Volontariato

Sul ciglio della strada

di Giulio Sensi

Mentre una parte della popolazione, specialmente giovane, non sa come concretizzare il normale sogno di una vita autonoma, l’altra parte avverte come un peso fastidioso i patrimoni accumulati con una vita di sacrifici o una normale eredità.

Dalle mie parti, nella tanto apprezzata Toscana, ci sono ad esempio persone che hanno grandi, fertili e invidiati campi lasciati in disuso ad affacciarsi annoiati sui cigli delle strade.

D’estate l’erba cresce e con l’avanzare dell’età è sempre più faticoso per i proprietari -e i loro figli o nipoti indaffarati- tagliarla o trovare qualcuno che lo faccia.

Fino a vent’anni fa i contadini venivano a rasarli gratuitamente un paio di volte durante l’estate in cambio del fieno. D’inverno, quando pioveva abbondantemente, l’acqua fluiva nelle fosse attorno tenute ben pulite.

Oggi di contadini se ne vedono sempre meno, anche di campi per carità, ma di contadini meno ancora. Il paesaggio toscano si riduce talvolta a distese di vegetazione che lo rendono più simile ad una giungla piuttosto che alle cartoline delle vacanze che teniamo appese in casa. I canali intorno sono trascurati e alla prima pioggia si allaga tutto. La gente si indigna contro i politici e la pubblica amministrazione.

L’altro giorno mi è capitato di vedere un’immagine che ci rappresenta: finalmente lo stanco proprietario aveva tagliato o fatto tagliare l’erba. Sul campo erano posate suggestive balle di fieno, ma sul ciglio della strada rimanevano alti ciuffi di erbaccia e cartacce.

Alla mia domanda sul perché di questa anomalia, mi risponde che a rasare il ciglio della strada ci doveva pensare il Comune e che era scandaloso che ad agosto inoltrato questo non fosse stato fatto.

Ribatto, poco ascoltato, che se ciascuno pensasse ai pochi metri del ciglio prossimo alla sua proprietà, il Comune potrebbe fare cose più importanti e la gente dare un semplice contributo alla cosa pubblica. Magari comunicandolo in qualche modo al Comune stesso e facendolo senza creare pericoli e in sicurezza. Con un piccolissimo prezzo pagato da chi ha la fortuna di possedere un campo tutti ne ricaverebbero un ambiente più bello e pulito. Anche io che non ho campi ma passeggio su quei cigli.

Un amico intellettuale mi ricorda una citazione di Piero Calamandrei che parlava di come le cose di tutti dovrebbero avere più valore di quelle private. E penso che fra l’inciviltà di un ciglio abbandonato da un proprietario perché non è suo e l’inciviltà di considerarlo privato in virtù del fatto stesso di tenerlo pulito, esiste un campo di cittadinanza in disuso: considerare quel ciglio su cui tutti passeggiano un bene pubblico e custodirlo come tale.

Anche questa è una banale metafora dell’Italia.

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