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Sudan: il silenzio è complice, appello di Amnesty

Amnesty International ha lanciato oggi un appello mondiale on-line

di Redazione

?Le milizie Janjawid e i soldati sono arrivati ad Abu Jihad nel giorno del mercato. Hanno circondato il mercato e poi i Janjawid hanno preso tutto il denaro e il bestiame. Hanno ucciso diverse persone, ho visto i loro corpi, alcuni finiti con i fucili altri con le baionette.? (Ercouri Mahamai, studente del villaggio di Abu Gamra, nei pressi di Kornoy, nel Darfur settentrionale) ?I Janjawid sono arrivati e ci hanno chiesto di allontanarci. Hanno picchiato le donne e i bambini. Poi hanno ucciso Sara Bishara, di due anni, con una coltellata alla schiena.? (Aisha Ali, del villaggio di Sasa, nei pressi di Kornoy, nel Darfur settentrionale) ?Ero a casa, quando sono arrivati i soldati insieme ai Janjawid coi cavalli e i cammelli. Hanno circondato il villaggio, hanno dato fuoco ad alcune case e aperto il fuoco contro la gente: mio fratello è morto proprio di fronte a me.? (intervista realizzata da Amnesty International in Sudan, maggio 2004) Queste sono solo tre delle numerose testimonianze raccolte dai ricercatori di Amnesty International, che hanno visitato la regione sudanese del Darfur lo scorso mese di maggio. Dalle informazioni raccolte è emerso un vero e proprio sistema di violazioni dei diritti umani di massa, che ha l?obiettivo di umiliare la popolazione civile, distruggere la vita comunitaria e spopolare il territorio. A compiere uccisioni, stupri, sequestri, incendi di villaggi e saccheggi sono i Janjawid, le milizie filogovernative, spesso assistite dai bombardamenti aerei dell?esercito regolare. I delegati di Amnesty International hanno raccolto notizie di uomini uccisi all?interno delle moschee, giovani donne stuprate di fronte ai mariti, donne anziane bruciate vive all?interno delle loro abitazioni. Centinaia di migliaia di persone sono state costrette a lasciare le loro abitazioni a seguito degli attacchi dei Janjawid e dell?esercito sudanese, col risultato che ampie aree del Darfur oggi sono spopolate. Secondo le Nazioni Unite i profughi interni (cioè gli abitanti del Darfur che hanno cercato riparo in altre zone della regione) sono quasi un milione e sopravvivono in condizioni drammatiche. Oltre 120.000 profughi hanno attraversato il confine col Ciad. Con l?arrivo della stagione delle piogge, a luglio, e la conseguente impraticabilità dei sentieri, i soccorsi umanitari saranno ancora più difficili. I governi della comunità internazionale, l?Unione Africana, l?Unione Europea e la Lega Araba hanno condannato all?unisono le violazioni dei diritti umani nel Darfur. Tuttavia, queste onorevoli parole non si sono tradotte in azioni concrete: la popolazione civile del Darfur continua a vivere nel terrore del prossimo attacco dei Janjawid. I profughi interni sono in pericolo e con l?incubo della carestia, quelli che sono riusciti ad entrare in Ciad rimangono a rischio sia per l?insicurezza della frontiera che per l?insufficienza degli aiuti umanitari. La comunità internazionale dovrebbe trovare il coraggio ed esercitare la massima pressione possibile sul governo del Sudan per porre fine alle scorrerie dei Janjawid e alle violazioni dei diritti umani nel Darfur. Amnesty International ha lanciato oggi un appello mondiale on-line per chiedere al governo del Sudan di: – consentire il dispiegamento di osservatori internazionali sui diritti umani sotto il mandato dell?Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite; – impegnarsi pubblicamente a rispettare in ogni circostanza i diritti umani e il diritto umanitario nonché a garantire la tutela della vita e dei mezzi di sussistenza della popolazione civile in ogni zona del paese; – assumersi la responsabilità per l?operato dei Janjawid, smobilitare e smantellare queste milizie e garantire che non saranno più in grado di compiere ulteriori abusi. L?appello può essere sottoscritto a questo indirizzo: clicca qui

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