Mondo

Sudan: il Consiglio di sicurezza riunito a Nairobi

Una riunione straordinaria per accellerare il processo di pace di un Paese dilaniato dai conflitti

di Joshua Massarenti

Darfur e Sud Sudan. Due delle crisi politiche e umanitarie più delicate del mondo esplose in un’area geostrategica fondamentale, fonte di troppi imbarazzi nei salotti occidentali che contano. Tanto è bastato al Consiglio di sicurezza dell’Onu per decidere di riunirsi in sessione straordinaria a Nairobi, e non al Palazzo di Vetro. E’ l’undicesima volta dal 1952 che l’Onu opta una simile soluzione, segno che il Sudan “sembra” (il virgolettato è d’obbligo quando si parla di Africa) suscitare un certo interesse (e probabilmente molte inquietudini) tra chi in Sudan – il riferimento agli Stati Uniti è puramente casuale – nutre appetiti geopolitici evidenti.

Intanto, nella capitale della Tanzania, il Consiglio di sicurezza tenterà tra giovedì e venerdì di porre un termine a un conflitto, quello del Sud Sudan, che dura da ormai 21 anni. Dal 1983, i ribelli del Sud Sudan, a maggioranza animista (in misura minore cristiana), sono opposti a Khartum capeggiata da un’oligarchia musulmana.

Su proposta della Gran Bretagna, il Consiglio intende adottare una risoluzione che prevede “la costruzione di un Sudan prospero e unito”. In altre parole, con una pace tra Nord e Sud si potrà dare il via libera all’adozione di una nuova costituzione e l’instaurazione di un nuovo governo, più flessibile al dialogo con l’altra tragedia sudanese: il Darfur.

Sul Darfur, in guerra dal febbraio 2003, il progetto di risoluzione minaccia “nuove azioni urgenti” qualora le parti in conflitto non rispettassero il cessate il fuoco firmato nell’aprile 2004. Tuttavia, secondo alcune fonte diplomatiche raccolte dall’Associated Press, la risoluzione non prevede minacce di sanzioni, ma bensì l’espressione di “una profonda inqiuetudine per la situazione in Sudan”.

Secondo l’Onu, la crisi del Darfur è la più grave al mondo. Un conflitto che dal marzo scorso ha fatto 70.000 morti e colpito (direttamente o indirettamente) due milioni di persone.

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