Mondo

Studenti a caro prezzo

Molti ragazzi vorrebbero rimanere, anche se aumenta il costo degli affitti

di Maurizio Regosa

Prima della scossa i fuori sede erano circa 13.500, 8mila abitavano del centro storico. Rettore e universitari d’accordo: «Ci mettano a disposizione la scuola della Guardia di Finanzia di Coppito». Le istituzioni però fanno orecchie da mercante. E così gli immobiliaristi alzano le quotazioni
Per i prossimi tre anni non pagheranno tasse. Potranno usufruire di una borsa di studio (100 euro per l’acquisto dei libri, in tutto 70mila euro messi a disposizione da Manageritalia, che raggruppa i dirigenti del terziario, e dall’Associazione librai italiani). Ma, malgrado i benefit, oggi nessuno sa quanti studenti si iscriveranno all’università aquilana. «È una previsione impossibile», afferma il rettore Ferdinando di Orio, «nessuno si illude che avremo lo stesso numero di ragazzi, ma quanto calerà non lo sappiamo. Gli unici dati disponibili al momento sono quelli delle facoltà a numero chiuso: Medicina, Odontoiatria, Ingegneria edile. E sono abbastanza rassicuranti».

Primi segnali
In effetti le iscrizioni saranno aperte in settembre. Per ora giungono soltanto segnali. Quelli raccolti tramite questionario sulla residenzialità dall’Unione degli universitari sul sito www.uduaq.org (fin qui circa il 50% ha risposto che, se ci saranno le condizioni, intende restare a L’Aquila, pochissimi quelli che andranno via “a prescindere”). E quelli che giungono in università sotto forma di mail. Dichiarazioni digitali d’affetto e di fedeltà: segnalano intenzioni che però per diventare decisioni devono essere sostenute. Meglio di quanto sia avvenuto fino ad ora. Perché se è vero che diverse iniziative sono state prese (l’università ha distribuito 2.500 computer agli studenti che li hanno perduti nel terremoto) e se è vero che, come sottolinea il rettore, «la qualità dell’insegnamento non sarà abbassata», è pur vero che ci sono da risolvere molti altri problemi.
Il nodo degli alloggi
«Il nodo principale è quello degli alloggi», premette Mauro Pettinaro, 25enne iscritto al primo anno della laurea specialistica in Scienze della prevenzione e rappresentante degli studenti nel Senato accademico. «Per primi abbiamo ipotizzato che la Scuola sottufficiali della Guardia di Finanza, con i suoi circa 3mila posti, potesse essere utilizzata in tal senso». L’Università ha fatto sua la proposta, votato una petizione e inviato una richiesta formale. Alla quale però non è stata data risposta. Né negativa né positiva. «Continuo a pensare che sia la soluzione migliore», aggiunge il rettore. Confermando i timori degli studenti, ai quali piace poco un’altra ipotesi avanzata dal vicegovernatore della Regione, Giorgio De Matteis, che ha sottoscritto una convenzione con i Comuni limitrofi perché mettano a disposizione dei posti letto. Circa mille. «Non sono sufficienti», spiega Pettinaro, «e comunque sarebbe una situazione dispersiva. Occorrerebbe organizzare delle navette, magari gratuite. Ma forse i pendolari non accetterebbero volentieri una sistemazione così. Certo, in mancanza di altro…».

Un preside agguerrito
Quella logistica è una sfida decisiva se si vuole davvero far ripartire l’attività didattica. Riguarda migliaia di ragazzi (erano circa 13.500 i fuori sede fino allo scorso anno, circa 8mila abitavano nel centro storico) e il loro diritto allo studio. Per assicurare il quale occorrerebbe, insistono gli universitari dell’Udu, ripristinare i fondi che hanno subito un taglio di un milione e 400mila euro. Intanto gli affitti, nella città devastata dal terremoto, stanno lievitando. «Mi sono arrivate diverse segnalazioni di ritocchi all’insù», dice Pettinaro, che è di Teramo, «io sono fortunato perché ho casa ma certo questi aumenti potrebbero rendere complicata una situazione già piuttosto difficile». «Anche noi siamo molto preoccupati», testimonia Giannino Di Tommaso, preside della facoltà di Lettere e filosofia, «la Regione, salvo gli sforzi personali di De Matteis, è del tutto latitante». «Quanto a noi di Lettere», aggiunge, «pur di rimanere in città, andiamo in galera». Si riferisce alla sede prossima ventura degli umanisti, la sezione detentiva ex minorenni di via Acquasanta. È costata una mozione ufficiale e qualche polemica interna («una facoltà come la nostra difficilmente è in grado di attrarre finanziamenti privati e questo senza dubbio penalizza i nostri 2.500 studenti»), ma alla fine sembra sia stata acquisita.

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