Fondazioni di impresa

Sul campo e con i partner, la filantropia “made in Parma”

Un team di Chiesi Foundation, guidato dalla presidente Maria Paola Chiesi, per una settimana in Burundi a incontrare i partner dei progetti a cavallo fra ricerca scientifica e cooperazione. E con uno dei più famosi neonatologi africani, il senegalese Ousmane Ndiaye, a importare nell'ospedale di Ngozi, dove operano da tempo, il metodo per aiutare le madri coi loro figli prematuri

di Giampaolo Cerri

Una settimana di lavori in Africa e con gli africani. La Chiesi Foundation, dal 2005 la fondazione di impresa di uno dei maggiori gruppi farmaceutici, Chiesi appunto, inaugura un nuovo metodo di lavoro: andare in loco, incontrare i partner, confrontarsi sui risultati e sugli scenari.

È accaduto dal 16 al 21 ottobre scorso, a Ngozi in Burundi. Qui la presidente Maria Paola Chiesi e il coordinatore Massimo Salvadori hanno voluto realizzare il Nest Partners Meeting, raduno degli interlocutori del progetto Neonatal Essential Survival Technology – Nest, il modello Oms che mira a ridurre i tassi di mortalità neonatale, agendo sulla quali dell’assistenza in quelle aree del Pianeta in cui l’accesso alle cure non è ancora garantito.

Da 18 anni un lavoro con la scienza e la solidarietà

Chiesi Foundation, nata per operare nella scienza e nella solidarietà, e attiva con programmi di cooperazione internazionale e ricerca, lavora da tempo su Nest ma in Burundi è stata una prima anche per la realtà parmense. Una settimana feconda perché, come riporta una nota della fondazione di impresa, «sono stati presenti, durante la settimana, direttori di ospedali, medici e infermieri provenienti delle rispettive neonatologie in Burkina Faso, Togo, Benin e Burundi» ma anche di un leader della sanità africana come Ousmane Ndiaye, neonatologo, professore di pediatria all’Università di Dakar e vicepresidente dell’African Neonatal association – Ana.

Giustamente fiera dell’iniziativa la presidente Chiesi: «Il Nest partners meeting della fondazione, che mi ha visto per la mia prima volta in Burundi, è stato un momento fondamentale per sottolineare, ancora una volta, l’importanza delle partnership e la necessità di operare attraverso azioni congiunte verso obiettivi comuni», spiega Maria Paola Chiesi, aggiungendo che «nel nostro caso, ridurre il tasso di mortalità e garantire cure neonatali di qualità nei paesi dell’Africa subsahariana francofona».

Il canto di benvenuto delle mamme dei prematuri

La presidente Chiesi ha visitato il reparto di Neonatologia dell’Ospedale di Ngozi, dove la fondazione opera da 10 anni, con attività di ampliamento degli spazi, e corsi di formazione per il personale sanitario. Qui è stata accolta con una tipica canzone di benvenuto in Kirundi dalle mamme del reparto Kangaroo Mother CareKma, pensato per neonati prematuri, malati o di basso peso alla nascita. «Un’esperienza incredibile», racconta, «che mi ha permesso di toccare con mano il valore quotidiano del nostro operato».


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Nella settimana del Partners meeting ha trovato spazio, appunto, anche una giornata dialogo con le istituzioni locali. «È stata quella del 18», spiegano da Parma, «dedicata al lancio del progetto Kmc sul territorio della provincia di Ngozi, e nella quale è stato aperto ufficialmente l’evento, dopo una visita presso l’unità di terapia intensiva neonatale dell’ospedale cittadino, finanziata dalla fondazione, con il governatore della Regione, Minani Desire, e il segretario permanente del ministero della Salute, Isidore Ntiharirizwa». Presenti anche il medico provinciale di Ngozi, Niyonzima Jean Bosco, Akindavyi Cléophile, direttrice generale del ministero della Salute e della lotta contro l’Aids, i direttori degli ospedali regionali del Burundi, e altri stakeholders nazionali e internazionali.

Durante la giornata, proprio il professor Ndiaye ha tenuto uno speech «in cui ha sottolineato l’importanza della Kmc come metodo salvavita a basso costo, soprattutto in contesti a basse e medie risorse, dove gli investimenti in ambito materno-neonatale sono ancora troppo limitati».

L’importanza Kangaroo mother care

La Kangaroo mother care, ha ricordato il neonatologo, è una metodologia di cura per i neonati pretermine, basata sul contatto prolungato skin-to-skin, sull’allattamento al seno esclusivo e su attività di follow-up. «La Kmc», ricordano alla fondazione, «è fortemente raccomandata dall’Oms ed è particolarmente efficace nei Paesi a basso reddito, grazie ai suoi benefici in termini di rapporto costo-efficacia, tra cui la riduzione del rischio di infezione, la stabilità metabolica, il miglioramento dell’allattamento al seno e il rafforzamento del legame madre-neonato, con conseguente riduzione della morbilità e della mortalità neonatale».

È stato invece Olivier Gahungere, rappresentante del ministero della Salute, a illustrare il piano di accelerazione Every Newborn Action Plan – Enap, «una roadmap che definisce obiettivi ed azioni concrete per ridurre la mortalità materna e neonatale al fine di raggiungere il target 3.2 dell’agenda di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite: entro il 2030, mettere fine alle morti evitabili di neonati e bambini sotto i 5 anni di età, con l’obiettivo per tutti i paesi di ridurre la mortalità neonatale a non più di 12 su 1.000 nati vivi».

Nel quartiere generale di Parma della fondazione, dopo l’intesa trasferta africana, si è tornati a lavorare con la consueta lena ma certo con una carica ideale ancora più forte.

Nella foto di apertura, Maria Paola Chiesi guida la delegazione di Chiesi Foundation durante la visita all’ospedale di Ngozi.

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