Comitato editoriale

Studiare il grano nella scuola senza zaino

All'Istituto comprensivo Aristide Gabelli di Santo Spirito (BA) hanno scelto di intitolare uno dei loro ultimi progetti “Seminiamo il nostro futuro”. Ispirati e guidati dall’intuito delle loro insegnanti, hanno individuato nella figura di Vincenzo Casillo il promotore di un futuro che è partito da un sogno, alimentato da valori alti e da una competenza costruita con impegno e perseveranza

di Marilù Ardillo

Seminare è un verbo quasi onomatopeico: quando lo pronunciamo abbiamo la sensazione di accogliere ed essere accolti. Spargere il seme nella terra perché germogli e produca un'altra pianta è un gesto che rassicura, perché raccoglie in sé impegno, speranza e promessa.

Anche per questo i bambini delle quarte classi dell’Istituto comprensivo Aristide Gabelli di Santo Spirito (BA) hanno scelto di intitolare uno dei loro ultimi progetti “Seminiamo il nostro futuro”. Ispirati e guidati dall’intuito delle loro insegnanti, hanno individuato nella figura di Vincenzo Casillo il promotore di un futuro che è partito da un sogno, alimentato da valori alti e da una competenza costruita con impegno e perseveranza.

Il progetto è focalizzato sullo studio del grano, simbolo di rinascita, rappresentativo della natura che si risveglia e che vince l’ostilità dell’inverno. La pianificazione messa a punto dai bambini prevede anche una nota sul paesaggio, sul pane, sulla funzione del forno nell’antichità, sul cibo biologico, per arrivare alla coltivazione e ai mezzi utilizzati per realizzarla.

Nei primi giorni di dicembre 2019 le classi che stanno lavorando al progetto hanno incontrato Cardenia Casillo, consigliere delegato della Fondazione Vincenzo Casillo e figlia dello stesso, vivendo una bellissima giornata centrata sul confronto, sulla curiosità, sulla raccolta dati e sugli abbracci.

Tra gennaio e febbraio 2020 la Fondazione Vincenzo Casillo li ospiterà nella sala congressi della Casillo Group per condividere la proiezione del corto “Cacciaguida” sulla vita di Vincenzo Casillo e per partecipare ad una visita guidata negli stabilimenti.

L’Istituto Aristide Gabelli ha qualcosa di speciale, un valore aggiunto che ha permesso ai bambini di lavorare alla realizzazione di un progetto concreto, di inferfacciarsi con una realtà aziendale esistente, di uscire dalle mura scolastiche per andare a vedere e toccare la materia di cui si sono occupati.

Da gennaio 2014 l’Istituto ha scelto di aderire al modello didattico “Scuola senza zaino”, una grande novità nel panorama scolastico italiano. L’ideatore del modello è Marco Orsi, dirigente scolastico a Lucca, tutor del corso di studi in Scienze della formazione primaria presso l’Università di Firenze, presidente dell’Associazione che raggruppa le scuole Senza Zaino in Italia e autore di vari saggi, tra cui “A scuola senza zaino – Il metodo del curriculo globale per una didattica innovativa”, Ed. Erickson.

Il modello ha posto le prime basi nel 2002 a Lucca ed oggi è presente in più di 100 istituti italiani.Ispirato ai valori della pedagogia montessoriana, la Scuola senza zaino ha trasformato anzitutto gli spazi dell’aula tradizionale, dividendola in aree di lavoro (area tavoli, area laboratori, area lavori individuali) e rinunciando a cattedra e banchi disposti in file. L’unico spazio in cui gli insegnanti si pongono di fronte agli alunni è l’agorà, uno spazio ampio dove si svolgono gli incontri di gruppo.

