Famiglia

Sudan: cristiana condannata alla lapidazione come Safiya

Una donna sudanese cristiana è stata condannata in base alla Sharia, lo rivela l'agenzia missionaria Misna

di Redazione

Dopo il “Caso Safiya”, che ha portato all?attenzione dell?opinione pubblica internazionale l?applicazione della “sharia” in alcuni Stati settentrionali della Nigeria, una nuova, sconcertante vicenda – rivela l’agenzia Misna – riguarda ora una donna incinta in Sudan. Si chiama Abok Alfa Akok, ha 18 anni e appartiene alla popolazione dei Dinka della regione del Sud Darfur, nel Sudan occidentale. E? una cristiana che, in base alla sharia, è stata condannata a morte per lapidazione. Il suo ?crimine? è di essere rimasta incinta in seguito a un rapporto extraconiugale. L’ong Human rights watch (Hrw) denuncia alcuni aspetti che rendono questo caso ancora più inquietante di quello nigeriano. Tanto per cominciare, si tratta di un?applicazione della legge islamica da parte di un tribunale penale (non una Corte religiosa) nei confronti di una cristiana. Va ricordato – spiega Misna – che in passato le autorità di Khartoum hanno più volte affermato che i cristiani non sarebbero stati sottoposti alla sharia. Il processo, poi, si è svolto in arabo, che non è la lingua dell?imputata, senza che fosse predisposto un servizio di traduzione. Non solo, la ragazza non ha potuto disporre neppure di assistenza legale, sebbene esista il forte sospetto che la gravidanza sia frutto di una violenza sessuale. Infine, ma questo non rappresenta certo una sorpresa per chi abbia seguito altre vicende del genere, il tribunale afferma di non avere trovato prove convincenti a carico dell?uomo che ha messo incinta la giovane. Dopo la condanna alla lapidazione che si è vista infliggere in primo grado, Abok Alfa Akok deve ora affrontare il processo di appello e Hrw ha inviato una lettera al presidente sudanese Omar Hassan el Beshir affinché intervenga per impedire che si consumi una macroscopica ingiustizia. Sarebbe certamente importante che, come è accaduto per Safiya, anche questa volta la comunità internazionale si mobilitasse in modo massiccio. Prima che sia troppo tardi.


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