Salute mentale
Suicidi in adolescenza: parlarne può salvare vite (qui i numeri da chiamare)
Sono molte le associazioni nate in memoria di adolescenti e giovani morti suicidi. Ciò che le accomuna è il desiderio di tendere una mano a chi sta male e non sa a chi chiedere aiuto. Abbiamo raccolto i numeri utili, ma soprattutto dato parola ad alcuni genitori. Perché, come dice la fondatrice di una di queste onlus, «dire “suicidio in adolescenza” fa paura, m parlare può salvare vite».
Sono 387 i casi registrati nell’ultimo anno al Bambino Gesù per tentato suicidio e ideazione suicidaria tra i giovani e i giovanissimi. 15 anni l’età media. Il 90% sono ragazze.
Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità-Oms il suicidio è la seconda causa di morte nei ragazzi tra i 15 e i 29 anni. Eppure non abbiamo ancora un sistema di sostegno efficace.
Manca la prevenzione (prima che affollino le neuropsichiatrie con tagli alle braccia, alle gambe, il corpo ferito dalla fame o dal desiderio di sentire dolore); manca l’ascolto (quando il rischio di suicidio si fa concreto e c’è bisogno di sorvegliare e di proteggere); manca la protezione (poi) per chi resta con il cuore che si sgretola e abbraccia tutte le tracce e la testa che si riempie di domande: cosa avremmo dovuto vedere o capire prima, cosa non abbiamo fatto per…
«Penso che chiedersi il perché di un suicidio sia un esercizio del tutto inutile», dice Domenico Diacono, il papà di Antonella, che si è suicidata a 13 anni: in suo nome è nata a Bari l’associazione Anto Paninabella. «Non è importante quel che è successo fuori, è importante la lettura che la vittima ha dato di quanto è successo. Chiederci perché si è tolta la vita non ci dà alcun suggerimento su cosa fare per evitare che questa storia si ripeta: ci dà invece un comodo alibi per dare ad altri o ad altro la colpa. La domanda da porsi, cruciale, è molto spesso invece: perché non ha chiesto aiuto? Questa domanda scomoda ci può portare a comprendere cosa poter fare per aiutare chi sta male come nostra figlia».
Chiederci perché un adolescente si è tolto la vita non ci dà alcun suggerimento su cosa fare per evitare che questa storia si ripeta. La domanda da porsi invece è: perché non ha chiesto aiuto?
Domenico Diacono, papà di Antonella
Già, a chi chiedere aiuto? In calce a questo articolo abbiamo raccolto una serie di numeri utili.
Consolare e supportare il genitore di un figlio suicida è complicatissimo. Forse impossibile. Lasciamo che siano le parole di una madre a parlare: «Era il 14 giugno 2017 quando la nostra vita è cambiata per sempre. Mio figlio maggiore si è tolto la vita. Con lui, è svanito il senso profondo della nostra esistenza e il nostro essere una famiglia “normale” e serena. Sopravvivere alla morte di un figlio è un dolore così devastante che può farti impazzire, toglie il respiro, toglie qualsiasi forza. Arriva immediatamente il senso di colpa e ti interroghi continuamente: se solo avessi… perché non ho capito…? Chi resta deve compiere la fatica maggiore, il cammino più difficile: riuscire a vivere, convivendo con il senso di frustrazione e di impotenza per essere stati esclusi da una scelta così estrema ed irreparabile e per non aver avuto la possibilità di dare il proprio aiuto in un momento di difficoltà e di disperazione accecante».
Di come non rimanere indifferenti di fronte a queste esperienze di vita e di dolore abbiamo parlato con Rocchina Stoppelli, presidente dell’associazione La Tazza Blu, nata in ricordo di sua figlia Giulia, che si è suicidata poco prima di compiere 17 anni.
Stoppelli, abbiamo detto all’inizio che non si fa prevenzione. Voi come associazione, analizzando i dati Istat, avevo scoperto che tra il 2010 e il 2020 si sono registrate più morti per suicidio (43.867 in totale, considerando anche gli adulti) che a causa degli incidenti stradali (34.164). Allora perché questo silenzio?
Il tema del suicidio è decisamente sottostimato probabilmente perché fa paura e se si continua a pensare che il suicidarsi sia una scelta individuale, e quindi il problema non ci riguarda. Invece noi sosteniamo chi si suicida è vittima di un dolore insostenibile e indicibile che, come via di uscita, vede solo la morte.
Quando un/una giovane si suicida è un fallimento della società intera. È troppo semplice scaricare tutto sulla famiglia, sulla scuola. Questa è una vera e propria piaga sociale e le istituzioni tutte devono farsene carico.
Quando un/una giovane si suicida è un fallimento della società intera. È troppo semplice scaricare tutto sulla famiglia e sulla scuola. Questa è una vera e propria piaga sociale e le istituzioni tutte devono farsene carico.
