Welfare

Sudan, intere popolazioni deportate per il petrolio

La denuncia è della ong Christian Aid

di Gabriella Meroni

L’Ong britannica Christian Aid ha invitato le compagnie petrolifere a lasciare il Sudan, denunciando il trasferimento forzato dal governo degli abitanti delle regioni ricche di greggio. Nei giorni scorsi Christian Aid ha pubblicato un rapporto dettagliato, ricco di testimonianze dirette, in cui denuncia come le esportazioni di petrolio dal Sudan, iniziate due anni fa, nel 1999, abbiano alimentato la guerra civile, non solo portando nelle casse dello Stato 400 milioni di dollari l’anno. E di come l’esercito e le milizie paramilitari abbiano ucciso o terrorizzato decine di migliaia di civili, costringendo i sopravvissuti a lasciare le loro abitazioni. In una regione del Paese in cui sono iniziati da poco le prospezioni, sono stati dati alle fiamme 48 villaggi, e 55mila persone costrette alla fuga. Le compagnie petrolifere straniere (presenti in Sudan compagnie di Malesia, Cina, Canada e Svezia) -ha quindi chiesto il direttore per gli affari politici dell’organizzazione, Mark Curtis- devono inviare un segnale forte al governo del Sudan. Curtis ha in particolare puntato il dito contro le multinazionali BP, Shell e Exxon-Mobil, coinvolte in Sudan indirettamente attraverso le partecipazioni in due sussidiarie della compagnia petrolifera di Stato cinese, PetroChina e Sinopec. Le ‘tre sorelle’ si difendono precisando che i loro investimenti nelle partecipate non vengono usati in Sudan.


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