Mondo

Summit Wto: un punto di vista africano

La Rete delle Organizzazioni Agricole e dei Produttori dell’Africa Occidentale in un documento esprime le proprie osservazioni sull'agricoltura in Africa

di Emanuela Citterio

La Rete delle Organizzazioni agricole e dei produttori dell?Africa Occidentale, che riunisce un numero di circa 35 milioni di contadini membri in dieci diversi paesi, ha redatto un documento con cui pone sul tavolo delle Negoziazioni del summit dell’Organizzazione mondiale del commercio in corso a Hong Kong alcune questioni sull?agricoltura africana. A rendere noto il documento è la Campagna EuropAfrica/Terre Contadine, impegnata in Italia al fianco di Roppa. Di seguito una sintesi dei punti sollevati dagli agricoltori africani. -il mercato mondiale non è assolutamente estraneo alle frontiere africane, ma pervade, con i suoi effetti, i villaggi, le città, le terre, e si siede a tavola, insieme ai contadini. -i paesi ricchi continuano a premere per aprire i mercati africani ai loro prodotti agricoli, ai loro beni industriali, ed ai loro servizi, senza minimamente curarsi delle gravi conseguenze di tali manovre. I contadini africani pongono, dunque, alcune domande: L?agricoltura africana: può competere con quei produttori del Nord, che, in pochi, godono di sostegni finanziari e tecnici da almeno 50 anni, e che oggi ancora, sui prodotti alimentari di base, godono di politiche di sostegno all?esportazione che garantiscono margini di guadagno dalle tre alle sei volte superiori ai margini dei produttori africani? Gli Obiettivi del Millennio: solenne impegno assunto dalle Nazioni Unite, come possono essere raggiunti, se coloro che producono cibo soffrono la fame? Da quando il Wto esiste, l?Africa è diventata importatrice netta di prodotti alimentari, con gravi conseguenze sulla dipendenza alimentare, perpetrando il paradosso di un?Africa a vocazione agricola che dipende dall?estero per nutrirsi. Rendere i prodotti agricoli nient?altro che una merce come tutte le altre, significa vedere la povertà e la fame installarsi definitivamente ed irreversibilmente nei paesi dell?Africa occidentale, per i quali le attività agricole sono il motore dell?economia e la fonte principale di impiego. Il riso, coltivato da 20 milioni di piccoli produttori e dalle donne dell?Africa occidentale e centrale, non arriva ad essere venduto sui mercati nazionali e regionali ad un prezzo minimo remunerativo, con le conseguenze dell?impoverimento, della denutrizione, dell?abbandono delle attività agricole e delle copiose e incontrollabili migrazioni verso le città. La causa è nella concorrenza sleale del riso di importazione, riso sovvenzionato che viene dagli USA e dai paesi asiatici, dal momento che i Piani di Aggiustamento Strutturale voluti dal Fondo Monetario Internazionale, in Africa, hanno imposto lo smantellamento delle barriere tariffarie e la soppressione di qualsiasi intervento pubblico a protezione di uno dei prodotti alimentari di base, che resta invece tra i più protetti nel resto del mondo. Il dumping: non è, in fondo, una parola elegante per mascherare la vendita sottocosto di cibi dannosi? I pezzi di scarto del pollo, ovvero ciò che resta del pollo tolte le cosce e il petto privilegiate dal consumatore europeo, vengono destinate all?alimentazione degli animali domestici oppure congelate ed esportate in Africa occidentale. Le esportazioni massicce e incontrollate di ?pezzi di pollo congelato?dall?Unione Europea verso l?Africa costituiscono una vera e propria catastrofe per i produttori avicoli africani, e per quella agricoltura di tipo familiare vitale per l?economia e la sicurezza alimentare di intere popolazioni. Cosce di pollo e galline sterili, svendute sui mercati africani a prezzi due o tre volte più bassi del prezzo di mercato locale, hanno provocato l?abbassamento generale dei prezzi e ben presto causato problemi di salute: salmonellosi e infezioni da batteri vari, dovuti alle condizioni di commercializzazione e alla cattiva conservazione. Uniche a beneficiarne, le imprese multinazionali che controllano filiere produttive industriali totalmente integrate (allevamento-trasformazione- distribuzione). E l?industria conserviera italiana: in tutto questo, gioca la sua parte? Il mercato del Senegal è stato invaso da un concentrato di pomodoro di fabbricazione italiana, che arriva dall?area di Battipaglia, cui i fantasiosi fabbricanti hanno attribuito un marchio africano “Waalo”, che nella lingua locale identifica proprio la terra nella quale si coltivano i pomodori. Il prezzo di vendita del pomodoro concentrato sino-italiano”mascherato da africano” scende al negozio al di sotto di 1050 CFA al chilo (rispetto ai 1110 CFA di quello locale) mettendo in ginocchio migliaia di famiglie per le quali la coltivazione del pomodoro costituisce la propria vita. ?La concentrazione di coloranti, conservanti residui di pesticidi e fertilizzanti che abbiamo rilevato ? denuncia Saliou Sarr rappresentante del Consiglio Nazionale di concertazione e cooperazione rurale ? è preoccupante, ma quel colore acceso attira le persone più sprovvedute. Il risultato è che questo alimento è poverissimo di vero nutrimento e pieno di sostanze chimiche. E in una situazione di alimentazione difficile questo non può che complicare lo stato di salute dei senegalesi poveri?. A perderci ancora una volta, i coltivatori e le agricolture familiari del Sud e del Nord. ?Non possiamo negoziare la nostra pancia?, è lo slogan che ROPPA propone. “Non si possono assoggettare la sovranità e la sicurezza alimentare alle regole commerciali del Wto” commenta l’organizzazione italiana Terranuova, che fa parte della campagna di sostegno ai contadini africani. “Le organizzazioni agricole africane denunciano le pressioni ed i tentativi di intimidazione che subiscono i loro paesi nel quadro delle negoziazioni multilaterali e bilaterali in corso, chiedono la possibilità di proteggere le proprie economie agricole attraverso un adeguato sistema tariffario, almeno fino a quando non siano create le condizioni per un mercato regionale che possa essere competitivo con il resto del mondo”. Il testo del documento redatto da Roppa è riprodotto integralmente e scaricabile dal sito www.europafrica.info


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