Welfare
Il Garante per la disabilità avrà accesso illimitato alle strutture residenziali
Il Garante nazionale per i diritti delle persone con disabilità, la nuova Autorità operativa dal 1° gennaio 2025, ha la facoltà di visitare le strutture semiresidenziali e residenziali, senza necessità di autorizzazione o di preavviso e con accesso illimitato ai luoghi. Un passo importante sia per prevenire maltrattamenti sia per riequilibrare lo storytelling
Vigilanza sul rispetto dei diritti, contrasto dei fenomeni di discriminazione, raccolta delle segnalazioni provenienti dalle persone con disabilità e da chi le rappresenta. Sono questi alcuni dei compiti del Garante nazionale per i diritti delle persone con disabilità, la nuova Autorità prevista dalla legge delega 227/21 e operativa dal 1° gennaio 2025. L’ufficio per il prossimo quadriennio è composto da Maurizio Borgo, che assume la presidenza, Francesco Vaia e Antonio Pelagatti.
La nuova Autorità fra le altre cose ha la facoltà di visitare le strutture semiresidenziali e residenziali, senza necessità di autorizzazione o di preavviso e con accesso illimitato ai luoghi. Questa possibilità finora era attribuita solo al Garante nazionale delle persone private delle libertà personali, con cui comunque il Garante nazionale per i diritti delle persone con disabilità potrà collaborare. Il tema – sottolinea Anffas in una nota – è di grande rilevanza e il Garante nazionale per i diritti delle persone con disabilità potrà sia contribuire in modo significativo a migliorare gli standard quali-quantitativi di queste «importanti unità di offerta, promuovendone la transizione in chiave inclusiva», sia portare uno sguardo più equilibrato all’interno di un dibattito talvolta ideologico e fuorviante, per cui tutte le strutture semiresidenziali e residenziali siano dei luoghi nei quali, a prescindere, le persone con disabilità vengono segregate.
Il riferimento tecnico sono le strutture che erogano servizi pubblici essenziali di cui alla legge 12 giugno 1990, n. 146 (e successive modificazioni) e all’art. 89, comma 2-bis, del D. L. n. 34/2020 (legge n. 77/2020), e gli istituti di cui agli articoli 67 e 67 bis, della legge 26 luglio 1975, n. 354. Senza dubbio per le persone con disabilità, in particolare quelle intellettive, e per i loro familiari, il raggiungimento della migliore qualità di vita possibile passa da un cambio di paradigma dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari, che devono diventare più inclusivi. In questi anni spesso è stata evidenziata l’urgenza di valorizzare il domicilio come luogo della cura e di garantire alle persone con disabilità la possibilità di scegliere dove e con chi abitare. Da qui al dire, però, che la domiciliarità sia l’unica possibile scelta, condannando in blocco la residenzialità, ce ne passa.
Far passare il messaggio che tutte le strutture semiresidenziali e residenziali siano dei luoghi nei quali le persone con disabilità vengono segregate o peggio, è un approccio frutto di pericolosi preconcetti
Anffas
«Far passare il messaggio che tutte le strutture semiresidenziali e residenziali siano dei luoghi nei quali, a prescindere, le persone con disabilità vengono segregate o peggio, rappresenta un approccio frutto di pericolosi preconcetti», scrive Anffas in una nota. «Le persone con disabilità, infatti, nel rispetto dell’art. 19 della Convenzione Onu hanno il diritto di poter scegliere dove come e con chi vivere, comprese le strutture semiresidenziali o residenziali, senza mai essere costrette ad una specifica sistemazione, contro la propria volontà. Anffas in tale contesto ha già da tempo espresso con chiarezza la propria posizione che, oggi, viene ribadita e contrasta ogni maldestro tentativo di “generalizzata criminalizzazione” di servizi senza i quali le persone con disabilità, specie quelle a più alta complessità, non avrebbero alcuna possibilità di scegliere di poter vivere al meglio le proprie vite in luoghi adatti alle loro specifiche esigenze, ai loro desideri e alle loro aspettative».
D’altra parte è vero che esistono luoghi, strutture e servizi in cui le persone con disabilità vengono abusate, maltrattate, subiscono violenza o dove la loro dignità ed i loro diritti non sono rispettati: «Chi avesse notizia di queste situazioni ha il dovere di segnalarlo a chi di dovere, senza “sparare nel mucchio”: anche in questo senso siamo certi che il ruolo del nuovo ufficio del Garante assumerà una funzione centrale».
La ricerca-azione lombarda
Nel 2022 Anffas Lombardia, con il sostegno di Anffas Nazionale, ha avviato una ricerca-azione proprio su questo tema, utile alla riconversione in chiave inclusiva dei servizi semi-residenziali e dell’abitare» che vuole supportare il cambiamento e la riconversione dei servizi, «oggi basati su un impianto ormai superato, dove è il singolo a doversi adattare a essi e la sua libertà di scelta è limitata» (leggi su VITA gli esiti della ricerca). Questo cambiamento «può contribuire a migliorare la qualità di vita delle persone che usufruiscono di tali servizi, prevendendo e contrastando anche fenomeni di segregazione, maltrattamenti ed abusi.
La situazione italiana
In Italia ci sono oltre 284mila persone con disabilità istituzionalizzate. Fish in una nota ricorda che «spesso» si tratta di «luoghi che non riproducono l’ambiente familiare e che, nel 98,3% dei casi, risultano potenzialmente segreganti. Episodi di violenza e maltrattamenti, come quelli recentemente documentati, dimostrano quanto sia urgente e necessario un monitoraggio efficace e sistematico di queste strutture». Il precedente Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, ha svolto un lavoro importante per ampliare il campo di azione del meccanismo di prevenzione italiano, includendo strutture sanitarie e sociali nel monitoraggio dei diritti umani. Fish invita il nuovo Garante, Riccardo Turrini Vita, a proseguire su questa strada.
Non possiamo accettare che il rispetto dei diritti umani delle persone con disabilità sia subordinato a logiche istituzionali che perpetuano modelli segreganti e violano la dignità individuale
Fish
Vincenzo Falabella, presidente Fish, in un commento ricorda che «non possiamo accettare che il rispetto dei diritti umani delle persone con disabilità sia subordinato a logiche istituzionali che perpetuano modelli segreganti e violano la dignità individuale. Chiediamo un impegno concreto per investire in soluzioni alternative, come il sostegno alla vita indipendente, e nel rafforzamento del monitoraggio dei luoghi di accoglienza. Il nostro Paese deve dimostrare che i principi della Convenzione Onu non sono solo parole, ma una guida per garantire una società realmente inclusiva».
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