Politica

Sudafrica: cambio ai vertici, si dimette anche vicepresidente

E Desmond Tutu condanna il clima di odio politico nel Paese

di Emanuela Citterio

Oggi il Parlamento del Sudafrica ha accettato formalmente le dimissioni del Presidente Mbeki che, annunciate due giorni fa, saranno effettive da domani. E l’African national congress, al governo in Sudafrica, ha annunciato oggi in modo ufficiale che Kgalema Motlanthe, il numero due del partito, assumerà la presidenza del paese fino alle prossime elezioni, che avverranno fra sette mesi. Mbeki è stato spinto alle dimissioni dal suo stesso partito, l’Anc, che ha deciso di revocargli il mandato prima della sua scadenza, prevista nel secondo trimestre del 2009. Mbeki è accusato di aver cospirato per eliminare politicamente il suo rivale Jacob Zuma.

Oggi anche la Vice Presidente del Sudafrica Phumzile Mlambo-Ngcuka ha annunciato che lascerà l’incarico a seguito delle dimissioni del Presidente Thabo Mbeki. Il suo portavoce, Denzil Taylor, ha dichiarato che Mlambo-Ngcuka intende lasciare al nuovo capo dello Stato la scelta del suo vice.

Ieri sulle dimissioni di Mbeki è intervenuto l’arcivescovo sudafricano e premio Nobel per la pace, Desmond Tutu, dicendosi ”profondamente disturbato” dalle dimissioni forzate del predidente Thabo Mbeki, definendole come un chiaro segnale del risentimento politico del Paese

«Il cosiddetto ritiro dalle nostre terre di Mbeki coincide con l’esempio di astio del dopo-Polokwane», ha dichiarato Tutu da Citta’ del Capo in riferimento alla conferenza dell’Anc (il partito al governo) ospitata dalla citta’ di Polokwane nel dicembre scorso, in cui Mbeki e’ stato rimpiazzato dal rivale Jacob Zuma nella presidenza di partito. Il passaggio di consegne degenero’ in una vera e propria guerra all’interno del partito portando ad una profonda divisione.

«Sono profondamente disturbato dal fatto che la nazione e’ stata subordinata ad un partito politico» ha ribadito Desmond Tutu. «Il Sudafrica appartiene a tutti coloro che ci vivono e non ad una formazione politica, non importa quanto quest’ultima sia potente».

 


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