Dibattiti
Su donne, vita, aborto, l’invito del Mpv all’ascolto reciproco
Il Movimento per la Vita dopo le polemiche delle ultime settimane esprime il suo sconcerto verso l’atteggiamento pregiudiziale e rancoroso che rischia di generare un odio di cui l’Italia non ha bisogno. In una nota ricorda la presenza di lungo corso dei Centri di Aiuto alla Vita nelle istituzioni sanitarie «lungi da qualunque intento ideologico» e apre a un dialogo senza pregiudizi
Il Movimento per la Vita non aveva ancora commentato le polemiche delle ultime settimane sorte sulla possibilità dei consulti di collaborare con realtà territorio di volontariato. Polemiche che hanno, si legge in una nota, «fatto emergere purtroppo molti pregiudizi nei confronti di chi, come il Movimento per la Vita – realtà strutturalmente e metodologicamente diversa da Provita e Famiglia onlus con cui troppo spesso è confusa – svolge da decenni un’opera di servizio accanto a donne in situazioni particolarmente difficili per una gravidanza imprevista e osteggiata, spesso dagli stessi partner, dai datori di lavoro, dalle famiglie».
Un servizio – si ricorda – , reso attraverso i Centri di Aiuto alla Vita, le Case di Accoglienza, Sos Vita e Progetto Gemma, che dal 1975 a oggi ha accolto, sostenuto e accompagnato 856mila donne nel nostro Paese.
Il cima ostile
Viene poi definito «inspiegabile» in particolare il clima di aperta ostilità con cui è stato espresso, sui media e da parte di esponenti della politica, il dissenso verso l’operato dei volontari dei Centri di aiuto alla Vita, «mostrando spesso di non avere la minima idea di cosa facciano realmente ogni giorno da anni, di come operano, dello stile di accoglienza – sempre con e per le donne, accanto alle donne –, della gratitudine che proprio le donne manifestano apertamente per il sostegno e la disponibilità ricevuti in un momento di difficoltà. Quante donne felici di essere state liberate dai condizionamenti che le avrebbero spinte verso l’aborto!».
Il Movimento per la Vita dopo aver espresso «dolore e sconcerto» verso questo atteggiamento definito «pregiudiziale e rancoroso», si augura che si sappia «mettere responsabilmente da parte la strumentalità aggressiva, sempre pessima consigliera e portatrice di divisioni profonde che rischiano di inquinare la percezione dell’opinione pubblica rispetto a un servizio volontario del tutto disinteressato, generoso, mai giudicante e sempre rispettoso della volontà delle donne».
«Torniamo ad ascoltarci»
Per il Mpv inoltre, di fronte all’intolleranza emersa che rischia di produrre odio: «di tutto ha bisogno il nostro Paese tranne di altre fratture e nuovo odio».
Nella nota si chiede che i toni si abbassino e si torni ad ascoltarsi, nell’interesse di tutti, e in particolare delle persone che vivono situazioni difficili della propria vita.
Una necessità – conclude la nota che si esprime in cinque proposte.
Le proposte
La prima è l’invito a «giudicare l’intervento regolatorio appena varato alla luce dell’effettivo dettato della legge 194, che all’articolo 2 prevede che “i consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”. Quella parola – «anche» – ha un valore da considerare con attenzione – insiste il Mpv – perché apre lo spazio per una «collaborazione tra istituzioni e volontariato per l’intera gravidanza e oltre il parto, com’è interesse delle donne».
I due punti seguenti invitano a «conoscere la presenza già in atto da anni dei Centri di Aiuto alla Vita nelle istituzioni sanitarie sulla base di accordi trasparenti e nella reciproca soddisfazione, lungi da qualunque intento ideologico» e a «rispettare il pensiero di chi riconosce nel non nato un essere umano a pieno titolo, “uno di noi”, uguale in dignità a tutti gli esseri umani e perciò titolare dei fondamentali diritti dell’uomo».
La stessa Convenzione sui diritti del fanciullo, ratificata dall’Italia – viene sottolineato -, chiede che il bambino sia legalmente protetto anche prima della nascita.
Dialogo senza pregiudizi
Infine, si invita a un dialogo senza pregiudizi e a «trovare un terreno comune di azione per ridurre il ricorso all’aborto una volta che il concepimento è avvenuto e aiutare le troppe donne che ancora sono costrette a interrompere una gravidanza per indigenza, emarginazione, violenza, abbandono, pressioni ambientali».
L’invito conclusivo che arriva dal Mpv è quello di lavorare «insieme a una società accogliente verso ogni vita umana, a cominciare da quelle più vulnerabili e fragili».
In apertura photo by Ant Rozetsky on Unsplash
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