Welfare
Sull’autismo è tempo di passare dal dire al fare
Tra le tante giornate mondiali, quella dedicata all'autismo ha conquistato più di altre la sensibilità del pubblico. Ma davvero basta? Ne parliamo con Monica Conti, direttrice dei servizi per l'autismo di Fondazione Sacra Famiglia. «Dobbiamo focalizzare maggiormente l'attenzione sulla vita quotidiana, dalla casa alla scuola, dallo sport al tempo libero, soprattutto per chi ha un funzionamento più complesso». E il “mito” ancora da sfatare? «Non è vero che non mi piace stare con gli altri».
Quali sono le tre cose che un ragazzo nello spettro autistico vorrebbe che tutti sapessero? Lo abbiamo chiesto a Monica Conti, direttrice dei Servizi innovativi per l’autismo di Fondazione Sacra Famiglia, alla vigilia della Giornata dedicata alla Consapevolezza sull’Autismo del 2 aprile.
«Non sono malato, non sono “affetto” da autismo. La prima cosa mi sembra questa. Vedo, sento, percepisco le cose in maniera diversa: vieni a conoscere il mio mondo, avviciniamoci», ha risposto. La seconda cosa da ribadire è che «non sono capriccioso e non sono pigro, a volte magari non capsico come tu mi chiedi alcune cose, prova a chiedermele in modo diverso». Il vero “mito” da sfatare però è che «non è vero che non mi piace stare con gli altri, ma a volte ci sono troppe cose che succedono contemporaneamente, non le capisco e questo mi disturba». Basta bambini nelle bolle quindi? «Sì, basta bolle».
Fondazione Sacra Famiglia racconta il suo impegno quotidiano accanto ai bambini e ragazzi con disturbi dello spettro autistico e alle loro famiglie. Da Blu Home, quattro appartamenti didattici domotici per l’autismo, al percorso per i siblings, alla recentissima ricerca sulla selettività alimentare. «Tanto si parla, tanto si conosce di più, si sono finalmenta sfatati falsi miti… ma il punto è che oltre che a parlare bisogna fare le cose. È sempre importante continuare a parlarne ma in questo momento mi pare importante focalizzare maggiormente l’attenzione sulla vita quotidiana, la normalità delle persone autistiche, per esempio la parte relativa all’abitare, all’allontanarsi dal proprio nucleo di origine, soprattutto per le persone che hanno livelli più complessi di funzionamento. Bisogna affrontare la realtà dell’inclusione, dalla scuola allo sport al tempo libero, temi che non hanno ancora una reale fattibilità per le persone con un funzionamento più complesso», ha spiegato la dottoressa Conti.
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