Cultura

“Su quel palco, Pezzotta, Bedoni, Marino ed io”

"Solo pochi anni fa era un fatto impensabile. Oggi invece le barriere invisibili che ci dividevano sono cadute". Intervista a Luigi Bobba.

di Giuseppe Frangi

«Più che vinto abbiamo convinto». Non ama il gergo militarista Gigi Bobba. E neanche ora che c?è da celebrare una vittoria che lo ha visto protagonista di primissima fila, non viene meno alla sua sana e consolidata abitudine. Non vede nemici attorno a sé, ma persone e schieramenti da riportare nell?alveo del buon senso. «Quello al quale gli italiani hanno fatto ricorso in occasione del referendum», suggerisce. «Il 13 giugno ha vinto due volte la ragionevolezza. La prima volta perché ha respinto l?idea di liquidare con un Sì o con un No una questione complessa come quella della fecondazione assistita. La seconda volta restituendo fiducia al Parlamento, che aveva tanto lavorato attorno a questa legge e che ora, nel caso, sarà chiamato a migliorarla». Vita: Eppure questo referendum ha lasciato anche tante macerie dietro di sé? Luigi Bobba: In effetti la posizione radicale e laicista, che ha attraversato tutt?e due i poli, è uscita ridimensionata. Perché la questione dei valori non accetta queste riduzioni e questi schematismi. Neanche se ci si ripara sotto l?ombrello della libertà di coscienza. Per la politica questo suona come un avvertimento: perché se non saprà farsi carico dei valori sarà destinata a isolarsi e a diventare irrilevante. Negli Usa, dopo la sconfitta di novembre, i democratici, o quanto meno una parte di loro, lo hanno capito e hanno aperto i contenuti della loro proposta politica alla questione dei valori così sentita dall?elettorato. Vita: In realtà in Italia c?è chi sulla vittoria ha titolato che la battaglia continua? Bobba: Lei sa quanto mi fa venire l?orticaria certo gergo bellicista. A me la vittoria detta un suggerimento opposto: dobbiamo cercare un?etica pubblica condivisa, indicare regole e orientamenti. è difficile, ma non impossibile. E io dico che sulla base di questo risultato elettorale dobbiamo tentarci. Il che non vuol dire illanguidire le nostre identità. Ma certamente sventolando le bandiere in segno di sfida non otterremo molto di positivo. Vita: In questa ricerca di un terreno comune, la Chiesa rivendicherà un ruolo di primo piano? Bobba: Certamente questo referendum ha segnato un passaggio importante: i cattolici sono usciti dall?idea che la fede sia un fatto meramente privato e si sono rimessi il distintivo, come ha detto il cardinal Martini, riprendendo una celebre affermazione di Guardini. Questa credo sia la cifra del nostro tempo: una presa di posizione contro la dittatura del relativismo, come ha detto Papa Ratzinger, o di debolezza del pensiero post moderno, come ha detto lo stesso Martini. Il protagonismo della Chiesa, semmai, è di fronte a una doppia opzione: può avere la guida dei pastori che garantiscono l?unità o può invece lasciar spazio al dinamismo delle realtà sociali organizzate che sono uno degli aspetti che connotano il cattolicesimo italiano e che ne contrassegnano ancor oggi il carattere ?popolare?. Come ha ricordato Nino Martinazzoli in un?intervista qualche giorno prima del voto, ai cattolici è già capitato di ripartire da un No: è successo alla fine dell?Ottocento quando hanno resistito a una modernizzazione laicista e anche anticlericale, è successo con il No di don Sturzo al fascismo. Chissà se il No di oggi aprirà un?altra stagione di vitalità? Vita: Magari portando a un nuovo partito cattolico? Bobba: Questo non lo credo proprio. Sarebbe una forzatura antistorica. Oggi ci trova in una situazione di avanzato pluralismo nella scelta delle opzioni politiche, il che è anche una ricchezza. Non si deve scambiare il malessere nei confronti un bipolarismo che non funziona e che penalizza le forze moderate in tutt?e due gli schieramenti, con l?idea che stia nascendo una nuova forza di centro. Questo è un bipolarismo sgangherato che deve essere corretto, senza bisogno di tornare al proporzionale come ha suggerito Andreotti. Vita: A proposito di formule organizzative, che futuro vede per Scienza & Vita? Bobba: Ha avuto una preziosa funzione di orientamento e di coordinamento. Io credo che questa necessità permanga, certamente allargando i punti di condivisione, che sono poi quelli indicati dal grande Papa Giovanni Paolo II: difendere la vita, promuovere la libertà, costruire la pace, garantire il pane sono il programma sociale e politico di un credente. Questi valori vanno tenuti tutti insieme, senza sconti sull?uno o sull?altro, e dobbiamo immaginare qualcosa che non c?è ancora, che aiuti tutto il mondo cristiano organizzato a fare rete in funzione di questi obiettivi. Perché questo è un modo originale di fare politica più che sognare un partito neo centrista. Vent?anni fa una battaglia comune tra Acli e Movimento per la vita era inimmaginabile; le barriere invisibili sono cadute. Checché ne dica Gad Lerner, questo è un segno vero di vitalità. Pochi giorni prima del referendum Bedoni della Coldiretti, Marino di Confcooperative, Pezzotta della Cisl ed io per le Acli, abbiamo fatto un?uscita comune: da quanto tempo gli esponenti di queste grandi realtà associative non si esponevano in modo comune? Questo è un segno nuovo, che non può non maturare delle conseguenze. Pensiamoci e facciamo fruttare i talenti che questa contingenza storica ha messo nelle nostre mani.


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