Volontariato
Sul campo, per educare alla legalità. Palermo a viso aperto
Un centro nel nome di don Puglisi, uno per Borsellino, una fondazione per ricordare Falcone.
Basta una risposta per capire che a Palermo le cose funzionano in modo un po? speciale. Maurizio Artale, responsabile del Centro di accoglienza Padre Nostro lo ha sperimentato senza neanche aver il tempo di fiatare, appena messo il piede nel Centro. Racconta: «Avevo visto un gruppo di ragazzini al bar e mi sono offerto di pagare il gelato a tutti. Uno di loro, alto un soldo di cacio, mi ha guardato un po? torvo e mi ha detto: e tu che vuoi? E senza prendere il gelato è andato via. Ho capito subito: ci sono posti in cui nessuno dà niente per niente».
Nato nel 1993 nel famoso quartiere Brancaccio, il Centro creato dallo stesso don Pino Puglisi che meno di un anno dopo avrebbe trovato la morte per mano di un killer di mafia, oggi ha altre due sedi in altri quartieri di Palermo, luoghi in cui chi ti regala un motorino prima o poi ti chiede qualcosa in cambio. E di questi regali se ne fanno spesso.
Racconta ancora Artale: «L?educazione alla legalità è la base degli interventi del nostro centro, che sono i più disparati ma mirano tutti alla promozione umana, alla liberazione della persona dalle strumentalizzazioni. Quest?anno, tra le altre cose, abbiamo aiutato sette donne (alcune delle quali nonne) a conseguire la licenza media. Ma non è stato facile, l?iniziativa non era vista di buon occhio, persino da qualche marito. La cultura porta indipendenza e qui si sospetta dell?una e dell?altra».
Da dieci anni, da quando le stragi di Falcone e Borsellino hanno mostrato la mafia in tutta la sua purulenza, la lotta a questa mentalità criminale a Palermo non si è fermata un attimo.
Grazie anche al Centro Paolo Borsellino e alla Fondazione Falcone, promotori di una serie infinita di iniziative tutte volte alla diffusione di una cultura antimafia. Il centro Borsellino punta sull?intervento a favore dei minori a rischio, perché «sperimentino quella qualità della vita che dovrebbe essere diritto di ogni persona». La fondazione Falcone lavora con i ragazzi delle scuole in tutta Italia e investe molto sulla ricerca e gli studi in tema di criminalità e giustizia.
Giù le mani
Nell?ambito del volontariato palermitano l?attività con i minori è una tra le più diffuse. Ci sono iniziative finalizzate al semplice intrattenimento. Ma una grande quantità di energie è spesa con i minori a rischio, nei quartieri che presentano particolari condizioni di disagio economico-sociale. In queste zone della città occuparsi di minori significa toglierli dalla prepotenza di ogni giorno, dalle grinfie della criminalità. Significa offrire spazi e attività alternativi. «In questo quartiere droga, dispersione scolastica e analfabetismo sono di casa», racconta Marco Milazzo, responsabile del Centro di Accoglienza don Giuseppe Puglisi, che opera dal 1993 nel quartiere Montegrappa – Santa Rosalia. «Sono tutti fattori che offrono manovalanza alla criminalità. Per questo le nostre attività, tra cui laboratori teatrali, musicali, di ballo latinoamericano e lingue straniere, vogliono offrire spazi ?sani? di aggregazione». E iniziative del tutto simili sono presenti allo Zen, a Brancaccio, a Borgo Vecchio, all?Albergheria?
In missione notturna
Altro è invece l?impegno di Biagio Conte, il missionario laico che dopo aver lasciato la famiglia d?origine e aver vissuto in eremitaggio decise di tornare in città e di occuparsi di quelli cui nessuno, ma proprio nessuno, pensava. Nel 1991 ha fondato la Missione di speranza e carità, che resta ancora oggi l?unico centro di accoglienza per i senza fissa dimora della città. Il Comune gli aveva messo a disposizione una struttura vecchia e cadente nei pressi della stazione centrale che lui ha trasformato in un centro accogliente. Oggi ospita 96 persone mentre 200 vivono in altri locali in via Oreto. In più circa 900 famiglie ricevono aiuti di tutti i tipi, dal cibo al vestiario alle medicine alle prestazioni mediche. Fondamentale è la cosiddetta ?missione notturna?, incontro serale con barboni, extracomunitari, prostitute e tossicodipendenti, per portare un orecchio attento, un silenzio partecipe e, col freddo, coperte e vestiti. I volontari della missione sono in tutto un centinaio.
Input
Sito Centro Padre Nostro
Centro di accoglienza don Giuseppe Puglisi tel. 091.425186
Missione di speranza e carità
Centro di accoglienza don Giuseppe Puglisi
Noi, i ragazzi di Paolo
Hanno incontrato Rita Borsellino nelle scuole, dove da anni porta l?impegno di una lotta senza tregua alla cultura mafiosa e il ricordo dei giudici scomparsi che non dovrà sbiadire mai. Oppure sotto casa sua, in via D?Amelio, dove un albero di ulivo ricorda la vita che continua laddove tante vite sono state stroncate. «è stata Rita a chiamarci così, noi, ragazzi che da tutte le parti d?Italia ci incontriamo ogni 19 luglio a casa sua», dice Alex Corlazzoli, «e ogni anno si aggiunge qualcuno, che ha voglia di continuare a credere agli ideali di Paolo». Dopo le stragi c?è chi è andato spontaneamente sotto quell?albero, qualche altro vi è stato indirizzato, altri ancora sono stati invitati da Rita Borsellino.
Nasce così questo gruppo, informalmente, e dallo scorso maggio si è costituito in associazione onlus e comprende persone di Crema, Napoli, Messina, Adria, Udine, Firenze e altre città ancora.
«Il nostro impegno principale è fare memoria, dove ?fare? significa rimboccarsi le maniche. Per questo da anni organizziamo progetti di educazione alla legalità nelle scuole, cercando di far capire che la mafia non è solo un problema della Sicilia. E poi adesso abbiamo pubblicato questo libro».
Un libro che racconta la nostalgia per un amico che non c?è più, il dolore e la tenacia di una sorella che non molla, la durezza di un giornalista che non molla anche lui. E poi i racconti di tanti giovani, che il pomeriggio di un 19 luglio erano dietro alla loro normalissima vita. Che da allora ha qualcosa di speciale. Tutti ragazzi di Paolo, quel Paolo Borsellino ucciso dalla mafia proprio dieci anni fa.
Prossimo impegno è il progetto ?ape maya?, un campo di lavoro in un quartiere disagiato di Monreale al quale invitare dieci volontari di città del nord Italia.
Info:
Sito Ragazzi di Paolo
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.