pronunciate dall’Unione europea contro l’Italia: quattro in materia di appalti, diverse in materie di ambiente, una per trasposizione non corretta di una direttiva sulla sicurezza sul lavoro, una sul condono fiscale Iva e la più recente  sulla violazione della parità di trattamento tra uomini e donne sotto il profilo della diversa età pensionabile nella p.a.  L’anno scorso, la Commissione ha indotto contro l’Italia 17 ricorsi per inadempimenti, che hanno portato il totale delle procedure dal 1952 al 2008 a quota 599 numero che attribuisce al nostro paese il poco virtuoso primato tra gli stati fondatori dell’Ue.

 

FAMIGLIA

AVVENIRE – Vetrina di pagina 3 dedicata agli aiuti messi in campo dalle regioni italiane per aiutare le famiglie a superare la crisi, dai bonus agli sconti in bolletta. Una prima mappa, seppur sommaria, dà l’idea di interventi a macchia di leopardo molto differenziati anche tra Nord e Sud. A Bolzano per esempio sono previsti assegni per i nuclei fino a 80mila euro; in Sicilia nulla.

 

CRISI

ITALIA OGGI – Rischia di essere per pochi il bonus mutui del decreto anticrisi. L’impostazione del decreto 185/2008 e delle circolari attuative restringono la platea dei possibili beneficiari. Possono trarne vantaggio solo coloro che sono in regola con i pagamenti o quasi: il presupposto è che non si sia decaduto dal beneficio del termine, ovvero non si sia troppo in ritardo con il pagamento delle rate.  Inoltre, chi ha superato la scoglio di ammissibilità ne può trarre vantaggio solo per il 2009 e per la soglia superiore al 4%. Lo stato interviene a pagare il tasso superire sulle rate al 4% dei mutui a tasso non fisso da pagarsi nel 2009. Tale criterio di calcolo non si applica ne caso in cui e condizioni contrattuali determinano una rata di importo inferiore. Se per contratto si deve pagare di meno del 4%, il cliente pagherà il tasso contrattuale e lo stato non interverrà. Secondo l’analisi di Italia Oggi, le restrizioni all’acceso a beneficio sono tali da ritenere che questa manovra potrà interessare pochi soggetti.

PARTITO DEMOCRATICO

LA REPUBBLICA – Intervista a Massimo D’Alema: “Caro Walter, nessuno ha complottato la crisi nasce da una politica confusa”. Massimo Giannini chiede all’ex premier: come mai non c’era alla conferenza? Risposta: «hanno assistito i membri del coordinamento, del governo ombra, i dirigenti e i collaboratori del Pd. io non ho nessuno di questi incarichi. E se mi fossi presentato sono sicuro avreste scritto: “Ecco D’Alema è venuto a godersi la fine del suo nemico”. Qualunque cosa avessi fatto, non avevo scampo»… «Sono il primo a sapere che un leader non è un demiurgo. Quello che dico però è che per risolvere la nostra crisi dobbiamo avere il coraggio di vedere i problemi veri». Cosa che evidentemente fin qui non è stata fatta…

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.