Welfare
Sudafrica deporta 500 rifugiati al confine con lo Zimbabwe
Medici senza frontiere chiede l’aiuto della comunitò internazionale e denuncia: «Pretoria conceda il diritto di vivere al sicuro a queste persone»
di Redazione
Medici Senza Frontiere (Msf) ha espressso la propria «profonda preoccupazione» per la deportazione di circa 500 rifugiati dello Zimbabwe, tra cui donne e bambini, da un centro di detenzione sudafricano a Musina, al confine con lo Zimbabwe, e chiede al governo di Pretoria di «riconoscere il diritto di quelle persone a cercare un rifugio sicuro» nell’ex paese dell’apartheid.
Il centro di detenzione di Musina ospitava circa 400 uomini, 50 donne e 15 bambini, il triplo rispetto al solito. Il team di Msf, organizzazione che opera in Sud Africa dal 1999, dove fornisce cure contro l’HIV/AIDS e la tubercolosi, ha avuto accesso nei giorni scorsi al centro per valutare i bisogni più urgenti. Quando vi ha fatto ritorno il mattino dopo per iniziare il proprio lavoro, ha scoperto che esso era completamente vuoto.
«Centinaia di persone sono state rimandate nel paese da dove erano fuggite, senza alcun riconoscimento del loro diritto di cercare asilo» denuncia oggi Rachel Cohen, capo missione Msf in Sud Africa «Una pratica inaccettabile, in violazione del diritto internazionale e della legge del Sud Africa, che garantisce il diritto di cercare asilo e di ricevere assistenza».
Di qui la richiesta di Msf al governo. Alle altre organizzazioni internazionali, Cohen chiede «di passare da una logica di interventi su piccola scala ad azioni più consistenti di protezione e assistenza».
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