Formazione
«Studenti analfabeti? È un problema per la democrazia»
Secondo Vanessa Pallucchi (Forum Terzo Settore) va rivista la formazione, anche degli adulti. «La gente non è ignorante, il problema è che non le vengono offerti gli strumenti formativi necessari ad esercitare il pensiero critico, che poi si esprime attraverso un uso consapevole del linguaggio»
di Redazione
«Un ragazzo su tre non capisce l’italiano? Non è da adesso che i test Invalsi indicano questo problema che fa scandalo e notizia per qualche giorno, senza che però poi vengano presi provvedimenti seri per risolverlo. E la questione è grave perché è in gioco la democrazia». Così Vanessa Pallucchi, responsabile della Consulta Educazione e Scuola del Forum nazionale del Terzo Settore, commenta i risultati dei test Invalsi per i ragazzi della terza media, presentati ieri.
«Il dato drammatico che emerge al termine delle scuole medie lo ritroviamo poi alle superiori, ma da anni ormai sappiamo che l’Italia assiste a un prepotente analfabetismo funzionale degli adulti che non sono in grado di comprendere il significato di un testo mediamente complesso: questo è un problema di democrazia perché questi adulti sono cittadini ed elettori. La gente non è ignorante, il problema è che non le vengono offerti gli strumenti formativi necessari ad esercitare il pensiero critico, che poi si esprime attraverso un uso consapevole del linguaggio: non si tratta di un aspetto ‘tecnico’ ma degli strumenti che servono per sperimentare il senso di appartenenza ad una comunità e i fondamentali diritti democratici».
I ragazzi di oggi sono gli adulti di domani e quindi il tema dell’analfabetismo funzionale, secondo Pallucchi, va affrontato di petto: «Abbiamo bisogno di insegnanti e di educatori capaci di orientare i nostri giovani ad un utilizzo creativo di tutti gli strumenti oggi presenti, quelli del passato del presente e ovviamente del futuro, che siano in grado di far entrare nel mondo dell’innovazione tecnologica con immediatezza ma al tempo stesso con senso di responsabilità e consapevolezza. Tutti coloro che hanno un ruolo di educatori – dalla famiglia alla scuola – comprendano l’importanza della lingua come diritto civico e democratico e agiscano di conseguenza. Che tornino i temi alle scuole medie, che torni la riflessione sui testi fra i banchi di scuola, che si stimoli la formazione del pensiero critico, che tornino la lettura e il racconto», conclude Pallucchi.
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