Welfare

Sul pianeta punti sbarcano gli extraterrestri

Arrivano da Arabonia. Sapranno integrarsi?

di Redazione

I Puntiani sono un popolo strano. Ci sono tipi come “Bossitron, l’odiamarziani” o le “signorine sorriso”. La cosa strana,
poi, è che sono i loro capi per primi a non conoscere le regoledi Randa Ghazi
Io sono un marziano. Abito in un pianeta, diciamo Arabonia, un pianeta grande e ricco, o meglio, un tempo lo era, poi qualcuno è passato e ha depredato le sue risorse, ora è a pezzi, i marziani-capo se lo gestiscono molto male e io e la mia famiglia siamo quasi allo stremo. Partiamo, attraversiamo lo spazio, rischiando la vita quando delle meteoriti vaganti ci sfiorano e dei buchi neri provano ad inghiottirci. Là fuori è pieno di pericoli, la traversata è un rischio, ma non abbiamo altra scelta.

L’arrivo
Finalmente arriviamo al pianeta Punti. Questo è un posto molto più sviluppato di Arabonia ma un tantino squilibrato. Ci sono una serie di dinamiche che non capiamo. Punti sarebbe anche un posto carino, sembrano aver bisogno di noi, ma non lo ammettono. Ci lasciano entrare ma continuano a guardarci in cagnesco.
Ci sono personaggi strani, in questo pianeta, come ad esempio “Bossitron l’odiamarziani”, uno che passa il tempo a sbraitare contro tutto e tutti e mangiare salumi ai gazebo delle feste di Bossitrandia (una porzione del pianeta per cui Bossitron vorrebbe la secessione? dicono che il suo piano successivo sia lo sganciamento della crosta di Bossitrandia dal resto del pianeta e poi dalla galassia, e che infine vorrebbe la secessione da se stesso, come sintesi suprema del federalismo spaziale). Ci sono anche le “signorine sorriso”, una serie di esseri femminili che si muovono in gruppo mostrando le grazie finché non vengono agganciate con un ramo da pesca spaziale da signori molto grossi e pelati, i “polverizzatori di appalti”, uomini molto potenti con agganci dappertutto che gestiscono il pianeta da dietro le quinte e trovano lavoro alle signorine avvenenti? E poi molti altri strani individui, che sembrano non amare i marziani.
O meglio, alcuni di loro sono gentili, altri cambiano lato della strada quando ci vedono. Alcuni non vorrebbero mai mischiarsi con noi, eppure ci danno i loro anziani da accudire, o le loro case da pulire.
Una volta ne ho persino sentiti alcuni dire: «Questi stranieri, non se ne può più… sono troppi, troppi!» oppure «devono rispettare le nostre regole, i nostri valori, se no a casa loro», eppure poi tifano squadre composte di soli stranieri o insultano la loro bandiera, il loro inno e chissà cos’altro.

Come fare carriera
A Punti tutto si fa con i punti, ovviamente. Ad esempio per far carriera servono “punti”, ovvero conoscenze, intrallazzi, bellezza, furbizia, e ovviamente disonestà. Nei punti non sembra rientrare il merito, ma è un pianeta strano ve l’ho detto?
Gli autoctoni sono governati da dei tizi simili ai nostri marziani-capo, ma mi sono sorpreso di una cosa: non conoscono le regole. Le regole del gioco, intendo dire. La loro grande tavola delle leggi, fatta di 139 punti, è tipo un fossile che nessuno consulta mai. Li ho sentiti parlare, e ho visto – tutti abbiamo visto – che nessuno li conosce, questi 139 punti. Non sanno neanche che sono 139. I capi, voglio dire. Strano, perché siamo nel pianeta Punti.
Tant’è che mi sono accorto che non sono gli unici a non conoscere le regole, anche gli abitanti di questo strano pianeta che sembra non volersi molto bene non le conoscono come si deve. Li ho visti parcheggiare le loro navicelle sospese in mezzo al cielo, passarsi mazzette, chiudere più di un occhio su una serie di cose che ad Arabonia avrebbero scatenato un putiferio, e insomma dimenticarsi dei loro punti, che considerato il loro nome dovrebbero essere un po’ il loro senso d’esistere.

Grande
novità
Comunque mi hanno detto che c’è una novità.
Devo fare domanda per rimanere qui, a Punti, e devo stipulare un contratto con i capi. Lo chiamano “accordo”, anche se non ne abbiamo mai parlato prima, e quindi non so su cosa esattamente ci saremmo accordati.
A quanto pare io mi impegno a fare una serie di cose. Imparare la loro lingua, e questo lo capisco. Mandare i miei figli negli istituti scolastici, perché si istruiscano. Lo condivido. Facciamo così anche ad Arabonia, d’altronde.
Quello che mi ha fatto sorridere, però, è il fatto di dover acquisire «una sufficiente conoscenza della cultura civica e della vita civile, con particolare riferimento ai settori della sanità, della scuola, dei servizi sociali, del lavoro e degli obblighi fiscali» e di dover «conoscere l’organizzazione delle istituzioni pubbliche».
Beh, questi mi controllano e io devo fare 30 punti, se voglio rimanere qui. Devo seguire una sessione di formazione civica, altrimenti mi sottraggono 15 punti. Ovvio, siamo nel pianeta Punti.
Ho chiesto se a queste sessioni ci sono anche gli abitanti del pianeta, però. E mi hanno detto di no. Beh, sapranno tutto a memoria, ho pensato. Ci sono nati, qui. Ebbene, qualcuno mi ha detto che alcuni Puntiani non conoscono neanche il nome del Presidente della loro Repubblica. Che non conoscono la tavola delle leggi, non sanno quante siano, né loro né i loro capi a dire il vero, di certo non Bossitron. Che non conoscono «l’organizzazione delle istituzioni pubbliche». Delle loro istituzioni, intendo dire.

Quasi quasi torno
al mio Paese
Strano, questo pianeta. Forse dovrei tornare ad Arabonia? o forse no. Mi serve un lavoro, mi serve un futuro. Mi serve un permesso a punti. No, non per essere un Puntiano, solo per calpestare questo suolo. No, non per votare, o esprimere preferenze, solo per iniettare capitale nella sua economia. No, non perché lo amo. Ma perché non ho altra scelta. È così, la vita a Punti.

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