Libri

Sulle tracce di Pietro, Paolo e dei primi cristiani a Roma. Un libro come guida

Alla vigilia del Giubileo 2025 un libro propone un viaggio sulle tracce di Pietro e Paolo e dei primi cristiani a Roma sino alla persecuzione di Nerone e al martirio dei due apostoli. Alessandro Sortino, l'autore, propone di essere non solo spettatori ma testimoni. Ecco come

di Riccardo Bonacina

Alla vigilia di un Giubileo che Papa Francesco ha voluto intitolare ai “Pellegrini di speranza” arriva un libro, “Il Dio nuovo“ (Rizzoli), che a quel pellegrinaggio come dimensione personale invita il lettore. Lo fa perché è lo stesso autore, Alessandro Sortino, giornalista e autore televisivo, a mettersi in gioco in prima persona dando del tu al lettore e invitandolo a un andirivieni nel tempo per incontrare Pietro, Paolo e i primi cristiani a Roma seguendo i loro passi, entrando nelle loro case.

Scrive Sortino nell’introduzione chiarendo la sua proposta al lettore: “Io ti offro di entrare in questa storia non come spettatore, ma in un’altra maniera: con un ruolo da testimone. Come? Accedendo a una narrazione in cui il protagonista del racconto e il narratore coincidono. Questa narrazione si chiama pellegrinaggio. Il pellegrino si mette in viaggio verso un luogo un che un evento ha reso santo. Cammina in avanti nello spazio e indietro nel tempo, il suo premio sta nell’ottenere un incontro che induca in lui un cambiamento: vuole rivivere nella propria esistenza quell’evento che ha cambiato la storia.” Una convocazione non banale, anzi, un invito a immischiarsi nelle pagine e nel racconto dell’autore in cerca dell’incontro con la sorgente della speranza dei cristiani per metterla alla prova oggi, per verificare se è ancora viva.

In questo suo libro Sortino, che è romano, usa la sua passione per le passeggiate e le scoperte, mette a frutto le tante ricerche sui primi decenni del cristianesimo fatte per un programma di Tv 2000 “Le Pietre parlano” (reperibili su YouTube), non disdegna il racconto per immedesimazione, cioè non appoggiato a fonti storiche, insegue i segnavia della tradizione più antica, e in controluce si indovinano alcuni suoi grandi amori come quello per René Girard. Sortino si concede anche dell’humor come quando intorno a San Pietro, luogo del martirio e della sepoltura del primo apostolo, cerca una statuetta di Pietro: trova ogni sorta di santo tranne quella dell’apostolo se non in un recondito negozietto una piccola statuina in cui Pietro sembra Obi-Wan Kenobi (quello interpretato da Alec Guiness) e che comunque  Sortino terrà sempre con sé durante la scrittura del libro.

Nel suo pellegrinaggio tra i luoghi dei primi cristiani a Roma, la casa di Aquila e Priscilla (Chiesa di Santa Prisca), la casa del senatore Pudente (Santa Pudenziana) che ospitò San Pietro arrivato in fuga dalla persecuzione da Gerusalemme, l’abitazione di Paolo a Roma (San Paolo in Regola) quelli delle carcerazioni di Pietro e Paolo, mi è sembrato scorgere una certa simpatia di Sortino per San Pietro. Chi oggi va a Roma in San Pietro sa che quello è la sede del Papa ma non ha più la percezione che proprio lì il primo degli apostoli fu crocifisso a testa in giù nel circo di Caligola, e poi di Nerone, che proprio lì aveva sede. Nota l’autore: “Pietro è un uomo che ha un’impresa e una famiglia, ma non tiene queste cose per sé. La sua è una casa aperta. Sa organizzare le persone, non vuole il comando, la sua leadership è tutta sull’amicizia. Persino il giorno della sua ricorrenza è oggi in condominio con un altro santo: san Paolo. Un altro segno di umiltà”.


Una leadership basata sull’amicizia, e forse è proprio così ed è per questo che Cristo lo sceglie. È lui a garantire l’unità, l’amicizia, tra l’ecclesia ex circoncisione (gli ebrei convertiti) e l’ecclesia ex gentibus (la Chiesa che nasce dai popoli). Sopra l’immagine delle due comunità che si incontrano nella nuova religione, in un mosaico nella basilica di Santa Sabina sull’Aventino del V secolo. È per questo che san Pietro è sempre raffigurato con due chiavi?

Come raccontano gli atti degli apostoli, chiamato da Cornelio, centurione romano in una casa di pagani a Cesarea, Pietro predica Cristo crocifisso e risorto e il perdono dei peccati a chiunque crede in Lui. E mentre Pietro parla, sopra Cornelio e i suoi familiari si effonde lo Spirito Santo. E Pietro li battezza nel nome di Gesù Cristo (cfr At 10,48). Questo fatto straordinario – è la prima volta che succede una cosa del genere – viene risaputo a Gerusalemme, dove i fratelli, scandalizzati dal comportamento di Pietro, lo rimproverano aspramente (cfr At 11,1-3). Pietro ha fatto una cosa che andava al di là della consuetudine, al di là della legge, e per questo lo rimproverano. Ma dopo quell’episodio e l’incontro con Cornelio, Pietro disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto».

La leadership di Pietro è una leadership dell’amicizia che sa arrendersi al disegno di Dio che parla nelle circostanze della realtà e che sa tener unito e unire

Una leadership dell’amicizia che sa arrendersi al disegno di Dio che parla nelle circostanze della realtà e che sa tener unito e unire tra la spinta evangelizzatrice di San Paolo e i conservatori giudei di Gerusalemme.

Quello che Sortino propone è un vero e proprio pellegrinaggio sulle orme dei due apostoli, Pietro e Paolo in cui incontrare le loro tracce, le loro parole, i loro amici (tra cui Marco e Luca che prendevano appunti) e i loro nemici e persecutori. Un percorso, anche per chi non riuscirà fisicamente a fare il cammino del Giubileo del 2025, di conoscenza (tante le notizie e le scoperte nella lettura di “Il Dio nuovo”) e di approfondimento spirituale.

Un viaggio in cui al fondo restano le domande che Alessandro Sortino pone lealmente all’inizio del suo viaggio: “La domanda è questa: il suo trono, la cattedra del pescatore Pietro, è un relitto della storia, qualcosa che emerge dalla polvere del tempo come l’antico reperto e che alla polvere tornerà come tutto il resto, oppure il segno spirituale il materiale di una realtà che abita sì il tempo, ma nutrita da radici che pescano la vita al di fuori di esso? E noi? Davvero crediamo che lo sia? La stessa chiesa ci crede? Crede davvero di non essere in pericolo? Di non essere sul punto di estinguersi? Una comunità di persone chiamate ad abrogare il sacrificio su cui si regge il mondo ma anche questa cosa non la capiscono mai fino in fondo e ogni generazione devono riscoprirla daccapo. Questa era la chiesa di allora questo sta tornando a essere alla chiesa di oggi via via che il mondo la spoglia di quel potere di quella ricchezza che proprio l’impero romano l’aveva attribuito dopo averla perseguitata. Oggi come nel primo secolo si trova a essere minoritaria, diffamata, insultata e tradita dai suoi stessi membri, eppure in pellegrinaggio verso la tomba dei suoi fondatori, per ritrovare la speranza che loro hanno testimoniato. Per questo è interessante capire come tutto è cominciato. In quel passato c’è il nostro futuro. Anche se tornassimo in 12, non sarebbe la fine.”

Alessandro Sortino, Il Dio nuovo, ed Rizzoli, pp 269, euro 18,50

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