Famiglia

Sulle strade di Cambogia

Storie/3. Il Centro italiano aiuti all’infanzia.

di Carmen Morrone

Dalle strade che costeggiano i wat, i templi-monasteri che punteggiano Phom Penh, il Centro italiano aiuto all?infanzia è partito per realizzare il suo obiettivo di prevenire lo sfruttamento dei bambini, con particolare attenzione ai bambini di strada. A parlarcene direttamente dalla capitale cambogiana, è Manuela Minniti, 29 anni: «Ci siamo avvicinati ai bambini di strada sulla strada», sorride la Minniti, «inventando per loro uno spazio di gioco. Li abbiamo fatti divertire con partite di calcio, di badminton (simile al tennis, ndr), balli e canti. In questo modo abbiamo iniziato a conoscerli, a capire quali erano i loro problemi e le loro esigenze, quali erano i bisogni della comunità». Street to school è il nome che è stato scelto per questo progetto, per sottolineare una volta di più lo spirito dell?iniziativa. «Non abbiamo preso i bambini e li abbiamo portati in un centro, chiuso all?esterno, ma siamo andati da loro a fare scuola», sottolinea ancora la Minniti. «Abbiamo capito che molti bambini non andavano a scuola perché non avevano i soldi, e molti altri perché dovevano rimanere a casa ad accudire i fratellini. Mentre la soluzione del problema economico è stata risolta con le borse di studio pagate con le donazioni, difficile si presentava trovare una soluzione per i bambini baby-sitter», aggiunge. Insomma i bambini volevano andare a scuola, ma che fare con i fratellini più piccoli? Ecco l?idea, o meglio l?invito: «Portate anche i vostri fratellini». Manuela non nasconde le difficoltà dell?inizio: «Abbiamo creato uno spazio di gioco fatto apposta per i più piccoli, che da lì a pochi mesi si è trasformato in una nursering in appoggio alla scuola elementare». Una scuola che non si sostituisce a quelle cambogiane, ma permette il recupero di anni scolastici persi e il reinserimento per il completamento del ciclo base degli studi. Il contributo della Fabbrica del sorriso servirà all?ampliamento del centro. «Noi oggi accogliamo circa 200 bambini e speriamo di replicare l?iniziativa in altre città cambogiane».


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