Chiesa & Tecnologia
Strumenti per camminare insieme: l’intelligenza artificiale fa capolino al Giubileo della disabilità
«Stiamo facendo cose incredibili grazie alla tecnologia: penso alle protesi, ai sistemi di comunicazione, agli strumenti per l'educazione inclusiva. La tecnologia è il modo in cui noi umani abitiamo il mondo. Il tema non quindi tanto quali limiti e paletti porre, ma piuttosto decidere fin dall'inizio dove vogliamo andare, anche grazie ad essa»: l'intervento di don Andrea Ciucci al Giubileo delle persone con disabilità

Una visione propositiva e umanistica della tecnologia e, in particolare, dell’intelligenza artificiale: «L’intelligenza artificiale è bella, grande, potente. Ci sentiamo minacciati dalla tecnologia se la pensiamo come altro da noi: ma in realtà è nostra, ci appartiene, è il modo in cui noi umani abitiamo il mondo. Il tema non quindi tanto quali limiti e paletti porre alla tecnologia, ma piuttosto decidere dove vogliamo andare e come farlo, anche grazie a questi sistemi incredibili». Sono queste le parole di don Andrea Ciucci, coordinatore della Pontificia Accademia per la Vita e segretario generale della Fondazione vaticana RenAIssance per l’etica dell’intelligenza artificiale, intervenuto questa mattina nella giornata di approfondimento e confronto promossa dal Servizio nazionale per la Pastorale delle persone con disabilità nell’ambito del Giubileo delle persone con disabilità che si svolge il 28 e 29 aprile.
«Stiamo facendo cose incredibili grazie alla tecnologia, a supporto delle persone con disabilità: penso alle protesi, ai sistemi di comunicazione, agli strumenti per l’educazione inclusiva. A scorrere tutte le storie si resta positivamente sorpresi. Se poi allarghiamo a medicina e sanità… La grande sfida è sostenerci reciprocamente, anche nei limiti che ognuno porta, affinché la tecnologia non sostituisca le relazioni tra le persone: abbiamo bisogno di un mondo tecnologico, ma abitato da uomini e donne che camminano insieme».
Papa Francesco e lo sguardo sulla disabilità
A fare da guida lungo tutta la giornata, il pensiero di papa Francesco su diversità e diritti. La disabilità non è mancanza e bisogno, ma possibilità, capacità, opportunità. È questo rovesciamento di prospettiva il filo conduttore del Convegno nazionale “«Noi» pellegrini di speranza”.
Il tema della speranza è stato subito posto al centro da monsignor Giuseppe Baturi, vescovo di Cagliari e segretario generale della Cei. «Per essere pieni di speranza abbiamo bisogno di confrontarci con noi stessi e con il nostro progetto di vita», ha detto nel suo messaggio di saluto. «Abbiamo però bisogno di persone che ci accompagni e ci aiutino a capire di cosa abbiamo bisogno e su quali progetti spendere le nostre energie. Il Giubileo ci invita a fare un passo, entrare in una nuova realtà, un passo definitivo di amore e fraternità».
Immancabile e ricorrente, dall’inizio alla fine della mattinata, il riferimento a papa Francesco e alla strada da lui indicata proprio in questa direzione. Suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio nazionale Cei per la pastorale delle persone con disabilità, nel suo intervento ha preso in prestito proprio le parole del pontefice, scegliendo alcuni dei passaggi più significativi sui temi che sarebbero stati affrontati durante la giornata, da «ogni persona umana è preziosa, ha un valore che non dipende dalle sue abilità, ma dal semplice fatto che è persona» a «rendere il mondo inclusivo significa non solo adattare le strutture, ma cambiare la mentalità, affinché le persone con disabilità siano considerate a tutti gli effetti partecipi della vita sociale. Non c’è vero sviluppo umano senza l’apporto dei più vulnerabili. È dunque importante operare insieme affinché sia reso possibile alle persone con disabilità di scegliere il proprio cammino di vita».
Anche la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli ha rilanciato il messaggio del pontefice da poco scomparso, riferendosi in particolare all’importanza cruciale del progetto di vita: «Papa Francesco diceva che non si possono lasciare sole le persone e neanche le famiglie ad affrontare temi così complessi», ha ricordato. «I servizi devono cambiare, devono diventare più flessibili; i sostegni stessi devono essere mirati ai bisogni delle persone in un mondo che è cambiato e in cui le persone che sono cambiate. Soprattutto il diritto non solo di essere curati, assistiti, di avere riconoscimento per la propria malattia, patologia o disabilità, ma anche il diritto di avere una vita ricreativa, sociale, relazionale, piena».
Piccoli e grandi passi verso una nuova mentalità
Tanti e diversi gli interventi che si sono succeduti nel corso della mattinata: dai rappresentanti delle istituzioni ecclesiastiche e laiche a quelli delle associazioni, delle famiglie, della società civile. Agostino Miozzo, responsabile dell’accoglienza per il Giubileo 2025, ha messo in luce il cambiamento in atto nel modo di vedere la disabilità: «Questa città è la più bella del mondo ma anche la più complicata per chi ha una disabilità. Molti progressi li stiamo facendo, altri ne faremo, anche grazie a questo momento straordinario del Giubileo della disabilità, che ci aiuterà a fare altri piccoli grandi passi».
Il ruolo dell’Autorità garante delle persone con disabilità è stato sottolineato e valorizzato da Maurizio Borgo, primo a ricoprire questo incarico: «La stessa istituzione del Garante costringe tutti ad alzare il livello delle prestazioni e della consapevolezza di dover garantire quel diritto. Al tempo stesso, abbiamo il compito di promuovere l’inclusione: l’attenzione verso questi temi non è più episodica, ma sta crescendo. Nella Carta di Solfagnano, i sette Paesi più importanti al mondo hanno affermato che quel tema deve essere prioritario. Occorre fare un ulteriore passaggio culturale, come diceva proprio papa Francesco. Nel 2019 chiedeva infatti di “sviluppare gli anticorpi contro una cultura che considera alcune vite di serie A e altre di serie B. Questo – diceva – è un peccato sociale. Fare buone leggi e abbattere le barriere fisiche è importante, ma non basta se non cambia anche la mentalità, se non si supera una cultura diffusa che continua a produrre disuguaglianze, impedendo alle persone con disabilità la partecipazione attiva nella vita ordinaria”. Questo pensiero di papa Francesco deve ispirarci e guidarci», ha concluso Borgo.
Dal Progetto di vita all’Intelligenza artificiale
Terminata la prima parte della mattinata, è stata la volta di due panel, il primo dedicato al Progetto di vita, il secondo – come detto – a Scienza, tecnologia ed etica. Nel primo, hanno portato la propria testimonianza rappresentanti delle famiglie e delle associazioni, evidenziando, ciascuna dal proprio punto di vista, l’importanza di questo strumento, che è tra i perni della riforma della disabilità. La giornata si è conclusa con il Pellegrinaggio alla Porta Santa.
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