Welfare

Sull’amnistia vince sempre il partito del Nì

Pannella lo ha rilanciato come vero omaggio alla volontà del Papa. Marcello Pera lo ha portato all’attenzione del parlamento.

di Ettore Colombo

Salvo improbabili e clamorose sorprese nei prossimi giorni, la discussione su indulto e amnistia si può considerare per l?ennesima volta chiusa. La morte del Papa aveva fatto tornare alla ribalta un tema che sembrava seppellito nelle secche dei lavori delle commissioni parlamentari, non fosse altro perché tutti i giornali hanno ricordato, con dovizia di particolari, la forte e accorata richiesta di un ?gesto di clemenza? verso i detenuti, richiesta che Giovanni Paolo II aveva rivolto alle Camere riunite nel 2002. Quel no di An A mettere la parola ?fine? su un dibattito ripreso stancamente ma a dir poco stucchevole, è stata però la riunione di Alleanza nazionale convocata dal coordinatore Ignazio La Russa. Teoricamente la possibile mediazione si sarebbe dovuta trovare durante la riunione della commissione Giustizia che si è tenuta martedì 12 aprile. In quell?occasione il presidente Gaetano Pecorella, onorevole di Forza Italia da sempre favorevole all?amnistia, aveva già anticipato che avrebbe rilanciato con forza il tema. An, però, a quella riunione non c?era a causa della riunione urgente sul da farsi di An. Ed è stato La Russa, alla fine, ad annunciare il ?no condizionato? all?amnistia. Un no che nei fatti chiude il dibattito. Per An, infatti, la discussione si può fare solo se si può discutere anche di riforma e restrizione della legge Gozzini, che norma le pene alternative al carcere. Una posizione che l?opposizione di centrosinistra – formalmente compatta nel dirsi favorevole all?amnistia – non potrebbe mai accettare. Che la discussione si sarebbe chiusa con un nulla di fatto l?Unione dice di averlo capito all?inizio della riunione in commissione Giustizia, quando si sono accorti che An e Lega mancavano all?appello. «Bisognerebbe pensare a un provvedimento che costruisca un percorso alternativo per tutti i detenuti, una sorta di affidamento in prova alla fine del quale sia possibile una valutazione. Ma la maggioranza sembra non voglia neppure sentirne parlare», ha spiegato un deputato diessino. La decisione di An che ha chiuso i giochi (e le speranze dei detenuti, andate in fumo per l?ennesima volta) era stata preceduta di poco, peraltro, dalle parole del ministro della Giustizia, Roberto Castelli che aveva fatto sapere di considerare impossibile un provvedimento di indulto o amnistia «a meno che non si sacrifichino le riforme ferme in Parlamento». La sinistra radicale insiste e propone ai ?liberal? della Cdl una soluzione a dir poco provocatoria: «Isolate la Lega e discutiamo». Con l?aria che tira all?interno della Cdl non è il caso. Peraltro, anche nel centrosinistra i dubbi e le resistenze non si contano, da quella – prevedibile – del solito Antonio Di Pietro a quella di molti diessini, anche autorevoli (il capogruppo alla Camera, Luciano Violante in testa) che giudicano da sempre tale strumento «una riforma inutile: non risolve i problemi delle carceri né del processo, le svuota ma nel volgere di poco tempo si riproduce l?affollamento», dicono. Un ponte verso Pannella Insomma, sembra un gioco a catena, in cui il no dei duri della maggioranza conta sul no dei duri dell?opposizione. Formalmente, comunque, la discussione è stata rimandata a mercoledì 20, in commissione Giustizia della Camera, e non è escluso che il tema venga ripreso in sede di (delicatissima) verifica di governo: un parere positivo gioverebbe alla Cdl per riallacciare i rapporti con i Radicali (Pannella, dalla morte del Papa, ha cominciato uno sciopero della fame e della sete sospeso solo quando la discussione sull?amnistia è stata calendarizzata). Il testo che molti pensano rimarrà in piedi è quello che prevede solo un indulto parziale: si tratta di un provvedimento incardinato sempre dalla commissione Giustizia della Camera poco più di due anni fa e poi abbandonato. È un indulto di due anni revocabile, con una serie di specifiche esclusioni e contrappesi, di cui è primo firmatario il deputato diessino Siniscalchi. Al Senato giace un testo simile e il presidente Marcello Pera ha ?sollecitato? i senatori a esaminare il testo sull?amnistia «ma lo stato dei lavori alla Camera almeno è uno stadio più avanzato», è stato notato. Sull?amnistia, al solito, è stato fatto molto rumore per nulla. Papa o non Papa che sia. Mondo carcere Numeri da paura In base ai dati forniti dal sito del ministero di Giustizia (www.giustizia.it)che si riferiscono al 31 dicembre dell?anno scorso, nelle 205 carceri italiane sono detenute 56.068 persone. Di queste, 36.032 sono i condannati e 20.036 gli imputati. Negli istituti per le misure di sicurezza sono rinchiusi solo 1.218 detenuti. Gli altri sono distribuiti nelle 35 case di reclusione (8.734), e nelle 162 case circondariali (46.116). Quanto alla distinzione per sesso, gli uomini sono 53.479 (il 95,38% del totale), 2.589 le donne. Nel 2004 sono state 82.275 le persone che dalla libertà sono entrate in cella. Gli stranieri hanno costituito il 39% del totale degli ingressi. La fascia d?età più rappresentativa della popolazione carceraria è di gran lunga quella fra i 25 ei 39 anni (53,9%), gli over 70 al contrario sono solo lo 0,6%, mentre gli under 20 sono il 2,4%. Pochissimi i laureati che al 31 dicembre risiedevano in carcere: solo lo 0,9% del totale, mentre il 91,2% dei reclusi non ha un titolo di studio superiore alla licenza media (gli analfabeti sono l?1,4%). Nel 27,1% dei detenuti uomini e nel 26,5% delle detenute donne si riscontrano problemi legati alla tossicodipendenza, gli alcoldipendenti sono invece il 2,1% dei reclusi. Sono, infine, 1.383 (2,4% dei detenuti presenti) quelli affetti da Hiv.


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