Salute e società

Suicidi tra gli anziani, Italia maglia nera in Europa

Discriminati per la loro età e colpiti da un tasso di solitudine che è il doppio di quello europeo, i plus agées del nostro paese se la passano davvero male. La denuncia dell'associazione italia di psicogeriatria riunita a congresso a Firenze

di Nicla Panciera

Non è un paese per vecchi: l’Italia è uno dei paesi occidentali in cui diventare vecchi presenta gli scenari peggiori, soprattutto rispetto ai Paesi anglosassoni, dove i tassi di suicidio in età avanzata sono la metà di quelli che avvengono in Italia. Lo dimostrano i dati relativi alla solitudine e ai suicidi, che nel nostro paese nel 38% dei casi riguardano persone con più di 65 anni, sebbene queste ultime siano poco più del 20% della popolazione. Le ragioni sono da ricercare nella solitudine e nel cosiddetto ageismo, l’insieme di discriminazioni dovute all’età anagrafica che minano il godimento dei diritti basilari degli “over” del nostro paese.

Di questa situazione si parlerà al 24° congresso dell’Associazione italiana di psicogeriatria, che si tiene a Firenze dall’11 al 13 aprile, intitolato “Integrazione e innovazione. Fondamenti del sapere psicogeriatrico”. Gli psicogeriatri denunciano che il tasso di solitudine è il doppio rispetto alla media dei Paesi europei: è un problema sociale, ma anche clinico, essendo associata ad un aumento del rischio di depressione, disturbi del sonno, demenza e malattie cardiovascolari. Coloro che non hanno nessuno a cui chiedere aiuto che sono il 14%, mentre coloro che non hanno nessuno a cui raccontare cose personali il 12%, a fronte di una media europea del 6,1% (dati Eurostat). Secondo alcuni studi, inoltre, ageismo e solitudine degli anziani sono strettamente associati.

«Gli anziani spesso vengono estromessi da misure di salvaguardia sanitaria, come avvenuto durante la pandemia, quando i posti in terapia intensiva erano destinati ai più giovani» spiega il Diego De Leo, presidente Aip.

«Questa impostazione è stata introiettata dagli anziani stessi, convinti che non possano essere utili alla società né attivi: questo non è frutto di un impoverimento cognitivo, ma di un’impressione del loro patrimonio intellettuale come detta la società. Occorre pertanto ribaltare questo modello. Oltre all’ageismo, vi è una vera e propria epidemia di solitudine: i paesi occidentali contano il 30% degli anziani afflitti da solitudine cronica e il 10% da una solitudine molto severa, che porta alla depressione e poi in alcuni casi proprio al suicidio. L’altro paese più vecchio al mondo insieme all’Italia, il Giappone, ha computato 45mila persone che ogni anno muoiono in completo isolamento, tanto che sono state create squadre di “death cleaners” che si occupano di bonificare i luoghi in cui sono avvenute queste morti in solitudine».

Foto di Joyce huis su Unsplash

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