Rocchina Stoppelli – presidente dell’associazione La Tazza Blu
In Piemonte, nel 2021 un gruppo di giovani ha creato un’associazione che affronta il tema della salute mentale sui social. Si chiamano Tutto Annodato: il gruppo è nato dopo che Andrea, un loro compagno di liceo, si era tolto la vita e la scuola non aveva fatto nulla per sostenere gli alunni. Dalla sua esperienza, come è il mondo della scuola davanti a questi problemi?
La scuola è il luogo dove le ragazze e i ragazzi passano la maggior parte del loro tempo e dove possono essere più vulnerabili. Ed è anche il luogo dove l’associazione trova enormi difficoltà ad intervenire. Ancora troppo spesso ci troviamo difronte a muri invalicabili, non solo per la prevenzione ma anche per portare supporto alle scuole per aiutare i ragazzi e il personale scolastico a gestire la perdita di una compagna o un compagno, che si è suicidato.
C’è qualche progetto in concreto?
Il progetto Teen Aid è nato nel 2017 al liceo classico Cavour di Torino a seguito del suicidio di mia figlia Giulia e prevede una serie di interventi di sostegno nell’ambito scolastico a seguito di un suicidio in età adolescenziale. Lo scopo è quello di sostenere e guidare la scuola ed i sopravvissuti ad affrontare ed elaborare il trauma della perdita. Nel progetto sono presenti gli specialisti dell’ospedale infantile Regina Margherita, Asl di Torino, Asl TO3 , Associazione Emdr, Associazione Uan (pet-terapy), reparto di prossimità della Polizia Municipale di Torino.
Provi a dire ad alta voce “suicidio in adolescenza”: queste parole fanno paura e pronunciarle costruisce muri. Noi abbiamo deciso di avere il coraggio, l’onestà e la tenacia di usarle perché confidiamo nella forza delle parole. Parlare può salvare vite.
Rocchina Stoppelli
Perché è così difficile parlare oggi di questi temi?
Provi a dire ad alta voce “suicidio in adolescenza”: queste parole fanno paura e pronunciarle costruisce muri. Noi abbiamo deciso di avere il coraggio, l’onestà e la tenacia di usarle perché confidiamo nella forza e nella necessità delle parole. Vogliamo aiutare i giovani a trovarle e gli adulti ad avere il coraggio di usarle. Vogliamo dare voce anche a chi non ne ha più una. Parlare può salvare vite e noi non staremo in silenzio.
Gli adulti hanno paura del rischio emulazione. Lei cosa ne pensa?
L’idea dell’emulazione ha le sue radici nel fatto che dopo pubblicazione del libro I dolori del giovane Werther, pubblicato nel 1774, si registrò un aumento di suicidi. Quello che ho imparato in questi anni invece è proprio che la prima forma di prevenzione è il parlarne. Abbiamo visto che Giulia non stava bene, le abbiamo chiesto cosa non andasse, lei diceva tutto bene ma in verità niente andava bene, perché non ce ne ha parlato? Non conosceva le parole per dirlo, nessuno di noi le conosceva, perché nessuno le pronuncia.
Abbiamo visto che nostra figlia Giulia non stava bene, le abbiamo chiesto cosa non andasse, lei diceva tutto bene ma in verità niente andava bene. Perché non ce ne ha parlato? Perché non conosceva le parole per dirlo, nessuno di noi le conosceva, perché nessuno le pronuncia
Rocchina Stoppelli
Come si possono aiutare i sopravvissuti?
Semplicemente stando in ascolto, senza giudicare.
I dati statistici internazionali rivelano una tendenza a sottostimare il fenomeno del suicidio a causa di difficoltà di ordine metodologico e relative allo stigma sociale: spesso vige un tabù, e per motivi di ordine religioso e culturale, i suicidi non vengono registrati come tali. Davanti a questo fenomeno persiste tuttora un alone di pregiudizio, vergogna ed omertà. Le persone coinvolte soffrono in silenzio e sono abbandonate a loro stesse.
Info utili
La Tazza blu
L’associazione nasce in ricordo di Giulia, che si è tolta la vita prima di compiere di 17 anni. Gli obiettivi dell’Associazione sono di provare a riconoscere e dare voce ai pensieri suicidari che a volte attraversano la mente degli adolescenti, promuovendo attività di prevenzione e post intervento-traumatico. www.latazzablu.org
Papageno news
È un sito internet che fornisce indicazioni sul modo più corretto di fare informazione a proposito di casi di suicidio, o tentativo di suicidio, con particolare attenzione agli adolescenti. Il sito si rivolge ai giornalisti ma può essere utile a tutti coloro che intendono pubblicare su queste tematiche con qualsiasi mezzo. Si tratta di un progetto della Neuropsichiatria Infantile-Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche dell’Università degli Studi di Torino e del Master in Giornalismo Giorgio Bocca dell’Università degli Studi di Torino, gestito da Corep Torino.
