Mondo

Sudan: attacchi ribelli nel Kordofan

E proseguono gli scontri in Ciad, lungo la frontiera con il Darfur (Sudan)

di Joshua Massarenti

Dodici civili sudanesi sono rimasti uccisi in seguito a un attacco sferrato dai ribelli del Darfur (ovest del Sudan) contro una città dello Stato del nord-Kordofan, al confine con la regione sudanese martoriata dalla guerra civile. La notizia è stata resa nota stamane da fonti ufficiali.

L’attacco è avvenuto ieri nella città di Hamrat al-Cheikh. Gli autori sarebbero i ribelli del Movimento della Giustizia e dell’uguaglianza (Jem), uno dei gruppi ribelli attivi nel conflitto armato che oppone la ribellione del Darfur contro le autorità federali di Khartoum. Durante gli scontri, le forze governative avrebbero reagito con raid aerei. Il governatore dello Stato del Kordofan settentrionale, Fayssal Hassan Ibrahim ha precisato che otto poliziotti sono rimasti uccisi. Tra le vittime, si contano due membri dei servizi di sicurezza e due donne. Secondo l’esercito, gli scontri “si sono prolungati fino a tarda notte per liberare la città”.

Il Jem spicca nella ribellione darfuriana per il suo rifiuto dell’accordo di pae siglato a maggio tra Khartoum e il principale movimento ribelle del Darfur. il Movimento di liberazione del Sudan (Slm) di Minni Minnawi. Il 30 giugno, lo stesso Minnawi ha formato il Fronte di salvezza nazionale (Nrf) composto da due fazioni ribelli, un gruppo dissidente del Slm e l’Alleanza democratica federale del Sudan.

Se sul terreno il Darfur non da segni di pacificazione, il Ciad non è da meno. Ieri mattina, scontri ferocissimi si sono verificati tra l’esercito ciadiano e ribelli a Adé, nell’est del paese, presso la frontiera con il Sudan.

Un responsabile militare ciadiano ha dichiarato all’Afp che “l’esercito ha messo in scacco i ribelli recuperando armamento pesante”. L’esercito avrebbe affrontato un’ala dissidente del Fronte unito per il cambiamento (Fuc), un gruppo ribelle ciadiano con base in Darfur e sostenuto secondo N’Djamena dal Sudan. Lo stesso Fuc si era reso protagonista il 13 aprile di un’offensiva sulla capitale del Ciad per rovesciare il regime del presidente Idriss Déby.

N’Djamena aveva interrotto le sue relazioni diplomatiche con Khartoum all’indomani dell’attacco, poi respinto dai reparti dell’esercito nazionale cidiano fedeli a Déby. Oltre il Fuc, il regime di Déby è fragilizzato da alcuni mesi da importanti defezioni all’interno dell’esercito. Al potere dal 1990, il presidente ciaidnao è stato appena rieleto per la terza volta il 3 maggio scorso nel corso di elezioni presidenziali boicottate dall’opposizione.

La crisi del Ciad, covata per anni dalla relativa stabilità regionale, è scoppiata dopo l’esplosione del conflitto in Darfur, regione frontaliera sudanese. Raggiunto il suo apice nell’aprile scorso, secondo il gruppo di riflessione International crisis group (Icg) “la crisi del Ciad è lungi dal’essersi risolta e potrebbe prolungarsi per un lungo periodo”.

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