Economia

studiamo il software dell’inclusione

Microsoft lancia il Non profit Day

di Redazione

Inclusione digitale. Non è un programma che trovate sui vostri pc, ma è ben presente nel pacchetto d’azione della maggiore azienda di software al mondo. Microsfot Italia ha lanciato il suo primo «Non profit Day», e l’inclusione digitale è il tema messo sul tavolo e affrontato da tutti i protagonisti chiamati nella sede di Segrate il 26 maggio. Microsoft si prepara ad ascoltare e a confrontarsi con il punto di vista di chi lavora sul terreno e conosce lo stato delle cose. La sfida? Come spiega Carlo Iantorno, direttore Responsabilità sociale di Microsoft, «pensiamo che applicare metodi industriali ai programmi sociali aiuti ad avere il massimo impatto».
Vita: Da quale riflessione nasce l’impegno di Microsoft per una tecnologia al servizio del sociale?
Carlo Iantorno: La società di oggi è interessata da fenomeni di enorme portata. La digitalizzazione delle informazioni, del video e dell’audio hanno esteso le possibilità di comunicazione interpersonale e fatto nascere nuove forme di intrattenimento e di socializzazione. Tuttavia la società dell’informazione resa possibile dai progressi tecnologici rischia di amplificare, anziché ridurre, le barriere economiche e culturali. Il cuore del problema è quello di stimolare lo sviluppo di un’innovazione sostenibile. C’è anche però un aspetto complementare a questo, che riguarda la possibilità di usare la tecnologia per aiutare e superare i problemi oggettivi della società odierna: il profondo sottosviluppo, la povertà, le malattie, il degrado, il disagio. La tecnologia può essere elemento di sviluppo.
Vita: Quale strategia di lavoro attuate con le ong?
Iantorno: Crediamo nella potenza delle competenze e dei programmi mirati. E pensiamo che applicare metodi industriali ai programmi sociali aiuti ad avere il massimo impatto. Pensiamo inoltre che i programmi debbano essere gestiti dalle organizzazioni che meglio conoscono i problemi sociali e gli attori coinvolti, non da noi. Noi abbiamo la tecnologia, alcune risorse e le competenze scientifiche e di marketing. Loro hanno la capillarità territoriale, la capacità di raggiungere i destinatari e la sensibilità e competenza sui problemi. Puntiamo pertanto da una parte ad aiutare le ong a usare la tecnologia informatica in maniera proficua, dall’altra a lavorare con quelle sensibili ai programmi di inclusione digitale, di sviluppo sostenibile della società dell’informazione e di lavoro contro i nuovi rischi digitali, in modo che unendo le forze possiamo ottenere di più e più velocemente.
Vita: L’inclusione digitale è la priorità del vostro programma. Qual è il progetto più rilevante?
Iantorno: È il progetto che abbiamo chiamato «Informatica in comunità». Lo realizziamo insieme al Cnca. Siamo riusciti, grazie alla loro flessibilità, capillarità e impegno, a disegnare una macchina organizzativa che, con risorse limitate, è riuscita quest’anno a tenere corsi informatici in 40 località italiane, con i più moderni contenuti, fornendo un computer a ogni allievo e con tutor preparati e motivati. Sono stati coinvolti anche una ventina di volontari Microsoft che sono andati in queste comunità a insegnare o fare da supporto alle classi. Siamo riusciti a portare formazione informatica a 4mila persone in sei mesi.


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