Cultura
Sudan: al via conferenza dei donatori
Da stamane, sotto l'egida del Segretario generale delle Nazioni Uniti, delegazioni dei principali organismi internazionali riuniti a Oslo per discutere sui fondi da destinare al Sudan
Il Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, assieme a centinaia di delegati dei principali organismi internazionali (tra cui Banca Mondiale, agenzie Onu) e di 60 Paesi, hanno dato il via stamane a Oslo alla Conferenza dei donatori internazionali per decidere gli aiuti da destinare al Sudan, in particolare all’implementazione della pace siglata lo scorso 9 gennaio tra il regime militaro-islamista del presidente sudanese Omar El-Beshir e John Garang, il leader del principale movimento ribelle del Sud Sudan, lo Spla/m (Sudanese People Liberation Army/Movement).
Il meeting, della durata di due giorni, prevede discussioni molto fitte chiamate a rispondere alla richieste formulate dal governo sudanese e dagli ex ribelli dello Spla di John Garang, in accordo con alcune delle principali agenzie dell’Onu presenti in Sudan. Questi avevano richiesto alla Comunità internazionale un totale di aiuti pari a 7,8 miliardi di dollari.
In rappresentanza del regime di Khartum, sono giunti a Oslo il vice presidente sudanese Ali Osman Mohammed Taha e il leader dello Spla John Garang.
La vigiglia della conferenza è stata segnata dalle polemiche che pongono sotto i riflettori mass mediatici l’assenza della questione Darfur nella conferenza. Per alcuni osservatori, non si spiega perché la Comunità internazionale abbia deciso di discutere fondi da destinare al Sudan mentre in Darfur, afflitto dal febbraio 2003 da una guerra civile, prevale una situazione umanitaria disastrosa. Sotto pressione è il governo centrale sudanese, accusato di aver pianificato e diretto massacri contro civili in Darfur.
Di parere contrario è il Ministro della cooperazione norvegese Hilde Frafjord Jonhson: “C’è un accordo internazionale che ha deciso che la conferenza dei donatori andava tenuta, nonostante la situazione in Darfur rimane ancora molto preocuppante”. Secondo la Johson, “la Comunità internazionale deve riempire i suoi obblighi nei confronti del Sudan per garantire il successo dell’implementazione del processo di pace, della ricostruzione ndel Paese e del supporto umanitario alle popolazioni civili”.
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