Mondo

Sudan, fragile pace all’ombra del petrolio

Si sta tentando di chiudere un lunghissimo periodo di conflitti armati apertosi nel 1955.

di Carlo Gubitosa

Mentre il mondo è distratto dalla pacificazione militare dell?Iraq, il Sudan si sta preparando a gestire una pace fragile, che chiude una lunga stagione di scontri armati, iniziata nel 1955. Quello che in passato è stato semplicisticamente descritto come uno scontro tra la popolazione araba del nord e quella nera e africana del sud è in realtà un conflitto molto complesso, segnato ancora una volta dalla presenza di petrolio e dagli intrecci internazionali legati al suo sfruttamento. La pace di oggi è poco più di una tregua concordata tra il governo del Sudan e l?Esercito di Liberazione del Popolo Sudanese (SPLA), che hanno escluso dalle loro trattative quell?80% della popolazione che non si sente rappresentato da questi due organismi. “Nonostante un parziale miglioramento della situazione negli ultimi quattro anni”, raccontano i delegati della Campagna italiana recatisi nella capitale dal 28 gennaio al 7 febbraio scorso, “il regime speciale limita ancora fortemente i diritti umani, civili e politici delle persone. Il principale problema, tuttavia, è la mancanza assoluta di servizi nei campi degli sfollati del Sud. Questi, circa 2 milioni nella sola Khartoum, sono lasciati a se stessi, in zone aride, senza acqua, corrente elettrica, servizi medici, scuole, lavoro”. La Campagna italiana per la pace e i diritti umani in Sudan opera dal 1995 svolgendo un lavoro di sensibilizzazione rivolto alle istituzioni e ai mezzi di comunicazione. Fa parte del network europeo European Coalition on Oil in Sudan. Ne fanno parte: Acli, Amani, Arci, Caritas Italiana, Cespi, Cesvi, Cuore, Amico, Manitese, Nigrizia, Pax, Christi, Raggio. Info: SUDAN un popolo senza diritti


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