Politica

Sulla stampa il ciclone Bersani

Tasse record smentiscono gli allarmi di Prodi. La vera liberalizzazione

di Ettore Colombo

«Tasse record smentiscono gli allarmi di Prodi. La vera liberalizzazione». Il Giornale pur di nascondere la testa sotto la sabbia di fronte al primo colpo azzeccato dall?Unione, e cioè il pacchetto sulle liberalizzazioni (inventato da quel geniaccio della comunicazione, oltre che della politica, che corrisponde al nome di Pierluigi Bersani) apre a titoli di scatola la sua edizione di martedì 4 luglio con un titolo che fa rimpiangere quelli del Popolo d?Italia quando gli angloamericani dilagavano su e giù per la penisola e Mussolini prometteva tronfio «Li fermeremo sul bagnasciuga». Insomma, l?unico commento che viene da fare è: siete patetici. Libero, che almeno ha la virtù (e il vizio) d?inventarsi titoli polemici e ad effetto quanto intelligenti, attacca a testa bassa (tanto per cambiare): «Liberali dei miei stivali. Prima svendono il patrimonio degli italiani, poi se la prendono con tassisti e panettieri». Ma almeno ha il coraggio di affiancare, al fondo naturalmente contrario di Vittorio Feltri, un editoriale del commentatore Alberto Mingardi, che dice: «Licenze libere? Bene, anche se l?ha fatto Prodi». Il più onesto tra i giornali di destra è però, come sempre, il Foglio, che apre il giornale con un titolo che parla da solo, «Unione e liberalizzazione» e che spiega, con onestà e ?punto per punto? vantaggi e limiti del pacchetto Bersani anche se poi aggiunge, con giusta e sapida malizia, «Il ministro dice che toccherà anche a poste, energia, banche e immobiliare. Quando il pubblico impiego e i patronati?». Resta il punto, però: «Tifare Bersani (senza illusioni)» s?intitola l?editoriale non firmato (e dunque attribuibile allo stesso Ferrara) in terza pagina. La stampa di sinistra, invece (Riformista escluso, naturalmente), sembra come tramortita dall?ondata liberalizzatrice: il manifesto quasi quasi vorrebbe tifare per i tassinari, Liberazione cerca di dimostrare che le misure prese andranno anche a sostegno dei ceti popolari e chiseneimporta se poi, alla fine, anche gli operai sono consumatori.


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