Non profit

Sudan,un aprile di fuoco

All’appuntamento sono attesi i rappresentanti di 55 Paesi. Si dovranno decidere i finanziamenti che erano stati promessi dopo la sigla della pace.

di Redazione

Aprile, per il futuro del Sudan si preannuncia un mese caldo. Anzi, caldissimo. Tra l?8 e il 12 aprile, ben tre conferenze internazionali saranno dedicate al Sudan. Quella di gran lunga più importante si svolgerà a Oslo, in Norvegia, tra l?11 e il 12 aprile. Intitolata International Donors Conference for Sudan, riunirà al tavolo delle discussioni il governo federale sudanese, l?Splm (ex principale gruppo ribelle del Sud), agenzie Onu, Unione europea, Lega araba, Unione africana e i principali donatori internazionali. In tutto, 55 delegazioni invitate ad accordarsi sui finanziamenti da sganciare a un Paese devastato da una serie di conflitti sanguinosissimi, l?ultimo dei quali, il Darfur, tuttora afflitto da violenze che non conoscono soste. «Nel novembre 2004», dichiara a Vita Fridtjov Thorkildsen, senior advisor del ministro della Cooperazione internazionale norvegese, Hilde Johnson, «la comunità internazionale aveva promesso che non appena la pace tra il Nord (regime di Khartoum) e il Sud (Splm) fosse stata siglata, essa avrebbe garantito tutto il suo appoggio all?implementazione di questa pace e alla ricostruzione del Paese». Protagonisti di accordi storici firmati a Nairobi il 9 gennaio scorso, il presidente El Beshir e il leader dell?Splm, John Garang non hanno perso tempo mettendo in piedi una commissione – la Joint Assesment Mission – coadiuvata dalla Banca mondiale e dal Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (Undp) e chiamata a stilare quattro conti da presentare ad Oslo sotto forma di rapporto. I finanziamenti richiesti sono stati snocciolati in un documento preparatorio pubblicato il 9 marzo scorso. Il Framework for sustained peace, development and poverty eradication in Sudan prevede finanziamenti pari a 15,7 miliardi di dollari da suddividere in due tranche: la prima, tra luglio 2005 e fine 2007, ammonta a 7,8 miliardi di dollari da dividere tra Nord (4,3) e Sud Sudan (3,5) e da destinare agli aiuti di prima necessità (ritorno a casa dei rifugiati e sfollati sudanesi); la seconda, per gli anni 2008-11, è riservata a programmi di lungo termine (su tutti, infrastrutture e servizi sociali di base). Ma al di là delle speranze di circostanza, saranno i dilemmi i veri protagonisti di questa conferenza. Il primo in ordine di importanza si chiama Darfur. Sebbene a Oslo si garantirà che la crisi umanitaria in Darfur verrà affrontata, questa regione occidentale del Sudan, e assieme a lei le province dell?Est, rischiano di uscire perdenti da questa conferenza. Di sicuro lo sarà la società civile sudanese, già fragile di per sé e pressoché ignorata dalla kermesse pro Sudan. Per questo la Norvegian Church Aid ha deciso di organizzare un Sudan Civil Society Forum che si terrà, sempre a Oslo, tra il 7 e il 9 aprile. «Ospiteremo una cinquantina di delegati», assicura il responsabile della conferenza, Stein Horgien, «assieme ai quali affronteremo il ruolo della società civile nel processo di peace building». «Certo, anni di guerra l?hanno frammentata», sottolinea Horgien, «ma il ruolo consultativo che il Jam le ha riservato nei lavori preparatori della conferenza non è di buon auspicio per il futuro». Eppure il suo ruolo potrebbe rivelarsi decisivo per la ricostruzione del Paese. Ne è convinta Marina Peter, coordinatrice della sezione europea di Sudan Focal Point, una rete di organismi ecclesiastici che tra l?8 e il 10 aprile organizzerà a Hermmansburg, in Germania, una conferenza dedicata ai meccanismi di finanziamento a favore del Sudan. «è una questione estremamente delicata», sostiene Marina Peter. «è grossolano consegnare alla Banca mondiale la supervisione dei finanziamenti rispetto alla quale la società civile è stata tagliata fuori».

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.