Non profit

Sugli orsi il Trentino ha sbagliato tutto, parola d’esperto

Ermanno Giudici, direttore programmi Italia di Save the Dogs e autore del blog “Il patto tradito”, spiega come il diverso approccio avuto in Abruzzo ha permesso una migliore convivenza con i plantigradi. «È venuta a mancare un’educazione che avrebbe dovuto essere conseguente alla reintroduzione degli animali con il programma europeo Life Ursus. Forse hanno avuto paura di spaventare i turisti, ma così si è fatto peggio»

di Antonietta Nembri

I grandi carnivori – lupi e orsi – sono visti come dei nemici la cui convivenza con noi umani sembra impossibile. Eppure a sentire un esperto come Ermanno Giudici, direttore programmi Italia di Save the Dogs, formatore sui diritti degli animali e divulgatore attraverso il blog “Il patto tradito” con gli orsi si può convivere. «Ci sono due cose che vanno innanzitutto evitate: inseguire gli animali selvatici quando li incontriamo in natura per avere un bel selfie da pubblicare sui social e l’altra cosa è non dar loro da mangiare, far trovare loro il cibo è un modo per renderli confidenti e questo non va bene», spiega Giudici. Che aggiunge: «Il caso di Jj4 poi è quello di un’orsa con dei cuccioli ed è questa la motivazione scatenante di un attacco difensivo. Nella stagione riproduttiva gli orsi maschi tendono a uccidere i cuccioli per potersi riprodurre con una femmina e Jj4 ha reagito seguendo il suo istinto».

Ad ascoltare Giudici si capisce come in Trentino non si è fatta prevenzione ed educazione «Ci sono delle tecniche di convivenza con gli orsi. Una di queste è quella di non abbandonare i sentieri che gli animali percepiscono come percorsi per gli uomini e l’altra è quella di fare rumore così che gli animali si allontanino e poi occorre tenere presenti i ritmi biologici», continua il direttore programmi di Save the Dogs, molto scettico anche sull’idea di “deportare” gli orsi in eccesso nei santuari, calcolando che un plantigrade in una notte è in grado di percorrere fino a 30 km. Giocare con la paura delle persone non ha senso per lui «ogni anno muoiono decine di persone per le fucilate dei cacciatori, ma in tutti questi anni per esempio di ritorno del lupo nei nostri territori non c’è stato un solo morto».

Ma torniamo a come convivere con i grandi carnivori. «In Abruzzo, ci sono avvertenze lungo i sentieri come quello di non percorrerli con i cani liberi e durante la stagione degli amori alcuni percorsi sono interdetti. In Trentino invece è completamente mancata la divulgazione e la formazione della popolazione e questo lo si nota anche perché, per esempio se si pensa agli incidenti con gli orsi, prima di questo tragico che ha portato alla morte di Andrea Papi, sono avvenuti tutti in Trentino e con il coinvolgimento dei cani lasciati liberi lungo i sentieri».
Insomma la provincia autonoma non ha gestito la convivenza con questi animali «ma la loro demonizzazione allontana ancora di più la possibilità di imparare a convivere e diamo anche un pessimo messaggio perché riduciamo il tutto ad abbattere il nemico in una logica perversa». L’ultimo pensiero è per Jj4 che è al momento rinchiusa al Casteller «non basta dire non uccidiamola, ma condannarla a una vita in cattività che non rispetta la sua natura non è la soluzione ottimale, lo ripeto l’unica soluzione è imparare a convivere».

In apertura photo by Vincent Maret on Unsplash

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.