www.papageno.news/
Tutto Annodato
È un progetto nato in provincia di Torino con l’obiettivo di sensibilizzare e ridurre lo stigma presente attorno ai temi della salute mentale. «La prevenzione del suicidio è un tema che ci sta particolarmente a cuore per il nostro vissuto», raccontano i fondatori. «Infatti, il nostro progetto nasce in seguito al suicidio di Andrea avvenuto nel maggio del 2021. Andrea era uno studente di 18 anni del liceo che frequentavamo, era un amico e compagno di classe per alcuni di noi. Questa tragedia ci ha toccato da vicino e ci ha resi consapevoli di molte cose, tra cui l’evidenza che la scuola, il posto in cui trascorriamo moltissimo del nostro tempo, non si preoccupa abbastanza della salute mentale degli studenti. Pensiamo che, con gli strumenti adatti, se si fossero riconosciuti i segnali d’allarme, Andrea avrebbe potuto ricevere aiuto. Quello che ci è accaduto ci ha fatto capire quanto fosse necessario creare uno spazio in cui i giovani potessero confrontarsi liberamente sui temi del malessere psichico. Il silenzio non significa per forza “star bene”. Perciò Tutto Annodato è il nome che abbiamo scelto per esprimere la sensazione che spesso si prova nel non sapere come affrontare una situazione di malessere».
tuttoannodato@gmail.com · Su Facebook · su Instangram
StayAleeve
È un’associazione non profit nata per incoraggiare, informare, lottare, ispirare e investire sulla sensibilizzazione contro la depressione, l’autolesionismo e il suicidio in particolare tra i giovani.
https://stayaleeve.org/
De Leo Fund
Dal 2007 si occupa di fornire supporto psicologico gratuito alle persone che hanno subito un lutto traumatico, la perdita di un proprio caro in modo improvviso, inaspettato e violento, come ad esempio da incidente stradale o sul lavoro, suicidio, omicidio, catastrofe naturale. Dal lunedì al venerdì è attivo il numero verde 800168678 attraverso il quale è possibile accedere ai servizi della Fondazione. La De Leo Fund nasce in ricordo di Nicola e Vittorio, figli del prof. Diego De Leo, psichiatra padovano esperto mondiale del tema del suicidio, e di sua moglie Cristina Trevisan. I due giovani adolescenti il 5 aprile 2005 hanno persero la vita in un incidente automobilistico a Padova.
https://www.deleofund.org/
Panina Bella
Nata in memoria di Antonella Diacono, che si è suicidata a 13 anni. Non è un’associazione di supporto immediato: non gestisce richieste di aiuto in emergenza, né offre sportello psicologico per individui o scuole. Possono però in caso di necessità fare da collegamento verso gruppi già esistenti, istituzioni, professionisti e centri specializzati.
https://www.paninabella.org/
Telefono Amico Italia
Sostiene le persone che hanno bisogno di ascolto attraverso tre canali: il numero unico telefonico nazionale (02 2327 2327), il servizio di chat WhatsappAmico (324 011 7252) e la mail, accessibile attraverso la compilazione di un form anonimo sul sito www.telefonoamico.it
Nei primi sei mesi del 203 ha registrato 3.700 richieste d’aiuto relative al suicidio. «Nel 2022 abbiamo raccolto complessivamente quasi 6mila richieste d’aiuto da parte di persone attraversate dal pensiero del suicidio o preoccupate per il possibile suicidio di un proprio caro» precisa la presidente Monica Petra.
Proteggo Itaca
Progetto di accoglienza telefonica per le persone che soffrono di disagio psichico e per i loro familiari. Offre ascolto empatico, sostegno alla persona e orientamento nel mondo dei servizi della Salute Mentale. Linea telefonica attiva dal lunedì al venerdì: ore 9.00 – 22.00 E-mail: info@progettoitaca.org
Save the parents
È un’associazione di promozione sociale nata a Roma nel 2019, finalizzata all’accoglienza e al sostegno dei genitori che hanno perso un figlio. È la prima in Italia ad avere questa mission unica e specifica: sostenere i genitori “defigliati”, un aggettivo forse brutto ma segno di come la nostra cultura poco consideri queste persone, tanto da non avere nemmeno una parola per indicarle.
savetheparents.it
Se tu o una persona che conosci avete pensieri suicidari potete rivolgervi a:
- Numero di emergenza unico europeo 112
- Lucy, la linea telefonica dell’Ospedale Bambino Gesù, 06.68592265, attiva tutti i giorni 24 ore su 24.
- Se sei un minore in difficoltà e hai bisogno di parlarne con qualcuno o se qualcuno che conosci ha bisogno di aiuto, contatta il Servizio 19696 di Ascolto e Consulenza di Telefono Azzurro mediante linea, chat o Facebook, visita il sito www.azzurro.it
- Telefono Amico 02.23272327 oppure Whatsapp al numero 345.0361628
- Qui puoi trovare un elenco a cui rivolgerti. Sono luoghi di ascolto e di sostegno con personale specializzato, pronto ad aiutarti.
In apertura foto di Nick Fewings by Unsplash
Ha collaborato Rossana Certini
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