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Summit Unione Africana: Darfur e Somalia alla ribalta

Prolungata la missione di peacekeeping in Darfur fino a fine 2006, mentre per la Somalia deciso l'invio di una missione 100% africana

di Joshua Massarenti

In attesa di un bilancio ufficiale annunciato per i prossimi giorni, già si possono tracciare le prime conclusioni dell’ultimo Summit dell’Unione africana che si è tenuto tra il 1 e 2 luglio scorsi a Banjul, in Gambia. Dopo la questione Hissène Habré (l’ex dittatore cidiano esiliato in Senegale dal 1990 e al centro di un’infinita diatriba tra le autorità senegalesi e la Comunità internazionale), il Summit dell’Ua ha messo la parola fine a un’altra polemica che rischiava di mettere a repentaglio la credibilità della più importante istituzione politica panafricana. Dopo due giorni di aspre discussioni, i capi di Stato dell’Ua ha deciso di prolungare la missione dei caschi bianchi africani in Darfur (Sudan) fino alla fine del 2006.

Il presidente di turno dell’Ua, Denis Sassou Nguesso (Rep. congolese) ha annunciato che i 7mila soldati dell’organizzazione, la cui partenza dal Darfur era programmata per il prossimo 30 settembre, dovrebbe “sicuramente” essere proloungata fino all’arrivo dei caschi blu dell’Onu prevista all’inizio del 2007. “Su richiesta del segretario generale delle Nazioni Unite” ha detto Nguesso, “l’Unione africana continuerà a compiere la sua missione fino alla fine dell’anno. Questo prolungamento dovrebbe consentire alle Nazioni Unite di organizzarsi in vista di prendere il testimone all’inizio del prossimo anno”.

Alla vigiglia del Summit, l’Ua aveva annunciato che, in mancanza di mezzi finanziari, avrebbe ritirato le sue truppe dalla regione occidentale del Sudan seviziata da un conflitto civile che ormai dura tre anni. Di fronte alle reticenze del presidente sudanese Omar El Beshir, apertamente contrario all’eventuale dispiegamento di caschi blu in Darfur, l’Unione africana era in balia di gravi fratture interne poi aggravate da alcuni paesi arabi presenti nell’Ua come paesi “ospiti”. A cambiare le carte in tavola sono state le garanzie offerte da Annan che ha annunciato da Banjul la riunione prevista a Bruxelles il 18 luglio prossimo dei donatori internazionali per un finanziamento prolungato della missione Ua in Darfur.

Assieme al Darfur, la Somalia proponeva il secondo grande tema di discussione nell’agenda del Summit. L’Ua ha deciso l’invio di una forza di pace in Somalia. I leader dei 53 paesi aderenti hanno adottato all’unanimità una risoluzione che prevede l’invio in Somalia di un contingente militare che riporti stabilità nel paese e favorisca il dialogo fra il governo provvisorio e le Corti islamiche.

“Abbiamo deciso che l’Unione africana assuma il controllo della situazione in Somalia”, ha riferito in questo caso Denis Sassou Nguesso, precisando che l’Ua “darà tutto il suo appoggio al governo ad interim e allo stesso favorirà il dialogo interno in Somalia”.

Al punto morto si sono invece ritrovati i capi di Stato africani su quello che era il tema ufficiale del Summit, ovvero l’integrazione economica. Nulla di fatto anche sul progetto di Carta per la democrazia contro il quale si sono opposti alcuni Stati africani diffidenti nei confronti di un documento che proscrive delle modifiche delle Costituzioni con lo scopo di proloungare il mandato dei capi di Stato.

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