Questo perché l’aula non sia un luogo asettico in cui l’insegnante, posto nel ruolo di protagonista assoluto, trasmetta il suo sapere agli alunni in modo unidirezionale, ma perché al contrario l’ambiente diventi aperto e stimolante per tutti. Nella scuola tradizionale si coniugano solo alcuni verbi: leggere, scrivere, ascoltare e parlare. Marco Orsi oppone a questa modalità la possibilità di scegliere, di esplorare più strade, di considerare più modi per esprimersi, per raccontare e per produrre, che sono gli stessi che la società propone. Dunque a quei verbi tradizionali si aggiungono quelli del costruire, giocare, mimare, simulare, toccare, interpretare, suonare, sperimentare.

Siamo stati tutti abituati a ripetere la lezione alla cattedra. Ebbene chi adotta questo nuovo modello didattico offre l’opportunità ai bambini di organizzare una conferenza, un’assemblea davanti a insegnanti e genitori, perché il compito diventi sfidante, perché si impari a fare qualcosa di importante nell’ottica dei 3 valori di riferimento del modello Senza Zaino: comunità, ospitalità e responsabilità.

Bruno Munari, uno dei massimi protagonisti dell’arte e del design del XX secolo, suggerisce che la realizzazione, ossia l’attività, segna il contatto con il mondo.«La differenza infatti», aggiunge Marco Orsi nel suo libro, «la fa una scuola capace di legare le emozioni, il corpo e la materia alle discipline di studio, ricomponendo quella frattura tra disciplina e discipline».

Le indicazioni nazionali del 2012 istituite dal Ministero dell’istruzione dell’Università e della Ricerca affermano che lo studente è posto al centro dell’azione educativa in tutti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali e religiosi. In questa prospettiva, i docenti dovrebbero pensare e realizzare i loro progetti educativi e didattici non per individui astratti, ma per persone che vivono qui e ora, che sollevano precise domande esistenziali, che vanno alla ricerca di orizzonti di significato.

Per questo la Scuola Senza Zaino offre la possibilità di generare una nuova cultura della cittadinanza e aprire la scuola alle sfide che l’umanità ha di fronte, quali l’ecologia, la pace, la globalizzazione.

Nella scuola del futuro si indicano delle attività in cui si dividono i compiti per realizzare un progetto condiviso: ognuno fa la sua parte, ma seguendo un obiettivo comune.Introducendo la possibilità di scegliere, ogni bambino può valutare quello che sa fare e può impegnarsi in compiti che sente alla sua portata, cogliendo quelli sfidanti ed esercitandosi per affrontare quelli più difficili, perché i talenti sono diversi e tutti meritano di essere coltivati e rispettati. La scelta rende il bambino protagonista, padrone del proprio apprendimento e della propria crescita; dare ai bambini la responsabilità di scegliere è un modo per renderli responsabili, indipendenti ed essere responsabili del proprio lavoro è fondamentale per un buon approccio allo studio.

Nella scuola del futuro si preferisce l’incoraggiamento personale ai voti: fatta eccezione per la pagella perché la legge la considera obbligatoria, gli insegnanti supportano e motivano i bambini, studiando punti di forza e debolezza e mettendo a punto strategie vincenti.

Il gesto più sovversivo di questo nuovo modello è togliere lo zaino, sostituendolo con una cartellina leggera, uguale per tutti, che diventi simbolo della comunità scolastica e che spinga la scuola ad offrire tutti gli strumenti del mestiere sul luogo di lavoro. In questo modo le attività vengono svolte solo durante l’orario scolastico e il tempo libero dei pomeriggi e del weekend diventa irrinunciabile, da impiegare in altre attività che coinvolgono la famiglia, lo sport, la socialità e il volontariato.

«Un cambiamento è immaginabile», conclude Marco Orsi in uno dei capitoli del suo libro. «Si può cominciare da qualsiasi cosa, basta avere occhi, orecchie e mani. Noi abbiamo guardato anche gli oggetti, dandogli voce. Basta avere la forza di osservare i particolari per far sì che la vita quotidiana diventi straordinaria».

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