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Sul caso Pavarotti il fisco ha ragione

Non ci si può nascondere dietro la beneficenza, come ha fatto sui giornali il celebre tenore che oltretutto non gestiva una Onlus

di Salvatore Pettinato

Abbiamo chiesto al nostro esperto di fisco e non profit di commentare la vicenda del ?Pavarotti and Friends? che nei giorni scorsi ha riempito le cronache dei quotidiani, e non nelle pagine di spettacolo. Anche per sgombrare il campo da possibili incomprensioni.

Di Salvo Pettinato
Affrontare l?evento-Pavarotti (l?ultimo) all?insegna di certezze come la ?beneficenza non va tassata? (frase che le cronache attribuiscono a Nicoletta Mantovani) mi induce a qualcosa che sta a metà tra la tenerezza e la stizza. La seconda è dovuta alla noia di subire le consuete autocelebrazioni senza attenzione per le leggi, le quali o si cambiano o si rispettano (questa è la civiltà da più di un secolo almeno).
Stando alle cronache l?errore attribuito dalla Guardia di Finanza alla società (di capitali e commerciale) Pavarotti Horse Show, salvo che su queste cose si devono sempre analizzare le carte ufficiali e non i racconti, è fiscalmente pacchiano: le entrate, infatti, anche se erogate a fini benefici, erano realizzate da una società fiscalmente inquadrata come la Fiat, cui è concesso devolvere solo parziali quote del reddito imponibile (2%) e non degli incassi (?girati? o meno agli assistiti), ma del reddito tributario dichiarato. E si aggiunga che la ?fiscalità? viene giocata tutta nella fase della raccolta: l?analisi dell?esito (Mostar, Afghanistan, bambini e simili) nella legge italiana non ha spazio (ce l?ha, ovviamente, nella morale e nell?immagine).
Stiano comunque tranquilli gli innumerevoli promotori di eventi spettacolistici con scopi non profit: sotto l?inquadramento soggettivo di onlus, o anche solo di ente non commerciale, e neppure necessariamente associativo, le esenzioni concesse dalla legge restano e bastano.
Se invece si usa una società, quelle regole non si applicano e dunque, nel caso di Modena, o si è stati consigliati male oppure si è scherzato col fuoco. Sono anni che i contenuti di queste note sono diventati luoghi comuni ripetuti di continuo, stucchevoli a leggerli e a scriverli. Io credo che l?euforia autocelebrativa che caratterizza nel mondo moderno il ?glamour? degli eventi benefici, purtroppo avvallate dal culto della visibilità-presupposto, genera necessariamente impatti non sempre controllabili, che oltretutto non ispirano solidarietà nelle persone comuni: siccome, dunque, un minimo di scandalo emerge, sarebbe davvero il caso di intervenire presto, dall?alto, su questi fenomeni perché il loro clamore attenta a troppe credibilità che, invece, sarebbero utili se restano intatte.
(P. S. parlare dei duetti musicali del maestro sarebbe fuori tema, e poi il diritto di espressione è sacro in democrazia: ma perché non si parla mai anche del diritto di impressione, cioè quello di non subire impunemente qualunque espressione altrui?).

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