Welfare

Sul carcere un silenzio assordante.

Il problema del sovraffollamento nelle carceri non fa che peggiorare

di Riccardo Bonacina

Una recente direttiva dell?Unione europea concede a ogni pollo da allevamento 800 centimetri quadrati di spazio vitale. Non si può dire altrettanto per i detenuti delle carceri italiane: una delegazione di alcune associazioni del volontariato ci scrive facendoci sapere che durante una visita a Regina Coeli a Roma, ha trovato 14 reclusi in una cella che ne dovrebbe ospitare quattro. Un anno dopo il dibattito su amnistia e indulto in occasione del Giubileo, alimentato dalla richiesta di un gesto di clemenza da parte del Papa e fallito per il mancato accordo fra Casa delle Libertà e Ulivo, il problema del sovraffollamento carcerario non fa che peggiorare. Gli ultimi dati filtrati dal riserbo del ministero della Giustizia parlano ormai di 57mila detenuti, cifra record mai raggiunta finora, a fronte di un numero di posti regolamentare di 41.983 e di una capienza tollerabile di 47.919. Come sottolinea il documenta rapporto sulle carceri del nuovo Annuario sociale 2001 del gruppo Abele, la misura Ue sugli spazi vitali dei polli è volta a evitare il fenomeno del cannibalismo dovuto all?eccessivo affollamento. I detenuti non arrivano a tanto, ma in compenso se la prendono con il proprio corpo: gli episodi di autolesionismo sono cresciuti in modo costante fino a raggiungere i 6536 nel ?99, ultimo anno rilevato. Anche i tentativi di suicidio sono ai livelli massimi, con il picco di 933 nel ?98 e la cifra comunque considerevole di 920 nel ?99, di cui 53 riusciti. Solo la metà dei detenuti, esattamente il 51,56%, è stato condannato in modo definitivo. Il 25,5% è in attesa di giudizio, il 14,2% in attesa di appello e il 6% di ricorso (gli altri sono gli ?internati?). Per difficoltà logistiche non esiste una separazione fisica fra condannati con sentenza definitiva e detenuti in custodia cautelare. A giugno 2000 su un totale di circa 53mila detenuti ben 14 mila 602 erano tossicodipendenti; la popolazione carceraria straniera ha raggiunto quota 15 mila 842 a gennaio di quest?anno, di cui solo 402 comunitari. In calo la percentuale di detenuti iscritti a un corso professionale: dal 9,5% del primo semestre 1990 al 6,5% del secondo semestre 2000. Nel corso del 2000 sono stati affidati in prova ai servizi sociali 4952 detenuti (di cui 1448 tossicodipendenti) e 19 mila 222 condannati non entrati in carcere (di cui 5 mila 292 tossicodipendenti). Solo 1297 affidamenti sono falliti. Nel 1999 su 22 mila 616 affidamenti in prova gli evasi sono stati 39, pari allo 0,17%. Intanto continuano ad arrivarci lettere di denuncia, dopo quelle da Palmi e di Sulmona, questa settimana una lettera da San Vittore dove un gruppo di detenuti ha iniziato alla fine di luglio uno sciopero della fame per denunciare le condizioni di detenzione inaccettabili. Eccola: Portare avanti forme di lotta violente in carcere sarebbe controproducente per il semplice motivo che ?l?opinione pubblica? per bene indirizzata dai ?mezzi di informazione? (giornali, tv, ecc?) che ci dipingerebbero come i soliti delinquenti comuni, violenti e incivili (malati). Quindi la forma di lotta più idonea per raggiungere o per almeno sensibilizzare l?opinione pubblica è a nostro parere lo sciopero della fame in un primo momento e in un secondo ci sarà anche lo sciopero della sete, e se sarà necessario fino alle conseguenze estreme che portano la fame e la sete? è vero o no che l?unica cosa che ci rimane è il nostro corpo?!! Quindi ce lo mangeremo noi preferibilmente, e a voi cari grassi signori rimarranno solo le nostre ossa, ma molto grosse e pesanti? lettera firmata, San Vittore – Milano


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