Welfare

Summer Welfare

di Flaviano Zandonai

In principio fu il Welfare State. A seguire una lunga serie di evoluzioni e di epigoni dalle più svariate denominazioni: welfare community, welfare aziendale, welfare mix, secondo welfare, ecc. Ci si potrebbe disegnare un albero genealogico, come è stato fatto, oltre che per le famiglie, anche per i generi musicali e le correnti artistiche. Tra le varie diramazioni ce n’è una poco considerata ma non per questo irrilevante, anzi. Si tratta del welfare estivo: attività e servizi che spiccano il volo quanto l’offerta istituzionale va in ferie, un po’ come succede per i programmi della televisione. Siamo a luglio e il Summer Welfare è in piena azione. E, a guardarlo, appare sempre più rilevante perché sempre meno sostitutivo e temporaneo. Copre bisogni importanti e si rivolge a una gamma sempre più ampia e diversificata di beneficiari: dalle colonie estive per bambini, al turismo sociale per persone disabili, ai centri ricreativi per anziani. Non sono solo “servizi di tregua” per famiglie che non sanno bene come organizzarsi; il welfare estivo non è di serie B e propone un’offerta che innova sia le forme di gestione che di finanziamento. Basta guardare, ad esempio, ai servizi per bambini e ragazzi, proposti da una pluralità di soggetti privati (associazioni, imprese sociali e for profit) che si finanziano grazie all’utilizzo di strumenti a sostegno della domanda (i voucher) e a risorse “libere” out of pocket. Altro aspetto interessante riguarda il contenuto delle proposte. Il Summer Welfare è più flessibile ed efficace nel contaminarsi con altri ambiti: la produzione culturale e ricreativa, l’ambiente, la formazione e, perché no, il lavoro. Un ramo vitale di una vecchia quercia malmessa.

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